L’antifascismo non è un valore. Il patriottismo Sì – La lettera della preside del liceo Michelangelo ci conferma ciò che da anni andiamo dicendo: se si viene attaccati dai collettivi di sinistra non si ha il diritto nemmeno di difendersi, pena l’accusa di voler ricostruire il disciolto partito fascista. E non vale solo per le realtà nazionaliste, ma per qualsiasi organizzazione giovanile che non abbia l’autorizzazione del centro sociale più vicino.
I collegamenti astrusi della Preside
Troviamo assurdo, ma non così raro, che la preside di un liceo (luogo che non dovrebbe inculcare dogmi ma alimentare una mentalità critica) attacchi solo una parte, che peraltro non ha cominciato la rissa, e non chi è andato a provocare, anche se l’ha fatto in nome della religione antifascista che la signora abbraccia.
Vengono rievocati avvenimenti del passato, omettendo che certi atteggiamenti definiti “squadristi”, seppur talvolta esagerati, nascevano dalla reazione alle violenze rosse che rischiavano di sfociare in una rivoluzione simile a quella russa.
Dimissioni doverose
E anche oggi è così, qualsiasi fantomatica aggressione attribuita all’area patriottica altro non è che l’autodifesa o la reazione alla violenza degli antifascisti di oggi, che non sono più tanto rossi ma colorati e poco inclini alla cura della propria persona.
Per questo ci permettiamo di parlare a nome di ogni realtà che ama davvero l’Italia, rigettando le accuse di questa preside e chiedendone l’immediata rimozione dall’incarico. Perché l’antifascismo non è un valore mentre il patriottismo sì.