L’allucinante lettera dell’ANPI contro i raduni degli Alpini, in particolar modo contro quello previsto in questi giorni a Vicenza, dove sono attesi oltre 500.000 alpini, farebbe ridere per i toni se non fosse appoggiata, più o meno chiaramente da una certa parte politica.
“Forse non dovrei dirlo – non sta bene – ma io i partigiani li ho sempre visti scappare, le poche volte che li ho visti.” Questa è la testimonianza di Giorgio Albertazzi, certamente non il primo pinco palla che passa per strada, ma un uomo, regista e attore che ha fatto parte della cultura italiana e che – certamente – è stato applaudito anche da riottosi partigiani 2.0.
Sono senza vergogna
L’assunto del noto regista spiega senza mezzi termini chi siano stati i partigiani e chi sia l’ANPI, l’associazione che ne rappresenta i cloni, poiché degli originali non v’è più traccia per mera questione temporale.
La battaglia dell’ANPI contro le Penne Nere, esplosa lo scorso anno è sterile ed insignificante. Inutile sprecare il fiato, se non adducendo il fatto che Chi ha più testa la usi – sacrosanto proverbio – ma anche che La pazienza ha un limite – sacrosantissimo assunto – pertanto è necessario rimettere ogni Re sul suo trono e ogni pagliaccio nel suo circo.
Il tendone itinerante si sposta per tutta Italia, da Dongo fino a Vicenza, portando la parola rossa ovunque, ma la verità è che ormai questa parola è scaduta da un pezzo.
Il partigiano 2.0 deve avere un nemico, ha bisogno di un Fascista da additare e calunniare – vivo o morto – altrimenti non avrebbe ragione di esistere. Dopo i caduti della RSI di Dongo è dunque la volta degli Alpini, le Penne Nere… Evidentemente il nero fa sempre più paura.
L’ANPI contro i raduni degli Alpini
Il tiro dell’ANPI mira a sdoganare il pericolo militarizzazione rappresentato da un temibile gruppo armato, che nella realtà non esiste, non può esistere, a meno di considerare armi bei ricordi e sani propositi.
Lo sproloquio continua con il solito appello al disagio che solo le manifestazioni rosse non creano nelle città, a differenza degli altri, del resto ad essere proprio pochini si paga dazio. I pochini che, tra l’altro, non sono soli, ma annoverano fra le fila pronipoti, antimilitaristi, femministe, associazioni LGBTQ+ e chi più ne ha più ne metta.
Motivazioni allucinanti
La ciliegina sulla torta, che dona un tocco di sapore green, è l’immancabile slogan ecologista, perché l’adunata nazionale degli Alpini è – a detta dell’ANPI – fonte di inquinamento e mettiamoci anche causa di cambiamento climatico.
Non manca l’ultimo latrato sollevato contro la scuola – palesemente rossa dal 1945 ad oggi – che sembra non essere più così conformata al dogma “Bella ciao”.
Senza forse è il caso di dirlo – e sta bene – ma io i partigiani 2.0 li ho sempre sentiti abbaiare senza mordere, tutte le volte che li ho incontrati.
Cristian Borghetti
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