La tirannia umanitaria – Ugo Fantozzi, dopo aver subito i soprusi, gli insulti e le angherie del potente di turno, sospirava con voce strozzata e occhi semichiusi: come è umano lei!
L’ impiegatuccio maltrattato incapace di reazione, inventato dal comico Paolo Villaggio, è l’epitome della nostra condizione al tempo della tirannia umanitaria.
Come definire diversamente un sistema in cui la persona e la comunità contano sempre meno, tra obblighi, divieti, parole e idee proibite e altre obbligate, avvolti dalla sorveglianza, disprezzati come populisti o estremisti se non pensano come vuole il potere, additati come malvagi (discorso di odio!) se osano opporsi alla narrativa dominante?
La dittatura melensa
La tirannia vigente è astuta: falsamente dolce, suadente, perfino bonaria.
Fa ciò che fa per il nostro bene. Dobbiamo ringraziare i nostri carnefici. Infatti, così avviene, in una singolare sindrome di Stoccolma unita al complesso di Peter Pan, la perenne infanzia dell’animo.
Non possiamo negare che il sistema goda di un ampio consenso, o almeno di una diffusa indifferenza, alimentata dalla credenza costruita ad arte che non c’è alternativa e che le altre civiltà siano inferiori alla nostra, la più libera, la più avanzata, la più larga dispensatrice di diritti.
Josep Borrell, commissario europeo addetto alla guerra, ha affermato che l’Occidente è un giardino: puro suprematismo Come è umano lei, avrebbe concluso Fantozzi, dopo che per l’emozione gli si erano intrecciati i diti.
Se il giocattolo è rotto
Il fatto è che – inspiegabilmente per i numerosi Borrell al comando- la civiltà occidentale sta diventando disgustosa agli occhi del mondo e di chi, nel nostro angolo di pianeta, si è liberato delle gabbie mentali imposte da lorsignori.
È in rotta a livello spirituale, economico, culturale, sessuale, diventa sempre più folle e bellicosa, missionaria, arrogante e psicopatica. È entrata in una fase allucinatoria, ipnotizzata dalle parole di cui si nutre (scienza, progresso, diritti, democrazia), dal denaro, adesso nuovamente dalla guerra.
L’ Occidente – pseudonimo degli Usa- ha conquistato il mondo con la tecnologia, il miraggio della ricchezza, le immagini hollywoodiane, i suoi tic, le mode il suo porcile spacciato per libertà.
Ora inizia il collasso e la cordata oligarchica di miliardari impazziti (i filantropi!) non viene più creduta. La tirannia ferita getta la maschera e diventa meno umanitaria.
La nuova tessera sanitaria
Gli esempi sono tanto numerosi che sfuggono solo per l’immensa narcosi prodotta dalle armi di distrazione di massa di cui dispone.
Che dire, per restare in Italia, della proposta di Guido Bertolaso- guru della protezione civile- della tessera sanitaria a punti?
Si tratta di un meccanismo premiale per incentivare le persone a eseguire esami (per ora gratuiti) associati a bonus vari. Oggi premi (cotillons, sconti o regali come nelle raccolte punti dei supermercati?) per i cittadini “buoni”; domani sanzioni, punizioni, esclusione per i reprobi.
È il metodo cinese del credito sociale. Di passaggio, conosceranno tutti i nostri dati sanitari, riuniti in un sistema incrociato onnicomprensivo di cui fanno parte le impronte digitali, inserite nelle carte d’identità elettroniche. Presto vi inseriranno anche la tessera elettorale.
Mappati, sorvegliati, seguiti passo passo.
Tutto per il nostro bene, come il green pass di ieri e il fiammante ID wallet, il portafogli digitale.
Sempre per il nostro bene e nel nostro migliore interesse impongono la medicalizzazione della vita, la riduzione degli umani a codici alfanumerici (identità digitale), l’abolizione dei contanti, la mobilità ridotta, la morte di Stato (quella sì, gratuita…).
L’identità digitale
Addirittura, commovente, epica è la definizione dell’identità digitale di www.pagopa.it, la piattaforma digitale di pagamenti online. “Il portafoglio di identità digitale europea (e ti pareva…) offrirà ai cittadini e alle imprese un sistema semplice, affidabile e sicuro per identificarsi online e condividere una moltitudine di attributi e certificati, come ad esempio la patente di guida, il diploma o gli estremi del proprio conto bancario, con fornitori di servizi privati e pubblici. (…) Mira a garantire a tutti i cittadini europei un’identità elettronica pubblica che consentirà agli utenti di richiedere, ottenere e conservare le proprie informazioni in modo sicuro, permettendo loro di accedere ai servizi online, condividere i dati che li riguardano e firmare documenti con firme o sigilli elettronici qualificati.
Se scatta la trappola
Il paradiso in terra: offrire, garantire, permettere, condividere sono le parole chiave, a patto di amare la sorveglianza e la profilazione, poiché a questo mira l’identità digitale che sostituisce quella personale.
Questo giudizio potrebbe essere considerato disinformazione da uno dei tiranni umanitari, il Forum Economico Mondiale, e magari “discorso di odio”. I benevoli signori di Davos hanno detto apertamente che la disinformazione è il maggiore dei problemi.
Troppi, ahimè, non credono a ciò che non proviene dalle officine informative del potere, ossia da loro. La censura spadroneggia anche nel web, come sa chiunque diffonda contenuti non allineati. Noi stessi ci autocensuriamo per schivare le parole nel mirino degli algoritmi.
La guerra alle parole
Se si deve interloquire con le istituzioni europee, attenti a non usare termini non ammessi dai glossari diramati dai padroni delle parole.
È impopolare perfino il termine virile.
Il segretario di Sato americano Blinken ha ordinato di non utilizzare parole problematiche.
Quali? Padre e madre, per esempio. Anche manodopera non sta bene. Quanto sono educati: ci sfruttano, ma umanitariamente, per il nostro bene. Siamo imprenditori di noi stessi, perbacco, altro che manodopera.
Quanto al padre e alla madre, sono costrutti culturali e non bisogna offendere i soggetti la cui identità di genere può non corrispondere al sesso assegnato alla nascita. Come è umano mister Blinken che mostra rispetto per evitare malintesi.
Chissà come si rivolge l’umanitario personaggio ai civili bombardati a Gaza e nel mondo, agli ucraini usati come carne da cannone, ai destinatari delle bombe intelligenti esportatrici di democrazia. Muoiono, soffrono, perdono tutto, ma li interpella con i pronomi giusti, senza assumere l’identità di genere di qualcuno semplicemente in base al suo aspetto o al suo nome.
Vuoi mettere?
Chini sul nostro benessere, i tiranni umanitari sono preoccupati all’idea che potremmo votare male, cioè preferire movimenti, idee, programmi non allineati.
Le erinni europee pronte alla battaglia
La benefattrice europea Von der Leyen- la fatina dai capelli turchini dell’oligarchia, come Christine Lagarde e altre dolci signore- fa scudo con il suo corpo contro i malvagi: difenderemo la democrazia dagli euroscettici.
E noi che pensavamo che la democrazia fosse un mezzo pacifico per confrontare idee, principi e interessi. Ma no, il nostro interesse lo conoscono loro, molto meglio di noi.
La censura stringe il cappio ogni giorno sulla stampa, in rete, nella neolingua, nelle norme giuridiche.
Dopo l’intervista a Putin (sdraiata, hanno sentenziato i giornalisti italiani, espertissimi in conformismo) Tucker Carlson ha interpellato Mike Benz, dirigente della Fondazione Freedom Online.
Benz ribadisce che la rete Internet, prima baluardo di libertà senza censure, è stata stravolta nell’ultimo decennio, da quando la cupola che la controlla ha compreso che le reti sociali e la pluralità delle voci alteravano le gerarchie del potere e della comunicazione. Un profilo qualsiasi poteva diventare più popolare del New York Times.
Occorreva intervenire, specie dopo la Brexit, poiché la caduta dell’UE avrebbe potuto significare la caduta della NATO, braccio militare del sistema finanziario globale. Spiega Benz che la libertà della rete rendeva gli attori finanziari sostanzialmente indifesi contro i governi di tutto il mondo. Quindi, dal loro punto di vista, era necessario censurare Internet per difendere le istituzioni che hanno dato origine al mondo moderno dopo la Seconda guerra mondiale.
Bisogna votare come vogliono loro
Lo snodo fondamentale è la collaborazione tecnologica e politica tra il complesso industriale militare americano, il Pentagono, il Dipartimento di Stato, le università, le grandi ONG, i circoli riservati (Bilderberg, Trilaterale, eccetera) e i “pensatoi” (think tank), infiltrati da CIA e NSA (National Security Agency) per affrontare una nuova minaccia: la democrazia!
Ecco, perciò, che la tecnologia insegue, nasconde, censura e controlla non i terroristi ma le narrazioni.
Parole, insiemi semantici, svolte espressive, trame discorsive, idee: le radici della libertà pubblica. Per Benz gli eventi più censurati della storia sono stati la pandemia e le elezioni americane del 2020. Dubitare del voto elettronico e postale era peggio della disinformazione: equivaleva a un attacco informatico.
Censura e indice
La pressione si è spostata sul terreno legislativo. Il già vigente regolamento UE sui servizi digitali (Digital Service Act) è l’ultimo esempio di un attacco concentrico contro la libertà di espressione. Le centrali d’oltreoceano lavorano di concerto con la filiale di Bruxelles, la cui censura ricalca quella statunitense, senza lo scudo del primo emendamento della costituzione americana sulla libertà di espressione.
L’obiettivo è il controllo del linguaggio interno poiché il nemico è interno: noi. Il discorso anti-Putin (il nemico esterno) giustifica la censura transatlantica verso i movimenti antagonisti, stigmatizzati con l’accusa di populismo, termine di cui è stato rovesciato il significato.
Dietro la retorica antirussa, anti-euroscettica e il linguaggio bellico che ha silenziato rapidamente il pacifismo di ieri, si erge l’imposizione silenziosa di un apparato censorio.
La retorica neomaccartista- in altri tempi ossessionata dal comunismo- si scaglia ora contro patrioti, sovranisti e democratici. Il mondo sottosopra.
Popoli contro le élite
La linea divisoria è l’Alto (i signori dell’impero con la loro classe dirigente di servizio politico-tecnico-militare-culturale-aziendale) contro il Basso (i semplici cittadini delle pseudo democrazie).
Quello che descriviamo è un potere militarizzato senza dirlo. L’ascesa della censura è il capovolgimento completo dell’idea di democrazia, il principio che il potere (coincidente con il governo politico) è legittimato dal consenso del popolo.
Tutto, dopo le elezioni del 2016 (Trump vincente) la Brexit e alcuni esiti elettorali sgraditi, è andato nella direzione di invertire le basi della società democratica limitando la libertà di accesso e parola, su Internet, nei media, per legge, ovunque.
Hanno rovesciato il linguaggio affermando di proteggere la democrazia, ridefinita da volontà dei popoli a sacralità di alcune istituzioni. Cioè loro stessi: NATO, tecnofinanza, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, media mainstream e grandi ONG, in gran parte finanziate dal Dipartimento di Stato americano e dalle ricche fondazioni dei miliardari filantropi.
Poiché gli occidentali si sono affezionati all’idea di libertà e di democrazia, devono convincere popoli interi – specie le nuove generazioni- che ogni limitazione di libertà è nel loro interesse, in termini di protezione, sicurezza e comodità.
Deviano quindi l’attenzione dalla perdita di libertà concrete premendo l’acceleratore sui diritti civili, quasi tutti collegati agli istinti e alle dipendenze.
Finora funziona, nel mondo di Fantozzi
Il tremebondo omarino faceva il gradasso con gli amici, millantava che avrebbe reagito ai soprusi, salvo diventare un timido agnellino davanti al potere, per paura, pusillanimità, conformismo.
Oggi sarebbe un leone da tastiera, protetto dalla distanza e dal (relativo) anonimato. Seguirebbe con furore religioso il progresso, identificato con il cambiamento fine a sé stesso e con i diritti inguinali, indosserebbe la mascherina notte e dì, orgoglioso delle sue card, sostitute della personalità.
Pago di un’esistenza zootecnica, crederebbe nella bontà del sistema e, al cospetto di chi rappresenta la tirannia umanitaria – la democratura, dittatura mascherata da democrazia- piegherebbe il capo, bacerebbe la mano che lo colpisce, esalando una volta di più, rivolto all’aguzzino, il servile come è umano lei.
Roberto Pecchioli
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