Elon Musk, che per il momento è ancora un semplice privato cittadino americano che non ricopre alcuna carica pubblica, ha espresso la sua opinione su certi giudici italiani e subito è partito il consueto teatrino di personaggi dello spettacolo pronti a manifestare la propria indignazione, cancellando i loro profili dal social “X”, di proprietà del visionario magnate.
All’improvviso, dopo anni di dichiarazioni di vari esponenti dello star system hollywoodiano su temi della politica italiana -come non ricordare la sortita di Richard Gere sulla nave della ONG Open Arms a sostegno delle posizioni immigrazioniste? – , cantanti e attori nostrani si accorgono di “ingerenze” e si risvegliano sovranisti.
Lo schema è quello classico dei due pesi e due misure, da tempo in vigore con il Vaticano. Se, infatti, il Papa parla di accoglienza ai migranti, tutti a spellarsi le mani, se invece ribadisce le posizioni proprie della Chiesa cattolica in materia di aborto e omosessualità, ecco che torna il tema delle ingerenze.
L’occasione di Pelù
Accade così che artisti caduti nel dimenticatoio come Piero Pelù ed Elio delle Storie Tese non abbiano perso la preziosa occasione di guadagnarsi un sussulto di pubblicità con i loro annunci di eroiche cancellazioni di profili “X”. Il caso di Pelù è particolarmente gustoso per via del cortocircuito che si è innescato. Anni fa, infatti, l’ex membro dei Litfiba, insieme a Jovanotti e Ligabue, cantava il brano intitolato “il mio nome è mai più”, contro le guerre.
Ebbene, per una curiosa congiunzione astrale, appena qualche ora dopo la sua dichiarata ostilità a Musk – e quindi al trumpismo, verrebbe da pensare – ecco che proprio l’avversario di Trump, Joe Biden, con un ultimo – speriamo – colpo di coda, compie un ulteriore passo verso la terza guerra mondiale, concedendo a Zelensky di usare gli armamenti americani per colpire il territorio russo. A questo punto, per coerenza, Pelù potrebbe re intitolare la canzone con “il mio nome è sempre di più”.
Ma, al di là delle opinioni di Musk, delle posizioni di certi giudici italiani, della sovranità nazionale, dell’immigrazione, il vero tema è un altro. Sempre lo stesso. E cioè che per un certo mondo, che per brevità chiamiamo con il termine superato di “sinistra”, le idee diverse dalle proprie non godono di alcuna dignità. E chi osa professarle deve essere messo all’indice. Poco importa se, sfidando il limite del ridicolo, si cade in clamorose contraddizioni.
Raffaele Amato
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