La lobby LGBT contro la Mirigliani – I lunghi tentacoli della lobby LGBT stringono saldi i concorsi di bellezza, in nome della sempre imperante inclusività a senso unico.
Questa volta le vittime sono le donne partecipanti ai concorsi di bellezza. Un attacco di subdola misoginia già visto negli USA quando, l’anno scorso, Brian, un ragazzo transgender di 19 anni, è stato incoronato “Miss Greater Derry” a un concorso di bellezza di Miss America.
Il precedente olandese
Ma non è finita qui, infatti è di poche settimane fa la vittoria della prima miss Olanda transgender.
Si tratta di Rikkie Valerie Kollé, un ventiduenne attore e modello, che a dicembre andrà a El Salvador per rappresentare i Paesi Bassi a Miss Universo.
Il suo obiettivo?
Rendere orgogliosa la sua comunità e fungere quindi da esempio per gli altri transgender.
“E sì sono trans e voglio condividere la mia storia ma sono anche Rikkie ed è questo che conta per me. L’ho fatto da sola e ne ho amato ogni momento”.
E sì perché i trans ci tengono a far valere la loro identità ergo la loro comunità.
A una donna invece non è concesso difendere la propria categoria, altrimenti si scatena l’inferno di chi è ormai la minoranza per eccellenza che pretende di dettare non solo l’agenda politica italiana ma i costumi e i pensieri di tutti gli italiani.: la comunità Lgbt+.
Patrizia Mirigliani nell’occhio del ciclone
Nel caso di specie, ad essere caduta nell’occhio del ciclone della potente lobby, è Patrizia Mirigliani.
La sua pecca? Voler far partecipare al maggior concorso di bellezza italiano, Miss Italia, solo le donne.
“Due transgender hanno chiesto di partecipare a Miss Italia. Dico no, ritengo debbano essere nate donne”
Parole del patron del concorso di bellezza riportate ai microfoni di RTL 102.5 e che, ovviamente, hanno turbato la sensibilità inclusiva.
“Nel mio regolamento, al momento, non ho ancora aperto ai transgender, poiché ritengo che debbano essere nate donne. Quindi, finché andrà avanti il mio regolamento sarà così. E per ora non ritengo di cambiarlo”.
Luxuria e gli altri transessuali all’attacco
Naturalmente non poteva mancare la reazione del famoso transessuale Vladimir Luxuria: “È arrivato il momento di aprire le porte anche ai transgender”.
Ma non è mancato neanche il vittimismo nascosto da ridicole condotte provocatorie accompagnate da affermazioni altrettanto ridicole di altri esponenti della lobby lgbt.
Tale Federico Barbarossa – certo non l’imperatore redivivo N.D.R.-, un transessuale militante dell’associazione barese Mixed Lgbtqia, sostenendo che il genere è solo un costrutto sociale si è iscritto provocatoriamente al concorso di bellezza.
Un gesto di scherno, come lo definiscono da Mixed, “in segno di protesta per dimostrare che il genere è un costrutto sociale, che la biologia non ci definisce e che la presa di posizione di Mirigliani si dimostra non in linea con i tempi, come forse lo è il suo concorso. Ma ogni donna dovrebbe poter decidere liberamente di candidarsi a essere la più bella d’Italia, se lo ritiene, senza lasciare che qualcuno la discrimini in quanto donna trans”.
Qualcuno fermi la lobby LGBT
Questa ennesima querelle arcobaleno dimostra due cose:
La prima è che la lobby LGBT si muove in maniera militare per saturare ogni spazio di confronto proponendo di continuo il proprio modello sociale, etico e politico. Sempre la lobby LGBT se da una parte si candida ad essere la minoranza oggetto di attacchi omofobi che deve essere tutelata con un corpus di leggi ad hoc; dall’altra attacca scientemente e con ogni mezzo coloro che si frappongono ai suoi scopi.
La seconda è che non esiste oggi in Italia una compagine politica o un movimento d’opinione in grado di contrastare anche solo minimamente la martellante campagna propagandistica della lobby arcobaleno. Quello che manca in questo siparietto estivo è la solidarietà di certi ambienti cattolici alle sacrosante parole della Mirigliani.
Queste dinamiche dimostrano quanto le minoranze non siano altro che l’attuazione del detto “Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare”.
Nemes Sicari