La reclame delle polemiche: intervista a Desideria Raggi (Associazione Evita Peron) – Non si placano le polemiche attorno all’ultima pubblicità del colosso della distribuzione Esselunga.
Considerato bello e toccante dal premier Meloni, mentre la sinistra ha visto solo la strumentalizzazione di una bambina su temi delicati per scopi commerciali
Tra i difensori dello spot della discordia c’è l’associazione Evità Peròn che in un post spiega che: “Noi non ci vediamo un uso improprio della figura di un minore come non ci vediamo alcuna speculazione, al contrario in 60 secondi attira la nostra attenzione, ci intristisce, ci fa arrabbiare, ci fa piangere, ci fa sorridere, ci fa riflettere!”
Abbiamo raggiunto Desideria Raggi, presidente dell’associazione per farle qualche domanda a riguardo.
Perché, a suo avviso, un semplicissimo spot ha suscitato così tante polemiche?
Lo spot pubblicitario della Esselunga ha semplicemente messo a nudo una realtà dei giorni nostri, ha raccontato la storia di tante famiglie, uno spaccato di vita quotidiana.
Questa verità, come un proiettile, è andata a colpire là dove tanti non vogliono essere toccati; diciamocelo con franchezza: la verità fa male, e se si propone così tremendamente limpida, senza filtri, senza alcuno schermo di protezione, fa ancora più male.
Uno spot che peraltro descrive la routine di una famiglia rappresentata, come è giusto che sia, da mamma, babbo e bambina, cosa che ha mandato in corto circuito l’impianto costruito ad hoc, a suon di unicorni ed arcobaleni, dai gruppi di pressione lgbt che fanno il bello ed il cattivo tempo nella dialettica politica di questi tempi.
Ed è anche per questo che, per forza di cose, tutto viene recepito in maniera negativa, come un nemico da combattere, ed è impossibile che non nascano assurde critiche, aspre polemiche, discussioni interminabili e vere e proprie ghigliottine mediatiche.
A proposito di figli di coppie separate, gli effetti che una separazione conflittuale provoca sugli stessi sono devastanti:
- Disturbi del sonno, regressioni cognitive, disturbi alimentari, tristezza e ansia da separazione e, se più grandi, scarso rendimento scolastico fino all’abbandono degli studi.
- Talora manifestazioni di tipo psichiatrico: schizofrenia, psicosi paranoide, suicidio, tossicodipendenza, alcolismo
Effetti che a lungo termine potrebbero incidere anche in età adulta con incapacità di dar luogo a legami affettivi significativi e duraturi.
Problematiche di cui si parla troppo poco e su cui, purtroppo, la politica non sta prendendo alcun provvedimento.
Secondo lei perché c’è così tanta noncuranza per queste piaghe familiari e sociali e, nel mentre, si dà così tanto peso alla carriera alias e ai giovani che vogliono intraprendere un percorso di transizione proprio per garantire il loro benessere psicofisico?
Partiamo da un concetto basilare: il sistema in cui viviamo da oramai troppi anni ti vuole suo burattino, un fantoccio prodotto in serie da riempire di concetti errati, innaturali, pericolosissimi, e per avere il controllo totale deve smantellare ogni verità, partendo dall’istituzione familiare, colonna portante di ogni società civile.
Palese, quindi, che sia prioritario tutto quell’ammasso ideologico che vuole la lobby di turno: il sostegno incondizionato di false famiglie formate da persone dello stesso sesso, l’acquisto dei bambini quale oggetto per esaudire i propri capricci, l’utero in affitto o, ancora, l’accesso facilitato alle cure per il cambio di sesso fin dalla tenera età.
E poi ancora la carriera alias, i bagni gender, l’inserimento delle persone trans nelle gare agonistiche femminili.
Questo è quanto, ed è sotto gli occhi di tutti, ma guai, però, a ribellarti: saresti messo alla gogna.
Vediamo come nessuno, invece, in primis lo Stato, si interessi del sostegno alle giovani coppie, delle famiglie numerose, delle persone disabili, dei nostri giovani già seriamente colpiti durante il periodo del covid.
Ragazzi dispersi in una società che ha azzerato qualsiasi valore, senza un modello da seguire.
Oggi tutto viaggia così velocemente, alla costante ricerca di qualcosa che possa appagare la propria sete di arrivare, di essere qualcuno, di avere una posizione sociale ed economica di tutto rispetto; egoismo ed arrivismo, questi sono i nuovi valori, che hanno soppiantato quei concetti sani e fondamentali quali l’aiuto reciproco, la condivisione, il sacrificio.
È un mondo al contrario. Mi rendo conto che ultimamente questa espressione è alquanto inflazionata, ma del resto rende l’idea alla perfezione.
A suo avviso chi è o chi sono i responsabili di tutto ciò? Ma soprattutto come porre rimedio ad uno scenario così macabro?
Credo siamo arrivati ad un punto di non ritorno.
Difficile poter mettere a fuoco e iniziare a correggere la rotta se prima le persone stesse non si svegliano e cambiano mentalità.
Chi sono i responsabili? Tutti, noi compresi.
Dalle istituzioni che non sostengono con politiche sociali ad hoc le famiglie e le giovani coppie che vorrebbero figli, alla società che impone modelli di vita sempre più materialmente dispendiosi, sempre più promiscui, dove tutto è diventato lecito.
Siamo sconvolti dall’ondata di violenza sulle donne, le cui cause sono individuate in un fantomatico sistema patriarcale (N.B. patriarcato se il carnefice è bianco, ignoranza della legge se il carnefice è straniero), quando la responsabilità è in capo ad una società che negli anni ha svuotato di ogni suo naturale valore la figura femminile, divenuta un mero oggetto del desiderio alla mercé di chiunque.
Quando la colpa è da imputare ad un sistema giudiziario troppo spesso politicizzato, ad una giustizia troppo frammentaria, a leggi sempre più superficiali.
È da imputare ad una scuola sempre meno autorevole e sempre più amica (leggasi: accondiscendente) dei ragazzi, che non impone regole ben definite.
Colpa anche di quelle famiglie che invece di insegnare il rispetto, l’educazione, tendono a crescerli nella bambagia lasciandoli vivere nella totale anarchia e arrivando a difendere l’indifendibile.
Nemes Sicari