La trasferta amara della Meloni a Bruxelles – Giorgia Meloni è volata per la prima volta in qualità di premier a Bruxelles per incontrare i vertici dell’Unione Europea, Roberta Metsola, Ursula Von der Leyen e Charles Michel.
I dossier sul tavolo
Il presidente del Consiglio ha chiesto all’UE di ridiscutere i dossier su energia, flussi migratori e modifiche al PNRR. Tutti e tre, all’unisono, le hanno risposto picche; il tetto al prezzo del gas, voluto dal governo italiano, non si farà; l’UE non supporterà nemmeno l’Italia in materia di gestione degli immigrati, modifiche al PNRR. né, tantomeno, scostamenti di bilancio.
La linea di fondo non può cambiare
Un fallimento su tutti i fronti reso chiaro dalla frase ricorrente su tutti i tavoli – la linea di fondo non può cambiare-. Significa che quanto deciso e già deliberato dal governo precedente, presieduto dal banchiere Mario Draghi, non può essere cambiato e soprattutto l’Europa non ha alcun interesse a rivedere le proprie posizioni per aiutare la Meloni e l’Italia.
Docile e collaborativa
D’altra parte, la Meloni si è dimostrata piuttosto docile e collaborativa, non ha sbattuto i pugni ed ha dichiarato di volersi rimettere alle decisioni dei vertici UE, cosa che le ha fatto rimediare sorrisi, pacche sulla schiena e tweet amorosi dai vari interlocutori. Un magro bottino per il premier che alla vigilia del viaggio tuonava che si sarebbe fatta sentire la voce italiana in Europa.
Anche con Macron non era andata bene
La Meloni aveva avuto la dimostrazione del clima europeo con il quale avrebbe dovuto fare i conti già dallo scorso mese: durante un colloquio con Emmanuel Macron all’indomani del giuramento del suo governo la Meloni avrebbe incassato tanti sorrisi dal collega francese ma anche tanti no a dossier dove gli interessi italiani sono divergenti rispetto a quelli francesi. Con buona pace del sogno meloniano di potersi sedere al tavolo alla pari con Francia e Germania.
Tutta cambia affinché nulla cambi
Ciò, inutile ribadirlo, vuol dire che nulla in concreto cambierà. L’Italia, anche sotto il governo Meloni, resterà fanalino di coda dell’Europa, mentre Francia e Germania continueranno a farla da padroni. Nulla che non ci si aspettasse da un presidente che, remissivo verso l’opposizione ed i poteri forti, ha più volte ribadito l’intenzione di seguire il solco tracciato da Draghi, con buona pace di chi credeva in un sussulto patriottico di sovranismo.
Giustino D’Uva