La scomparsa di Mauro Forghieri, una leggenda tutta emiliana – Se l’ingegneria meccanica, la tecnica automobilistica e alcune tra le più belle pagine della Storia della Formula 1 potessero essere condensate in due sole parole, queste sarebbero Mauro Forghieri.
I primi anni
Figlio di un meccanico motorista della Ferrari, appena laureato, a soli 24 anni, viene assunto dalla Casa di Maranello, nel reparto corse, sotto la guida dell’ing. Carlo Chiti. Due anni dopo, nel 1961, Chiti abbandona la Ferrari e il Drake assegna a Forghieri la direzione tecnica. Non si usavano i computer a quei tempi, le macchine nascevano da matite, tecnigrafi ed esperienza. Il giovane ingegnere si occupa sia di Formula 1 che di vetture Sport Prototipo. In quest’ultima categoria, molto prestigiosa all’epoca, la Ferrari sotto la sua guida ottiene ben sei titoli mondiali. In Formula 1 la prima vittoria targata Forghieri arriva al Gran Premio di Germania del 1963 con il pilota John Surtees. Il britannico, unico ad aver vinto titoli iridati sia nelle moto che nelle auto, conquista il titolo l’anno dopo e la Ferrari è anche campione del mondo costruttori 1964.
Le innovazioni tecniche
Capace di intuizioni geniali, Forghieri è il primo ad installare gli alettoni su una Formula 1, nel 1968. Questa soluzione, che sarà subito adottata da tutti i costruttori, innova la fisionomia delle vetture di formula. Seguono i successi degli anni 70, con i titoli piloti di Niki Lauda (1975 e 1977) e Jody Scheckter (1979) e costruttori (1975, 1976, 1977, 1979, 1982, 1983). Il bottino complessivo del tecnico modenese con la Ferrari in Formula 1 è di 54 Gran Premi, 4 campionati piloti e 7 titoli costruttori. Il 1982 è l’anno del tragico incidente di Gilles Villeneuve, il pilota amato da Enzo Ferrari come e più di un figlio, che ci riporta ad un automobilismo fatto di glorie ma anche di drammi.
Il divorzio dalla Ferrari
Nel 1987 a causa di una scarsa sintonia con la dirigenza Fiat, Forghieri lascia il cavallino rampante. In quello stesso anno, la Chrysler acquista la Lamborghini e viene fondata la Lamborghini Engineering, con lo scopo di partecipare al campionato di Formula 1, di cui Forghieri assume la direzione tecnica. Viene realizzata la vettura completa ma il propulsore sarà utilizzato anche da Larousse, Lotus, Modena Team, Ligier e Minardi. Anche la Mc Laren esegue un test con Ayrton Senna. L’asso brasiliano è entusiasta di quel motore, di cui intravvede le potenzialità, ma la casa inglese opterà poi per la fallimentare operazione Peugeot, invogliata dai ricchi contributi economici dei francesi. La Chrysler non finanzia adeguatamente il progetto e il motore soffre di problemi di affidabilità. L’esperienza si conclude nel 1991 con un solo podio all’attivo (Auguri Suzuki, su Larousse, 3° classificato al GP del Giappone nel 1990). In seguito Forghieri fornisce anche un suo contributo alla Bugatti di Campogalliano per la progettazione della EB110. Nel 1995 fonda la società di progettazione Oral Engineering. Protagonista assoluto di un’epoca dell’automobilismo che non è azzardato definire eroica, è stato un progettista completo, in grado di occuparsi di motore, cambio, telaio, aerodinamica. Tutto.
Un mondo che non esiste più
Qualcosa di impensabile ai giorni nostri, in cui ogni team di Formula 1 conta su un esercito di ingegneri iperspecializzati su singoli dettagli. Noi studenti di ingegneria meccanica degli anni 80 ascoltavamo incantati le sue interviste o le sue telecronache dei Gran Premi su Tele Montecarlo, durante le quali dispensava preziose pillole di sapere, che ingoiavamo voracemente. Per noi era un modello, un riferimento. Mai altezzoso, mai supponente, sempre estremamente chiaro nelle sue esposizioni. Legatissimo alla sua terra e alla sua città, interprete di quella modenesità franca, cordiale, signorile. Il 2 novembre ci ha lasciati. Buon viaggio, ing.Forghieri. Con te se ne va una Formula 1 fatta di uomini veri, di genialità e di sogni.
Raffaele Amato