La Spagna in rivolta e il silenzio dei media italiani – Nonostante i media italiani abbiano fortemente minimizzato le proteste, la Spagna è stata attraversata da vibranti manifestazioni in opposizione al nuovo patto tra Popolari e Socialisti. Ringraziamo l’amico Milenko Bernardic, per il suo articolo sulla situazione spagnola.
Nelle elezioni politiche spagnole dello scorso luglio, ha vinto il Partito popolare (PP – conservatori, ma che per lo più conservano ciò che in precedenza era stato ottenuto dai progressisti).
Il partito di estrema destra (VOX), come lo chiamano i media, non poteva formare un governo perché aveva solo 7 deputati.
Alla fine, la spunta Sanchez
Dopo lunghe consultazioni il secondo partito socialista più votato (PSOE) riesce a ottenere il sostegno di tutti gli altri partiti per formare un governo.
L’accordo viene fatto a fronte di enormi concessioni, contrariamente a quanto i socialisti avevano assicurato in campagna elettorale, e cioè che ciò non sarebbe avvenuto.
Si tratta, tra l’altro, della promessa di amnistia ai politici catalani condannati per separatismo, così come ad alcuni altri membri di organizzazioni terroristiche separatiste, e al trasferimento di buona parte del debito della Catalogna ad altre parti della Spagna.
A Madrid migliaia di manifestanti
Tuttavia, soprattutto la volontà dell’attuale presidente Pedro Sánchez di fare ogni possibile concessione pur di restare al potere, ha fatto arrabbiare senza precedenti gli oppositori politici dei socialisti, che sono rimasti sorpresi dall’energia delle proteste notturne in tutta la Spagna, con la massima tensione a Madrid (dove ogni notte per dieci giorni consecutivi si sono svolte forti proteste, riuscendo a radunare circa 10.000 manifestanti; questa domenica nella sola Madrid c’erano centinaia di migliaia di manifestanti).
I media spagnoli cercano di sabotare la protesta
La sinistra non riesce a capire che qualcun altro prenda l’iniziativa e occupi le strade, che sono sempre più piene di cittadini arrabbiati, principalmente dai simpatizzanti di VOX, ma con un grande sostegno da parte delle organizzazioni patriottiche, che il sistema chiama semplicemente nazisti.
La situazione non promette di calmarsi presto, perché questa settimana, mercoledì o giovedì, Pedro Sánchez dovrebbe essere rieletto presidente del Parlamento per un nuovo mandato.
Aria pesante a Madrid, l’attentato al fondatore di VOX
In certi ambienti si inizia a sussurrare che la situazione ricorda ciò che accadeva prima della guerra civile del 1936.
Lo scorso 11 settembre, uno dei fondatori del partito VOX, Alejo Vidal Quadras, ha subito un attentato, al quale fortunatamente è sopravvissuto.
Si è salvato all’ultimo momento per un movimento della testa e, invece che alla nuca, il colpo ha attraversato la mascella da un lato all’altro.
L’attentatore con indosso un casco da motociclista lo ha avvicinato per strada vicino a casa sua, dove Vidal Quadras era tornato dopo la messa – segno che stavano seguendo le sue abitudini quotidiane – e ha sparato una sola volta, pensando che sarebbe bastato.
Successivamente è salito sulla moto di un altro complice e si è allontanato a tutta velocità fuori Madrid fino al primo slargo, dove la moto è stata bruciata per non lasciare prove.
Ovviamente non si è trattato di una rapina finita male – alcuni media avevano diffuso la notizia di una rapina all’inizio, ma nessun effetto personale di Quadras è stato rubato – ma di un’azione probabilmente condotta su commissione tanto che dopo essere stato gravemente ferito, il leader di VOX si è appoggiato a un container da cantiere nelle immediate vicinanze.
Pista mediorientale?
Una persona si è avvicinata a lui e ha cercato di fermare l’emorragia con il suo maglione. Vidal gli ha detto che se ne andasse presto, perché gli aggressori sarebbero potuti tornare e uccidere anche lui. (anche in un momento così difficile sapeva pensare agli altri, il che parla della sua grandezza morale).
Alejo Vidal Quadras ha lasciato il Partito Popolare in disaccordo con la sua politica troppo moderata e ha lanciato il progetto VOX nel 2014.
È stato per molti anni presidente del Partito Popolare in Catalogna e poi membro del Parlamento Europeo.
Attualmente non era più membro del partito, ma il suo assassinio è stato apparentemente collegato alla sua militanza in VOX.
La polizia ha annunciato di lavorare sulla pista iraniana come movente dell’assassinio, a causa del sostegno di VOX a Israele, che non sembra convincente, perché tutti i governi europei sostengono Israele, tranne forse qua e là un parlamentare critico che di solito non è nemmeno un membro del governo.
Perché un politico non attivo dovrebbe essere la vittima, se si trattasse di un attentato da collegare alla pista mediorientale?
Sembra logico che l’Iran, d’altro canto, abbia cose molto più importanti da fare sulla scena internazionale che dedicarsi alla preparazione dell’assassinio di qualche politico di second’ordine in Europa.
Le motivazioni profonde della piazza
Tornando alle proteste è bene tenere a mente le motivazioni che muovono la piazza.
Non si tratta solo di amnistia ai catalani, ma della politica di sinistra in generale e globalmente del governo spagnolo.
C’è molta insoddisfazione per l’ingresso massiccio di clandestini, soprattutto dall’Africa che continuamente arrivano giorno dopo giorno.
La povertà avanza e le famiglie anche con più di un reddito faticano ad arrivare a fine mese per via dell’inflazione. Nel mentre vengono generosamente accolti i clandestini. Uno slogan che ricorre nelle piazze della protesta è che La Spagna è cristiana, non musulmana.
Ancora una volta, secondo i media, si tratta di xenofobi.
L’incertezza del futuro
Come si svilupperà la situazione nel prossimo futuro? Non lo sappiamo, ma è plausibile che Sánchez sarà di nuovo presidente la prossima settimana, con l’intero pacchetto di misure socialiste che attende la Spagna.
Le proteste, d’altro canto, non hanno alcuna prospettiva di fermarsi, e altrettanto incerta è la stabilità del nuovo governo.
In ogni caso, le acque turbolente della Spagna, e tutte le cose che vi sono collegate avranno delle ripercussioni sul resto della comunità europea.
Milenko Bernardic
Ninth night of protest (11/11/2023):
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