L’Aja chiede l’arresto di Netanyahu
La Corte penale dell’Aja ha emesso due mandati di arresto internazionale a carico del Primo Ministro israeliano Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar, decretando così un pari e patta.
Crimini di guerra e crimini contro l’umanità, questa è l’accusa che pesa sul capo di entrambi, con ovvie reazioni di coesione al proprio leader e supporto alla causa da ambo le parti.
Una scelta salomonica
La questione potrebbe apparire equa o iniqua – dipende dal punto vista – eppure potremmo, ragionando per assurdo – nemmeno così assurdo in verità – concludere che il mandato arrivi a colpire sì due attori diversi, ma che recitano – con dovuti distinguo di razza e lingua – lo stesso copione.
Israele e Hamas hanno un amico comune, lo stesso finanziatore, se non lo stesso demiurgo: gli Stati Uniti d’America.
L’abbraccio mortale
I segreti di Pulcinella vengono immediatamente a galla, ormai si fatica a nascondere che Hamas sia – come l’ISIS – una creatura Made in USA, dopo l’incursione dei presunti terroristi nello Stato più protetto del mondo senza il benché minimo contrasto da parte di battaglioni militari o di una coppia di vigili urbani.
Ad Israele fa comodo Hamas, il morbo islamico da debellare, ad Hamas fa comodo Israele, l’immondo sciame di locuste predatrici da combattere con ogni mezzo, agli USA fanno comodo entrambi, perché il mercato delle armi è sempre redditizio e nuovi territori da controllare sono sempre benvenuti, in fondo il sogno americano si traduce nell’appuntare nuove stelle alla bandiera.
Complottismo?
Un’ipotesi azzardata? Un ragionamento campato per aria? Eppure, Shylock l’ebreo ed Antonio il mercante veneziano erano parte dello stesso copione shakespeariano…
Cristian Borghetti
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