La mamma delle SAF compie 121 anni – Il 22 agosto 1902 nasceva Piera Gatteschi Fondelli, l’unico generale di brigata donna, ricordata non solo per il suo fascino ed eleganza ma anche per la sua audacia.
Nata in Toscana in una famiglia numerosa e orfana di padre, la Fondelli cresce con la madre con la quale ha un buon rapporto.
Le due si trasferiscono a Roma, alla vigilia della grande guerra, e già dalle vicende del dopoguerra, la Fondelli dimostra un grande interesse per l’ideale fascista al punto che, fin dal 1921, si iscrive al Fascio di combattimento di Roma.
Il 19 ottobre 1922 prende parte al congresso che si svolge a Napoli e il 28 ottobre, a soli 20 anni, è a capo di un gruppetto di venti donne che formano la “squadra d’onore di scorta al gagliardetto” e con loro partecipa alla Marcia su Roma.
La carriera nel PNF
La sua capacità organizzativa, accompagnata da grande tenacia e lealtà, la porterà a diventare ispettrice della Federazione dell’Urbe, occupandosi dell’Opera nazionale maternità e infanzia, della Croce Rossa e delle colonie estive.
Sposata all’Ing. Mario Gatteschi
Una carriera politica che, però, lascerà spazio all’amore, in quanto nel 1936 la Fondelli farà un passo indietro come militante e un passo avanti come moglie, lasciando la politica per seguire il marito in Africa, l’ingegner Mario Gatteschi, che si occupava dei lavori della strada Assab-Addis Abeba.
Ma, una volta rientrata in Italia, la fedelissima militante torna in campo come Fiduciaria dei Fasci femminili dell’Urbe che conta 150.000 iscritte e nel 1940 diventa ispettrice nazionale del partito.
La sua fedeltà al fascismo continuerà anche dopo la sua caduta.
La creazione delle SAF
Infatti, una volta informata della nascita della Repubblica sociale italiana nel Nord, la Fondelli si trasferisce a Brescia e avvia una nuova collaborazione con Alessandro Pavolini, il segretario del partito.
Una collaborazione che, il 18 aprile 1944, porterà la nascita del servizio ausiliario femminile (Saf) nel quale militeranno oltre 6000 giovani italiane.
Un progetto che incarna il desiderio delle donne fasciste di partecipare in modo attivo nelle vicende politiche che, all’epoca, stavano scrivendo la storia della Nazione.
Niente pantaloni, niente trucco, niente fumo, nessuna concessione al cameratismo.
È questo il rigido regolamento delle ausiliarie redatto dal loro generale Piera Gatteschi Fondelli.
Patriottismo e moralità sono queste le fondamenta su cui la Fondelli intende costruire la nuova realtà delle donne soldato. “Non volevo un esercito di amazzoni” dirà molti anni dopo “ma di ausiliarie, di sorelle dei combattenti”.
Parole che trovano conferma proprio nelle mansioni delle giovani donne che prestavano assistenza infermieristica negli ospedali militari, lavoravano negli uffici e alla propaganda e allestivano posti mobili di ristoro per la truppa.
Impiegate anche nel sabotaggio
Ma le ausiliarie erano anche protagoniste di operazioni delicate e pericolose, come quelle di sabotaggio.
Azioni che molte di loro pagheranno con la vita alla fine della guerra.
Circa 300 ausiliarie morirono durante il conflitto e molte altre, dopo il 25 aprile, furono vittime della vendetta dei partigiani.
La Fondelli difese le sue ragazze fino alla fine
Il generale distrusse gli archivi del corpo per evitare rappresaglie contro le sue ausiliarie e visse in clandestinità per un anno, fino al ritorno del marito dalla prigionia. Mario Gatteschi, che morirà nel ’47.
Ma la partecipazione alla vita politica dell’ex generale non si arresta, la fedelissima al regime fascista aderisce al MSI e negli anni Sessanta si dedica all’organizzazione di viaggi per i giovani del partito.
“Credo di aver fatto fino in fondo il mio dovere nel ricoprire gli alti incarichi che mi furono affidati, servendo l’Italia con onestà e fervore”.
Sono queste le parole riportate da Piera Gatteschi Fondelli nel suo testamento politico e la vita dell’ex generale ne è testimone.
Nemes Sicari