La Révolution – Place de la Concorde, sabato 8 aprile 2023: nessuna ghigliottina adorna la piazza, ma “La Révolution” è più viva che mai. 230 anni dopo l’esecuzione di Luigi XVI ad opera di Sanson – il boia di Parigi – la più grande piazza di Francia mostra i segni inequivocabili di un nuovo malcontento che sfocia in rivolta.
Place de la Révolution
Abbiamo girato a piedi per le rue, le avenue e i boulevard della Ville Lumière, senza incontrare un blocco, una manifestazione, uno scontro. Da Père-Lachaise, fino alla riva della Senna, passando per Bastille, poi la mutilata Notre Dame, il Louvre, incontriamo un’orda di parigini in un corale momento di riposo lungo il fiume ed uno sciame di turisti che si muove lento verso le famose mete parigine da visitare. Tutto appare tranquillo: nessuna sirena, nessun plotone in marcia. Non ci sorprendono le guardie armate di ronda all’Assemblée Nationale, ma entrati in quella che fu Place de la Révolution e, prima ancora la piazza intitolata a Luigi XV, le cose cambiano. Un inequivocabile graffito “Révolution” ci fa capire che ciò che abbiamo letto, visto e ascoltato, grazie a canali non istituzionali e non istituzionalizzati, corrisponde a verità.
Da Avenue des Champs-Élysées al Trocadero
La conferma arriva quando un reggimento in motocicletta, due poliziotti per ogni mezzo, per un totale di venti, ci sfila a gran velocità lungo Avenue des Champs-Élysées e sotto l’Arc de Trionphe, protetto da una cintura di camionette e uomini in divisa.
Decidiamo di proseguire tagliando i Campi Elisi per imboccare Rue Kléber alla volta di Trocadero e della Tour Eiffel, passando davanti a Le Procope, il più antico caffè d’Europa, aperto nel 1686. Tra la folla di turisti, che attendono l’accensione delle luminarie, si aggira qualche personaggio losco, niente più che piccoli borseggiatori e nemmeno tanto ben mimetizzati, almeno al nostro occhio attento ed allenato. Saliamo, rigorosamente lungo le scale, alla Tour: anche dal secondo piano, la vista sulla città ci appare tranquilla. Ai quattro punti cardinali, la Ville Lumiere è sempre meravigliosa.
Facciamo ritorno percorrendo tutta Rue de Rivoli al 53 di Rue Richard Lenoire dove alloggiamo, incontrando una pattuglia di agenti che, a passo cadenzato, scende veloce verso Bastille: una milizia di controllo cittadina più che un gruppo scelto antisommossa. L’incontro non ci spaventa, anzi ci fa sentire sicuri e ci fa pensare a quelle care vecchie squadre che mantenevano l’ordine nelle città italiane.
Bastille
Il giorno successivo ci inabissiamo nei cunicoli della Gare Austerlitz, da dove a bordo della RER C, viaggiamo senza intoppi fino alla Reggia di Versailles. Andata e ritorno e ancora nessuna protesta, nessun momento caldo da affrontare. A fine giornata, risalendo ancora per Bastille, su una parete fa bella mostra di sé un disegno chiaramente antidemocratico, come a voler comunicare che sì, trattasi di una Rivoluzione, ma forse in senso contrario a quella del 1789.
La democrazia vacilla? Presto per dirlo ma i francesi – a proposito ci aspettavamo una popolazione a maggioranza africana, ma siamo stati piacevolmente smentiti – non sono stati teneri con il loro Presidente. Avrebbero potuto canzonarlo come fecero con Luigi XV, quando posero una benda sugli occhi della statua del Re, eretta nell’omonima piazza, con un teatrale «Ah che bella statua, che bel piedestallo, con le virtù ai piedi e i vizi a cavallo» ammonendo il sovrano ormai completamente distaccato dal suo popolo, invece che aggredirlo – a ragione – con veemenza e un perentorio quanto sinistro «Macron: a Luigi XVI abbiamo staccato la testa, la prossima sarà la tua!»
Di fatto, non ci siamo trovati nell’occhio del ciclone, ma i segni del suo passaggio ci sono stati. Nonostante la rivalità fra noi e i cugini d’oltralpe, dobbiamo ammettere che i francesi in fatto di difesa dei propri diritti ci sono superiori e che sebbene noi italiani possiamo vantare la presenza del bidè, finanche in ogni camera d’albergo, averlo utilizzato troppo ci ha privato degli attributi propri del maschio e del coraggio di mostrarli al bisogno.