La “normalite” – La perniciosa “normalite” incombe funesta sul popolo italiano.
Malgrado solo la peste bubbonica, per virulenza e pericolosità, le può essere paragonata, nessuno parla della nuova malattia.
Come lo scorbuto è una deficienza di vitamina C e può condurre alla morte così la normalite provoca la morte della coscienza e manifesta i suoi sintomi più preoccupanti nell’incapacità di osservare con attenzione e di scandalizzarsi con ragione.
Per l’affetto da normalite (da ora in poi: normalizzato), tutto è normale, o meglio, meno qualcosa è normale più lui la giudica tale.
Alcuni esempi basteranno a far intendere la gravità della patologia.
Il normalizzato
Il normalizzato non batte ciglio difronte alla nonna di Giulia Cecchettin che, truccatissima e pettinatissima, concede interviste e presenta libri con una serenità non rintracciabile né sul volto né sulle labbra di chi, in casa, ha da poco visto morire, sbranato dal micio Fufù, il criceto Mimì.
Per rimanere alla cronaca di questi giorni, il normalizzato giudica comportamento equilibrato quello di Elena Cecchettin che va in televisione, a mezz’ora dalla scoperta del cadavere della sorella, con la felpa inneggiante al Nemico e senza aver cancellato UNA delle inquietanti foto postate su Instagram; per il nostro malato quelle foto non destano preoccupazione…è una moda…tranquilli!
Gravemente normalizzati sono anche i presidi delle scuole italiane per i quali lo spaccio all’interno dei loro istituti è una ovvia quotidianità.
La normalite si esprime nella apatia difronte ad una situazione nazionale esplosiva, ad un giornalismo delinquenziale, alle teorie gender, ad una Chiesa prossima all’eresia; la malattia è tanto grave quanto la variante che girava nel periodo Covid e che continuiamo ad osservare, solo parzialmente indebolita, anche ora che, sotto processo, sono i medici ribelli che salvarono migliaia di vite.
La liberazione dall’oppressione maschile
Persino sulle questioni più leggere la patologia incombe fatale.
Pensate ad Elodie che, sulla scia di molte colleghe americane, ha trasformato i suoi concerti in spettacoli porno soft.
Il normalizzato trova consono si combatta il patriarcato togliendosi le mutande e si denunci la strumentalizzazione del corpo femminile ballando la pole indossando costumi tanto irrequieti da scoprire persino le grandi labbra.
La liberazione dall’oppressione maschile pare debba passare per le chiappe, nude e scrutabili fino al pavimento pelvico visibile anche ad eventuali spettatori ipovedenti della centocinquantesima fila.
L’affetto da normalite sostiene che, per una cantante, ciò sia totalmente conforme al suo mestiere…
La stampa normalizzata inneggia alla libertà di Elodie, ma è la prima volta nella storia che libertà ed esposizione dei genitali sono correlate.
La famiglia normalizzata
Affetti da “normalite” ad uno stadio avanzato anche i genitori che difendono adolescenti teppisti ed impongono la presenza di bimbi maleducati come scimmie schizofreniche.
La società normalizzata accetta che professionisti ed aziende vengano giudicate anonimamente: nella recensione on line il genio ed il decerebrato esercitano la medesima influenza; si reputa ovvio si esprimano giudizi su ogni questione(persino sui medici!) e di ogni tenore, indugiando in particolare su materie per le quali non si ha la minima competenza.
La normalite è, dunque, una deficienza nell’accezione propria di “mancanza”, una deficienza la cui conseguenza immancabile è la imbecillità, cioè l’incapacità di combattere propria degli scemi (dal latino “semus”) cioè di coloro che non sono pieni, che sono mezzi.
La normalite, pur nella sua pericolosità, ha svolto un ruolo positivo evidenziando i tre caratteri fondamentali dell’italiota odierno: deficiente, imbecille e scemo!
Ai codardi e ai traditori dedicherò un altro articolo!
di Irma Trombetta