L’Abruzzo ha votato e ha scelto, senza possibilità di equivoci, Marco Marsilio. Evidentemente, ha governato bene o, per lo meno, è stato bravo per la maggioranza assoluta degli elettori.
Un’opinione, questa, che non è che conti, ma è la sola che conti.
Bisogna sempre leggere con onestà intellettuale i risultati elettorali.
I numeri
Per altro, a leggere bene i numeri, a portarlo al rinnovo del mandato è proprio sia la performance personale del Marsilio (diecimila voti in più delle liste) sia la buona prova della lista personale che, di fatto, ha raccolto parte del consenso disperso in un anno di governo dal suo stesso partito.
Fratelli d’Italia, infatti, passa dal 28 al 24 per cento, facendo riferimento al dato delle politiche, visto che quello delle regionali precedenti del 2019 afferisce a un’epoca in cui Giorgia Meloni era ancora poco più di un soprammobile della politica e del Centrodestra.
Anzi, nell’inversione dei ruoli, se la Lega oggi prende esattamente un punto in più rispetto a Fd’I di 5 anni or sono, passando dal 27.50 al 7.50 per cento, con la perdita di 3 voti su 4; i meloniani si attestano, come detto, al 24, cioè, con un 3.5% in meno dei “salviniani” di un lustro fa.
A riequilibrare la situazione nel Centrodestra è stata, oltre alla lista del presidente, Forza Italia che, nella piccola regione, ha registrato un incremento sia rispetto alle precedenti regionali (+2%) sia rispetto alle politiche (+4%).
Vittoria netta di Marsilio
La prima considerazione è questa: la vittoria di Marsilio è stata netta, al punto da mascherare anche qualche difficoltà del suo stesso partito.
Di contro, come non essere sarcastici sul “campo largo” che si è rivelato incapace di raccogliere e organizzare un dissenso verso la politica – quindi, anche verso la politica del governatore – che si è espresso, come sempre più spesso accade, nell’astensionismo, cresciuto di un ulteriore punto rispetto al 2019.
Ormai, si governa dappertutto con un quarto secco degli elettori: la metà della metà. Non è un bene per la democrazia. Specialmente per la democrazia italiana.
D’altro canto, perché i delusi da Marsilio e dalle forze politiche del Centrodestra avrebbero dovuto votare per un Centrosinistra che, di fatto, su tutti i temi di rilievo – dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza, dalla Green economy allo sfacelo della Sanità pubblica -, di fatto, dice le stesse cose del Centrodestra?
Sinistra superata anche nell’antifascismo
Ormai, vengono superati pure sul terreno dell’Antifascismo, ultima spiaggia della retorica della Sinistra – o della sinistra retorica, se piace di più -, col Ministero dell’Interno che proibisce un concerto in un club privato in onore di Massimo Morsello, quel cantante i cui brani sono stati spesso cantati anche dalla Meloni, quando era giovane e Massimino era indicato come il “De Gregori nero”.
Sono talmente uguali, Centrodestra e Centrosinistra, che anche alternarli, almeno per gli elettori, è poco importante e per nulla interessante, sopra a tutto, se per alternarli bisogna premiare un carrozzone triste come il ritmo e il tema musicale dell’omonima canzone di Renato Zero.
L’astensione cresce si rifletta
Marsilio ha vinto, pur registrando Fd’I una battuta d’arresto; l’astensione cresce; il Centrosinistra non è una valida alternativa: è abbastanza evidente che gli spunti per una riflessione profonda e intelligente, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, ci siano tutti.
Massimiliano Mazzanti
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