La Meloni incassa l’adesione dell’Eritrea al Piano Mattei per l’Africa
L’Eritrea fu legata all’Italia per 70 anni, il tricolore sventolò ad Asmara prima ancora che a Trieste.
Un rapporto terminato con la decolonizzazione dell’Africa, con conseguente destabilizzazione della regione, tra rivolte fomentare dai due blocchi e pirateria.
L’ascaro fedele
Eppure, ora, contrariamente a quanto vuole la vulgata antifascista che ha demonizzato il periodo coloniale (che in Eritrea iniziò decenni prima della marcia su Roma) il governo di Asmara, la piccola Roma, bussa alla nostra porta.
Come la Somalia qualche anno fa, anche l’altra repubblica del Corno vuole ripristinare quel rapporto con Roma, ovviamente non più in ottica coloniale ma di partenariato.
Il momento è unico
Sicuramente un’ottima occasione per mostrare al mondo come l’Italia, terza potenza coloniale in Africa, lasciò più benefici che danni, a differenza di quanto fecero i vicini francesi; ma è anche l’occasione per creare opportunità di crescita per il continente nero, fermando così i fenomeni migratori a monte e garantendo condizioni di crescita comune, in ottica non di mescolanza ma di cammini paralleli.
Un’occasione d’oro nelle mani della Meloni
A tal proposito sarebbe il caso che Giorgia Meloni aggiungesse l’arrosto a quel fumo che continua a chiamare Piano Mattei per l’Africa. Perché sicuramente l’intuizione è giusta, sicuramente il momento è propizio – mentre scriviamo il Sahel compatto chiede a francesi e americani di abbandonare le proprie basi – ma serve uno sforzo enorme per concertare risorse e forze per dare seguito a quello che per ora è solo un bel titolo.
l’Italia può tornare influente nel Corno, specie in momenti di tensione come quello che il mar Rosso sta vivendo, senza sfruttare popolazione e risorse.
Che sia forse il preambolo di un “Commonwealth italiano”? Ricordandoci che vicino ad Asmara, c’è Addis Abeba.
Lorenzo Gentile
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