La Seconda guerra mondiale è davvero finita? – La Polonia chiede le riparazioni di guerra alla Germania. Dopo la richiesta avanzata qualche anno fa dalla Grecia nei confronti della Germania, diretta a ottenere un risarcimento economico a titolo di riparazione dei danni subiti sul territorio e dal popolo ellenico nella Seconda guerra mondiale, ora anche la Polonia si fa sotto e batte cassa.
Il governo polacco, infatti, ha a sua volta avanzato una pretesa economica per l’invasione e l’occupazione subite a opera dei tedeschi tra il 1939 ed il 1945. A ciò, il Cancelliere Olaf Scholz ha risposto perentoriamente, con un secco no, e ne è poi è seguita a stretto giro la reazione polacca.
La Polonia non molla
Il vice-ministro degli esteri del governo di Varsavia, Arkadiusz Mularczyk, si è detto risentito per la risposta ricevuta dal governo di Berlino, giudicandola irrispettosa nei confronti del suo popolo, mentre il ministro degli esteri polacco ha quantificato la pretesa nella cifra di 1300 miliardi di euro; e la Germania ha risposto negli stessi termini utilizzati nei confronti della Grecia, ossia che la questione delle riparazioni è chiusa e dunque il problema non si pone.
La Polonia ha intenzione di non mollare la presa e di insistere in tale sua richiesta che ritiene giusta e legittima. La domanda da porsi è quindi se possa ritenersi sensato che uno Stato – Grecia e Polonia, nel caso specifico – possa richiedere riparazioni di guerra a distanza di quasi ottant’anni dalla fine del conflitto.
Debiti imprescrittibili?
Da un certo punto di vista, si potrebbe tranquillamente ritenere che la questione non possa dirsi davvero chiusa, a differenza di quanto sostenuto dal governo di Scholz, in quanto proprio dalla Seconda guerra mondiale o, per meglio dire, dall’esito che ha stabilito vincitori e vinti, è risultato un nuovo assetto politico che negli anni si è evoluto e consolidato con la formazione di una Ue che detta agende politiche ai governi aderenti e impone politiche monetarie ai popoli assoggettati.
Se poi si considera l’aspetto morale e storico attraverso cui è stata forgiata la stessa Unione Europea, che ha rigettato nettamente i totalitarismi del secolo scorso, in particolare fascismo e nazional-socialismo, ritenuti responsabili del conflitto – e con essi gli Stati dove hanno trovato attuazione – le richieste riparazioni di guerra da parte di Grecia e Polonia dovrebbero allora trovare pieno accoglimento.
Al di là delle opinioni e dei paradossi, rimangono comunque i fatti e questi non si discutono: ossia, che il debito derivante dalle somme pretese, ma non pagate, per le riparazioni di guerra – comprendenti quanto speso per la ricostruzione delle infrastrutture distrutte nonché le restituzioni derivanti dai prelievi estorti dall’occupante – sarebbe ben più consistente del debito che per esempio la Grecia ha dovuto affrontare per i molteplici fondi di salvataggio ottenuti durante la crisi economica. Questioni, dunque, che non possono essere liquidate con un semplice “No, non vi dobbiamo nulla”.
Igor Colombo