La madre di Pamela Mastropietro: cercate i complici di Oseghale – Il 30 gennaio 2018 venivano trovate da un passante due valigie abbandonate in un piccolo fossato, non lontano dal cancello di una villetta in Via dell’Industria, tra Casette Verdini e Pollenza, a pochi chilometri da Macerata.
Due valigie che, una volta aperte, mostrarono uno scenario macabro: il cadavere depezzato di una giovane donna: Pamela Mastropietro.
La diciottenne che, il 29 gennaio, si era allontanata volontariamente dalla comunità di recupero per tossicodipendenza di Corridonia (MC).
La madre della ragazza aveva dichiarato che la figlia aveva iniziato ad abusare di droghe dopo aver frequentato un uomo rumeno e che, al momento della morte, stava frequentando una comunità di recupero.
Pamela, seguita da uno psichiatra nella comunità, aveva dichiarato di abusare di alcol dall’età di 12 anni e di altre droghe dai 14 anni.
Una personalità fragile, che soffriva, infatti, di un disturbo di personalità borderline aggravato dalla sua dipendenza da droghe.
Nelle fauci del mostro
Una fragilità che nelle mani sbagliate può risultare letale.
E così, purtroppo, è stato.
Infatti, quel fiore così labile e delicato è stato deturpato da Innocent Oseghale, cittadino nigeriano in Italia dal 2014 il quale, allontanatosi da un programma di assistenza ai rifugiati, era dedito allo spaccio di droga.
Fu proprio nell’abitazione del nigeriano che vennero ritrovati i vestiti della ragazza, macchiati di sangue.
Ma insieme a Oseghale, i Carabinieri arrestarono anche i suoi connazionali Desmond Lucky e Lucky Awelima.
Il nigeriano era stato condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado dove i supremi giudici avevano definitivamente confermato la responsabilità di Oseghale per l’omicidio, ma avevano annullato la sentenza di appello riguardante il reato di violenza sessuale, disponendo che, limitatamente a questa contestazione, si dovesse tenere un nuovo processo a Perugia.
Qui, lo scorso febbraio, i giudici umbri hanno confermato la condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale, Ha reagito a rapporto non protetto e Oseghale l’ha uccisa.
È questo quanto è stato ricostruito dalla corte di assise di appello di Perugia nelle motivazioni della sentenza di appello bis, relativa alla sola aggravante di violenza sessuale, che ha confermato la condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la diciottenne romana.
Pamela, infatti, dopo aver subito la violenza, in un rapporto sessuale non protetto, e con il progressivo scemare degli effetti della droga, ha gradualmente ripreso coscienza e non ha esitato a ribadire il proprio aperto dissenso a siffatte modalità dell’atto sessuale, avvenuto senza l’uso di protezione, incorrendo però nell’abnorme reazione di Oseghale che non ha esitato ad ucciderla.
Ergastolo che è diventato definitivo il 23 gennaio.
Infatti, il verdetto impugnato è tornato in Cassazione, dove il sostituto procuratore generale ha chiesto ai giudici di dichiarare inammissibile il ricorso del difensore per l’accusa di violenza sessuale. “La sussistenza della violenza sessuale si basa sulla prova logica” ha affermato il sostituto PG Maria Francesca Loy. L’accusa ha ritenuto che il ricorso della difesa dell’imputato sia “inammissibile” rispetto all’ipotesi dei legali di Oseghale che il rapporto non sia avvenuto all’interno dell’abitazione prima dell’omicidio ma in precedenza, nella vicinanza del parco dove si erano incontrati.
Loy ha ricordato che secondo le sentenze passate in giudicato “nella ricostruzione dei fatti è smentito che il rapporto fosse avvenuto nel sottopasso ed è pacifico e motivato che si è verificato nell’abitazione”.
Nella sede della Cassazione “non c’è spazio per diverse ricostruzioni” ha sottolineato Loy secondo la quale è escluso un rapporto consensuale con la vittima.
“La violenza sessuale è l’unico movente dell’omicidio – ha affermato Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela Mastropietro e zio della ragazza – La sentenza impugnata (dalla difesa dell’imputato ndr) risponde a criteri di logicità e non è contraddittoria. Non c’è stato nessun travisamento degli elementi raccolti”, ha concluso riguardo al ricorso degli avvocati di Oseghale.
L’avvocato di parte civile ha chiesto quindi la conferma della sentenza di condanna.
La caccia ai complici mai finita
Nel mentre la madre della vittima, Alessandra Verni, ha dichiarato: “Adesso combatterò per trovare gli altri nomi dei tuoi complici. Non era solo. C’erano altri che hanno rilasciato, che sono liberi e possono fare ancora del male perché fanno parte di una organizzazione criminale. Una parte di giustizia è stata fatta, ma solo una parte”.
“Lo speravo. Devi marcire in quel carcere visto che non ti sei pentito per niente. Devi fare gli altri nomi”, ha proseguito la donna. “Oggi la vittoria è per Pamela e Stefano (il padre della giovane, morto per un malore ndr). Voglio ringraziare mio fratello (l’avvocato Marco Valerio Verni ndr) che ha seguito tutta la vicenda: essendo lo zio è stata complicata per lui”.
Di tutt’altro stato d’ animo è stato l’avvocato dell’imputato: “Siamo delusi perché ritenevamo valide le nostre argomentazioni. Ne prendiamo atto”, ha riferito Andranakos, Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, di Oseghale.
Il sostegno della madre di Desiree
Un dolore, quello di Alessandra Verni, condiviso da un’altra madre, quella di Desirée Mariottini: “Viviamo lo stesso dolore. Viviamo un ergastolo di dolore e ogni giorno ci dobbiamo fare forza per sopravvivere” ha affermato Barbara, la mamma della sedicenne violentata e uccisa in uno stabile abbandonato a San Lorenzo, sempre nel 2018.
La donna era in Cassazione per stare accanto ad una madre che, come lei, sta vivendo lo stesso inferno, quello di una figlia trucidata per mano di chi viene accolto in uno Stato civile ma è estraneo al senso di civiltà.
“Sono qui per stare accanto ad Alessandra – ha proseguito la mamma di Desiree- Spero che sia finalmente fatta giustizia. Le cause aggiungono altro dolore a quello che già viviamo quotidianamente”.
Un dolore che, soprattutto nella giornata di oggi, la famiglia Mastropietro affronterà con un animo più sereno ma pronto ad affrontare altre battaglie per far sì che Pamela possa riposare in pace una volta per tutte.
Nemes Sicari
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