La Transnistria tra due fuochi guarda ad est – Una stretta lingua di terra dentellata, chiusa tra la repubblica parlamentare di Moldova a sud-ovest e la repubblica semipresidenziale Ucraina a nord-est, rischia di diventare uno dei territori più caldi nel micro contesto della guerra russo-ucraina, e all’interno del macro-scontro tra la Nato e la Russia.
Il soggetto politico in questione è la Transnistria, una repubblica indipendente de facto non riconosciuta dai paesi membri dell’ONU, né tantomeno dalla Russia, ma esclusivamente legittimata dall’Ossezia del Sud, dall’Abcasia e dal Nagorno Karabakh per via di una sentita comprensione solidale in quanto accomunate da una causa comune.
Nata negli anni ‘90
La Repubblica Moldava della Transnistria, il cui lembo occidentale del suo territorio si affaccia sulla sponda orientale della vena fluviale che l’attraversa, il fiume Nistro, conosciuto anche come Dnestr, si era autoproclamata indipendente dalla Repubblica Socialista Sovietica della Moldova il 2 settembre 1990, assumendo il titolo di Repubblica Sovietica Moldava della Transnistria.
In seguito a questa secessione, dopo il fallito colpo di stato in URSS nell’agosto 1991, e dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia cessò di esistere poiché si costituì in Repubblica di Moldavia con annesso anche il territorio della Transnistria.
Tuttavia, nello stesso mese di agosto, la Transnistria non fece trascorrere tanto tempo che dichiarò la sua indipendenza dalla neocostituita Repubblica di Moldavia in virtù di quella secessione autoproclamata nel 1990.
La maggioranza russofona e i legami con Mosca
Per quanto concerne la Transnistria, bisogna considerare il suo bacino demografico, caratterizzato da una popolazione in prevalenza russofona che prima dell’indipendenza dovette affrontare e scontrarsi con le autorità moldave che, cavalcando un’ondata di nazionalismo, reintrodussero l’alfabeto latino come lingua scritta e l’abolizione del russo come lingua ufficiale parlata, innescando una serie di ostruzionismi e vere discriminazioni contro le minoranze in territorio moldavo, in particolare la comunità russa e anche quella ucraina.
Una forma di accanimento che ha contribuito molto ad allontanare e ad informare l’attuale società della Transnistria, ampiamente influenzata culturalmente dalla società russa, sia dal punto di vista della burocrazia che dalla moneta circolante adottata, il rublo, sia perché presenta ancora oggi un paesaggio costellato da architetture, monumenti e motti retaggio del mondo sovietico.
Un retaggio che oggi le permette di guardare verso est, verso la Russia, oltre il territorio ucraino, proiettandovi le sue speranze di riconoscimento in qualità di Stato a livello internazionale.
Le mire ucraine
Ma per tornare all’attualità, nelle ultime settimane sono state registrate azioni di matrice militare lungo i confini tra la Transnistria e l’Ucraina, come il caso di quello che è risultato essere un breve conflitto a fuoco, o com’è stato definito un incidente, in seguito al quale sembra che alcuni cittadini transnistriani siano stati portati al di là del confine ucraino.
Evento che aggrava ulteriormente gli scetticismi russi e non solo, e che si aggiunge alla fornitura di armi di cui la Moldavia beneficia dal 2022 e alle esercitazioni militari registrate a metà dicembre scorso lungo il confine orientale con la Transnistria.
La mano moldava spinge per la NATO
Una situazione per la Transnistria che diventa sempre più instabile dopo le dichiarazioni degli ultimi giorni ad opera del presidente della Commissione nazionale per la sicurezza moldava, il quale avrebbe affermato che sarebbe giunto il momento di iniziare il processo di reintegrazione della Transnistria, e dopo che il presidente della Moldavia Maia Sandu si è dimostrata decisa nell’indire un referendum di adesione all’UE, anche senza la Transnistria, vista l’assenza di controllo della regione da parte delle autorità, impossibilitate ad allestire i seggi referendari.
Tuttavia, questa esclusione del territorio di Tiraspol sarebbe in contrasto con quanto affermato dal presidente della Commissione nazionale per la sicurezza moldava. Dichiarazione che, pur rimanendo molto generica e vaga, risulta essere forte e dal sapore perentorio, una scelta unilaterale, così come lo fu la scelta referendaria dell’allora neo Repubblica Moldova della Transnistria dopo il distacco de facto dalla Repubblica di Moldova nel 1991.
Riccardo Giovannetti
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