CAPITOLO I
Quattro transizioni
Un sia pur rapido sguardo all’itinerario della civiltà mi fa sentire una Cassandra (Emil Cioran)
§1 Il mondo capovolto
Le convulsioni del nostro tempo sono un groviglio di sconcertanti contraddizioni. È come una bussola impazzita che segna il sud anziché il nord. Parliamo di libertà e accettiamo il più insidioso totalitarismo; rivendichiamo autonomia e abbiamo ceduto la proprietà del corpo e della mente. Il primo a comprendere l’attacco fu Pier Paolo Pasolini negli anni Settanta del secolo passato. Lasciò scritto un discorso mai pronunciato a causa della sua morte violenta, in cui profetizzava “l’epoca in cui le parole di libertà saranno utilizzate per creare un nuovo potere omologato, creare nuove ingiustizie e un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra. “1 Il dominio del tecno capitalismo globale sta costruendo una post umanità tecnicamente modificata. L’intelligenza della creatura uomo diventa minuscola, anacronistica dinanzi alla forza impersonale dei meccanismi tecnici da egli stesso suscitati con la scoperta di molte leggi della natura. Un ambito nel quale risulta particolarmente scioccante il capovolgimento di principi e priorità è relativo all’ambiente. Si può affermare che l’ambiente ha sostituito la natura. L’uomo-Dio odia la natura: è nata prima di lui e gli sopravvivrà, le sue leggi sono immutabili mentre egli vuole fortissimamente modificarle sino a invertirle. Crede nell’ambiente precisamente perché detesta la natura in quanto stato originario che precede la volontà, la libertà e il desiderio, totem dell’Homo Deus. La natura è la vittoria del principio di realtà, del limite e del destino. Per l’uomo contemporaneo non c’è espressione più sinistra di “secondo natura”. Per Marcello Veneziani l’ambiente, il nome di ciò che circonda l’uomo dopo che gli è stato tolto ogni significato trascendente e permanente. La natura è realtà, l’ambiente rappresentazione. L’onda “bio” sembra travolgere tutto, ma è solo un travestimento della macchina industriale e culturale. Animalismo, veganesimo, ecologismo: mode per ricchi alle prese con la coscienza infelice.2 La biologia- una scienza umana- ha detronizzato la natura: si parla di genitori biologici anziché naturali per screditare i legami di sangue, far passare le pratiche più innaturali e trasformare l’uomo in una creatura nuova, un prodotto di laboratorio.
Natura è realtà: niente di più distante dal mondo virtuale. Insomma, la natura è il male. Se c’è un creatore, ha agito malissimo e sta a noi correggere i difetti di fabbricazione. Il Grande Architetto non se la passa bene, attaccato dalla risorgente officina gnostica, l’ideologia sotterranea degli illuminati che rifanno il mondo e la natura, ribattezzata ambiente. Il termine allude a qualcosa di costruito, artefatto, modificabile. Il mio ambiente sono le mie amicizie e preferenze, ma anche un grigio centro commerciale in cui la natura è rappresentata come finzione: prati artificiali, poveri alberi rinsecchiti piantumati in un quadrato di terra di risulta limitata da mattoni o lastre di pietra, magari ad ornamento di un parcheggio sotterraneo. Illusione, virtualità, trompe l’oeil. Abbondano le campagne per difendere l’ambiente, ma nessuna si propone di salvare la natura. La ragione è semplice: natura significa una concezione dell’uomo e della vita rispettosa di ciò che è ed è sempre stato, che prende atto della realtà e ad essa conforma principi, valori, modi di vivere. Tutto il contrario delle visioni dominanti, tecnoscientifiche, transumaniste. L’ambientalismo asserisce di difendere le piante, l’aria, il mondo vegetale, animale e perfino quello minerale, ma tace sull’uomo. Peggio, lo considera un intoppo, una disgrazia da eliminare.
Negli Usa, da dove ogni moda pseudoculturale tracima nelle periferie dell’impero, si diffonde l’antinatalismo che propugna la non riproduzione della specie umana, dunque la sua sparizione, alla faccia della salvaguardia della diversità biologica. Progressismo regressivo, per il quale l’assenza dell’essere umano significa riduzione del danno ambientale, mentre astenersi dal creare nuova vita – umana, ovviamente – è il mezzo più efficace per ridurre al minimo le sofferenze per tutti gli esseri senzienti attuali e futuri. Viventi e senzienti indistinti, come se l’uomo, il batterio, il vegetale e l’animale fossero equivalenti, un ribaltamento completo di gerarchie e coscienza di sé. Un odio di sé uguale e contrario all’hybris 3 antropocentrica, alimentato dall’odio per la natura e l’uomo, oltreché dal culto malato per Gaia 4, il nome animista del pianeta caro agli ambientalisti radicali. Nessuna distinzione tra la pressione demografica insostenibile di alcune parti del mondo e, di contro, l’inverno demografico dei paesi detti sviluppati.
Gli occidentali del XXI secolo sono così folli da negare le verità naturali. Non è vero che siamo uomini o donne, è falso che il potere di dare la vita sia riservato all’esemplare femmina della specie, è falso che i genitori siano due. Costruzioni culturali tramontate da smontare. Tutto ciò è la premessa per la sconfitta della natura in favore della tecnica. L’ideologia ambientale lotta contro le manipolazioni genetiche delle piante e dei semi, ma non obietta alcunché sulla manomissione della persona umana, dalla procreazione artificiale sino all’ ibridazione con la macchina e alla morte programmata (ribattezzata fine vita) di chi non è più sano, giovane, produttivo. La nuova frontiera è la negazione di ciò che è, a favore di ciò che si vuole essere o si desidera, con esiti che lascerebbero sconcertati i nostri genitori. Si pretende di essere considerati quel che non si è sulla base del desiderio del momento. Ci si definisce per la volontà soggettiva e revocabile: sono ciò che voglio essere. Abbiamo istituzionalizzato il rifiuto di accettare ciò che è per natura, il carcere da cui fuggire. Nella mitologia greca il dio Proteo mutava continuamente d’aspetto, evadendo il Limite, e se la natura non fa il salto, procede lentamente e con logiche inconoscibili, arriva la Tecnica che tutto permette. I difensori dell’ambiente, a partire dalla triste icona adolescente Greta Thunberg, hanno il programma più innaturale: raddrizzare il legno storto di cui è fatta l’umanità. Al servizio di chi violenta la natura per dominio e profitto e deve ridisegnare i propri obiettivi, gridano contro tutto in nome dell’ecologia, ma vivono nella totale ignoranza della storia, scollegati da ogni legame comunitario. La loro ideologia si presenta come una dottrina salvifica, con liturgie e prassi definite, settaria nella divisione tra credenti (nel cambio climatico, nella religione spuria di Gaia, nella lotta al CO2, nell’emergenza permanente) e miscredenti ( tutti coloro che dubitano). Deriva puerile dell’’occidente terminale che muore di vecchiaia e torna bambino, confondendo sogno e veglia, virtuale e reale. La natura è davvero in pericolo, sotto innumerevoli punti di vista, eppure pochissimi osano mettere in discussione il sistema, quel falsissimo acronimo TINA (there is no alternative, non ci sono alternative) 5 in nome del quale si va avanti nel globalismo, nell’espansione illimitata dei consumi, della tecnica e di tutto ciò che chiamano progresso. È davvero necessaria la tecnologia 5G, che permette alle reti di comunicazione una velocità impossibile da calcolare in termini umani, e ci rende bersagli di onde elettromagnetiche di cui non conosciamo le conseguenze?
Criticano per motivi ecologici il consumismo, ma è l’altra faccia dell’ideologia in cui la volontà soggettiva prevale su tutto, di un sistema in cui vogliamo scegliere ogni cosa, prodotti, stili di vita, sesso, morte. Per Aristotele la Natura è il fondamento della realtà e della condizione umana. L’uomo- unico essere che sa rinviare bisogni e pulsioni- ha sempre capito di dover fermare alcune inclinazioni naturali, cercando di governare, incanalare gli istinti e gli egoismi. La civiltà non ha negato la natura, ha piuttosto cercato di sottrarla a uno stato primordiale, di ordinarla alla vocazione di custodia del creato. La briglia sciolta alle pulsioni, ai desideri, ai capricci abolisce il limite e nega il rispetto della natura insito nel riconoscimento della condizione di creatura. Se crolla quest’argine, tutto salta e non sarà il generico richiamo all’ambiente da salvaguardare a restituirci umanità.
L’uomo in transizione non è più se stesso, e la domanda è se le paure diffuse in tempo di epidemia, la riconfigurazione dell’uomo in docile unità solitaria di un gregge ubbidiente alle sollecitazioni e agli ordini del potere, le spinte contrarie alla vita della cultura dominante (abortismo, eutanasia, pansessualità slegata dalla procreazione, disprezzo mascherato della dignità umana, cibo artificiale) siano la premessa per il superamento definitivo dell’umanità. Turba non solo il merito, ma anche l’incapacità dell’Homo Deus di mettere in discussione l’unico dato non naturale, il sistema tecno-capitalistico, motore del massiccio sfruttamento della natura. È possibile essere progressisti, ambientalisti, umanitari, restando ancorati al mercatismo, alla privatizzazione del mondo, alla logica del profitto e del dominio? È venuta meno l’attesa dell’avvenire e le parole d’ordine, in gran parte veicolate dalle grandi imprese private, non sono altro che ipocrisia, raggiri per indirizzare verso consumi nuovi, principi nuovi, in linea con le immense ristrutturazioni che l’oligarchia intende porre a nostro carico. La guerra alla natura ha come obiettivo finale la destituzione della realtà e l’avvento di una virtualità post e transumana imperniata sulla tecnica. L’ambientalismo tende a demonizzare l’uomo, la teoria gender a togliergli l’identità più intima. La spinta verso il cibo artificiale, la demonizzazione della zootecnia, l’alimentazione a base di insetti, travolgono abitudini e civiltà. La digitalizzazione dell’esistenza riduce l’uomo a un codice a barre, un’unità di conto fungibile sorvegliata da remoto, etero diretta, derubricata ad atomo, pedina, ibridata- cioè occupata- da apparati artificiali. Tutte queste transizioni sottraggono all’uomo la memoria, l’eredità, la civiltà e persino la biologia. Che cosa resterà dell’uomo denaturato e della natura surrogata dalla tecnica, se non il deserto?
Affrontiamo una Via Crucis dalle tante stazioni, nella speranza che prima o poi arrivi la resurrezione. Una cupola di poche migliaia di “padroni universali” ha nelle sue mani le sorti dell’umanità, decisa a modificarla, riplasmarla, addirittura trascenderla per ri-creare una nuova specie postumana. Possiede tutti i mezzi, determina tutti i fini. L’artificiale sopravanza il naturale, i fatti sono sostituiti dalla narrazione. Il potere di questa cupola è diventato smisurato all’alba della quarta rivoluzione industriale, basata sulla potenza delle tecnologie elettroniche. Il mondo, da “analogico” che era, è ora digitale. Il primo termine descrive il funzionamento della mente umana, basata sul riconoscimento di somiglianze e differenze, il ragionamento alla base della creatività. Digitale (digit, cifra) è il modo di attuare tipico dell’informatica e dell’elettronica, che tratta grandezze sotto forma numerica, convertendo i valori in numeri entro un sistema di numerazione binario. Aperto/chiuso; sì/no; vero/falso. Senza sfumature, senza ragionamento, indiscutibile, con un’incredibile invadenza che uccide privatezza ed intimità in nome della sfrenatezza tecnologica.
In un contesto tanto complesso, assistiamo ad un rapidissimo cambio di paradigma , ovvero il ribaltamento dell’intera visione del mondo . Prima di esaminare i vari fronti della guerra condotta dalla cupola fintechcontro l’homo sapiens, dobbiamo ricordare i fondamenti teorici su cui si sostiene l’ipercapitalismo globalista “assoluto”, cioè sciolto da ogni vincolo o limite: un greve materialismo estraneo a ogni ipotesi trascendente; il culto del progresso storicistico-nichilistico. Un nichilismo annunciato con disperata lucidità da Friedrich Nietzsche insieme con la “trasvalutazione di tutti i valori”6. Nello spirito del tempo – un tempo senza spirito- non esiste altro tempio che la forma merce, la riduzione di tutto a cosa, prodotto a cui attribuire un codice e apporre un mutevole cartellino del prezzo. Tutto è calcolato e calcolabile, il passato è la goffa minorità di un’umanità bambina, il futuro non esiste se non nella forma predittiva dell’incrocio ed elaborazione di dati e metadati. In un mondo ridotto a cifra, cosa, massa informe, riaffiora il messaggio disperato di Pier Paolo Pasolini: io voglio riconoscere le cose e per quanto possibile, voglio rimitizzarle. Quello che ci fanno intraprendere è un viaggio nel deserto, nella “notte del mondo” annunciata da Martin Heidegger, accolta con ebete letizia dalla contemporaneità occidentale, tempio del mercante. “Il potere tecnocapitalistico non si accontenta più di un uomo che consuma, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie di quelle del consumo. Ha deciso di essere permissivo perché soltanto una società permissiva può essere una società di consumi”. (Pier Paolo Pasolini) La sfera dei diritti, allargata a dismisura nel campo individuale e intimo, sfuma nella sfera pubblica, in cui dominano la sorveglianza, il pensiero unico, la repressione di idee, principi renitenti all’ ordine biopolitico/biocratico neo autoritario.
L’accelerazione impressa dal 2020 (pandemia, identità digitale, compressione della mobilità, sistemi di identificazione e sorveglianza, limitazione dell’agricoltura, cibo artificiale, enfatizzazione eco-climatica, repressione del dissenso, medicalizzazione generalizzata, diffusione dell’ideologia di genere, transumanesimo) fa immaginare che il processo sia nella fase decisiva. Una guerra all’uomo condotta nella forma della revoca in dubbio della verità, della realtà, dei fondamenti dell’esistenza. Lo scopo è disgregare le basi biologiche, antropologiche e ontologiche dell’uomo. La biologia- screditata, derubricata a variabile dipendente dai costrutti culturali- è aggredita nel rifiuto di riconoscere ciò che è sempre stato chiaro agli uomini di ogni tempo e civiltà. La tendenza è l’Identico, l’Androgino, il Mutante. Le tappe intermedie sono la propaganda asfissiante, h.24, della sessualità sterile, dell’omosessualità e della transessualità, fenomeni che dalla biologia transitano nel territorio dell’antropologia negativa, aggredendo i fondamenti dell’essere. La riconfigurazione umana ha bisogno di banalizzare l’aborto – elevato a diritto universale, ribattezzato “salute riproduttiva” un’espressione che mostra la regressione dall’umano all’animale. Non siamo che massa biochimica manipolabile. E ormai inutile, nell’ottica del Dominio. Lo ha spiegato chiaramente Bill Gates in una trasmissione televisiva americana: rispondendo alla domanda se ci “sarà ancora bisogno di esseri umani”, il miliardario ha risposto “no, per la maggior parte delle cose”. 7 Raggelante.
§ 2 Perché? Chi?
La tesi di questo libro è che è in corso di attuazione un articolato progetto di dominazione sull’uomo e sulla natura da parte di un’oligarchia padrona di tutto, dei mezzi come dei fini. Ma quali sono i fini, e soprattutto le ragioni del salto antropologico promosso da questo grumo onnipotente? La cornice filosofica è – come accennato – l’antica tentazione gnostica di correggere gli errori della creazione. Un compito auto assunto da gruppi di illuminati che si ritengono in grado di conoscere il bene e il male per rimodellare la natura e i viventi con l’ausilio della tecnica. Il fine reale è esercitare un dominio assoluto sui fondamenti della vita, oltrepassando ogni limite, liberandosi da ogni remora, sino addirittura a sconfiggere la morte (il progetto transumano). L’uomo occidentale si è abbandonato a una caccia all’infinito, il programma di Francis Bacon: “far arretrare i confini dell’impero umano per realizzare tutte le cose possibili” 8. Questa frenesia dell’illimitatezza è la metafisica progressista caratteristica della modernità occidentale, convinta dell’onnipotenza tecnoscientifica. Ne è testimone un famoso autore di fantascienza, Isaac Asimov, nel concitato dialogo finale tra scienziati nel racconto L’ultima domanda (1956). “Eppure potrebbe esistere un modo di invertire l’entropia. Dovremmo porre la domanda all’AC ( analog computer) Galattico.- Sappiamo tutti e due che l’entropia è irreversibile. Non si può rifare un albero con il fumo e la cenere. “9 Secondo il secondo principio della termodinamica in natura ogni sistema tende spontaneamente dall’ordine al disordine, dissipando irreversibilmente energia. In termini elementari, non è possibile rimettere il dentifricio nel tubetto. La risposta del mega computer – l’apparato artificiale creato dall’uomo che fornisce tutte le risposte e diventa dominus e demiurgo- rimasto l’unica entità senziente, lascia aperta la porta al dubbio: “dati insufficienti per una risposta significativa”. L’uomo faustiano non ci sta, non si accontenta. Freneticamente, febbrilmente, in preda a un attivismo che è anche angoscia esistenziale, agisce senza posa per modificare la natura e se stesso. Un tecno-gnosticismo che nega il concetto di natura ed esalta la tecnologia come mezzo per risolvere tutti i problemi dell’uomo.
Chi, se la nostra ipotesi, ha fondamento, ha posto in essere un’operazione di riconfigurazione antropologica tanto complessa? Abbiamo scelto di chiamare Dominio la cupola tecno finanziaria globalista, poche migliaia di miliardari, banchieri, alcune grandi famiglie da secoli ai vertici della finanza e dell’industria, i nuovi giganti transumanisti di Silicon Valley. Il saggista americano Curtis Yarvin chiama “cattedrale” il livello immediatamente sottostante, docenti, giornalisti, artisti, padroni e protagonisti dell’intrattenimento e dello show business, incaricati di produrre le “verità” prescrittive a uso delle masse. Nessun complotto, nessuna cospirazione incappucciata, bensì l’evoluzione adattiva del capitalismo ultimo. Infine, osservò il filosofo marxista eretico Costanzo Preve, il postmoderno è la sovrastruttura di una struttura: la finanziarizzazione del capitale e la sua globalizzazione geografica. La Cattedrale è la voce del padrone della piramide elitista, il cui compito è imporre il silenzio allo sterminato blocco subalterno di cui noi tutti siamo parte. E perché il Dominio tecnocratico – con la collaborazione della Cattedrale – ha scelto proprio le quattro transizioni di cui trattiamo? A nostro avviso, in quanto sono gli elementi decisivi per cancellare l’uomo di ieri e di sempre (ricordate il Grande Reset proposto dal Forum Economico Mondiale a Davos nel 2020, anno primo dell’era pandemica ?) e riconfigurarlo.
§ 3 La transizione sessuale
La transizione sessuale è la più importante di tutte. Insieme con l’istinto di conservazione, la pulsione sessuale è l’elemento più potente degli animali superiori e della creatura umana. Se il Dominio riesce a convincere che non è vero che “maschio e femmina li creò” 10- una cosmogonia condivisa in vari modi da tutte le civiltà umane- se induce la credenza che non esiste un’identità sessuale naturale definita biologicamente, se nega con successo l’evidenza del dimorfismo sessuale uomo-donna, riducendo tutto a costrutto culturale che può essere contestato, rimosso e modificato, l’homo sapiens sapiens non è più lo stesso. Diventa un’altra specie, in transito verso l’androgino originario di cui favoleggiano alcune tradizioni antiche sino a Platone; si trasforma, soprattutto, in un essere infinitamente plasmabile da chi ne ha il potere, tecnologico e culturale. Le civiltà in declino sono costantemente caratterizzate da una tendenza alla standardizzazione e all’uniformità, scrisse Arnold Toynbee.11 Nell’ambito sessuale, questo significa una spinta poderosa- del tutto innaturale- verso l’uniforme. L’identità sessuale diventa mobile, provvisoria. Si appartiene, in base alla nuova incultura, al “genere” (gender, non più sesso) che si preferisce, e la scelta è ampia. I generi/sessi, secondo l’ideologia gender, sono in numero potenzialmente illimitato. Vi si appartiene per volontà revocabile, fluida e la società non può che prendere atto della scelta. Di qui l’assurdo di nuovi modelli linguistici obbligati in cui la parola nega ciò che gli occhi vedono e il senso comune constata: se io oggi mi sento donna o qualcos’altro (queer, il bizzarro, lo strambo) come tale devo essere trattato, a cominciare dalle parole con cui mi si deve identificare e trattare. In caso di dubbio la soluzione è pronta: nella parola scritta, asterischi o strani segni come lo schwa 12per indicare un genere neutro; nel linguaggio comune, nel dialogo quotidiano, contorsioni verbali per negare l’evidenza in nome di un nuovo principio, l’inclusione diversitaria. Un ossimoro, uno dei mille inventati da una civilizzazione estenuata. Ogni stranezza, ogni desiderio, persino ogni perversione, diventa lecita e protetta da un arcigno corpus di leggi che capovolgono verità, realtà, senso comune. Forse c’è un’ulteriore transizione: dalla salute mentale alla follia. In ogni ambito, andare contro natura provoca disastri. Nel campo delicatissimo della sessualità è ancora più grave, poiché si tocca l’identità più profonda, intima, di ciascuno di noi. Non conta essere nati con la coppia di cromosomi XY (maschio) o XX (femmina). Padrona non è più la natura ma la volontà di un dio capriccioso, Io. Sempre, la pretesa luciferina di essere i creatori di sé stessi. Poiché una delle costanti dell’ideologia oligarchica è la tesi della sovrappopolazione umana, la transizione sessuale ha altresì l’obiettivo di promuovere la sessualità sterile. Omosessuale e non solo, giacché un’altra transizione, quella climatico-ambientale, sostiene la non riproduzione umana come soluzione ai problemi ambientali ed energetici. In questa chiave interpretativa, si comprende la propaganda della transessualità, l’enfatizzazione della cosiddetta disforia di genere, l’idea balzana che un numero elevato di persone viva “nel corpo sbagliato” e che la soluzione sia la transizione di genere (psicologica, farmacologica, chirurgica) sin dall’infanzia. C’è di più: la distruzione delle figure genitoriali, sino all’assurdo della neolingua che chiama padre e madre “genitore 1 e genitore 2 – addirittura genitore gestante e non gestante- la promozione della maternità surrogata o tecnicamente assistita, portano alla fine della famiglia, dei ruoli definiti, della trasmissione dei principi e dei costumi della comunità di riferimento. Equiparare giuridicamente il matrimonio tra uomo e donna con la relazione omosessuale serve a distruggere la funzione storica delle nozze come alleanza tra uomo e donna aperta alla procreazione di nuovi membri della comunità. Proprio quello che i teorici della transizione sessuale – i dottori Stranamore postmoderni- vogliono evitare. Infine, una sessualità senza regole, liquida, sganciata dalla procreazione, che diventa dipendenza, dalle identità revocabili, rende l’intera società una Babele di desideri, capricci, disordine su cui regna più facilmente l’oligarchia.
§4. La transizione alimentare
La transizione alimentare, intrapresa da una decina d’anni, è una rivoluzione antropologica di enorme portata. L’homo sapiens è diventato davvero tale, è entrato nella dimensione della storia, allorché, scoperto il fuoco e avendo imparato a forgiare utensili metallici, ha cessato di essere raccoglitore e cacciatore per diventare agricoltore e allevatore, attraverso la domesticazione di varie specie animali. Questa scelta di capitale importanza ne ha favorito la natura stanziale, ha determinato la nascita del concetto di proprietà e ha reso il matrimonio un’unione stabile, introducendo il concetto di famiglia. Contemporaneamente, l’umanità ha iniziato a considerare sé stessa diversa ontologicamente dagli altri viventi, a misurare il tempo, a immaginare la creazione. Nascevano lo spirito e la trascendenza. Costringere l’uomo ad alimentarsi con prodotti chimici di sintesi (sino all’ossimoro “carne artificiale”) cancella tradizioni, abitudini millenarie legate ai territori, al clima, alla natura. Cibarsi di insetti- l’ultima trovata globalista- significa dimenticare che l’uomo, onnivoro per conformazione biologica e per adattabilità agli ambienti in cui vive, ha scelto di non mangiare insetti, se non in condizioni estreme di carenza o in limitati gruppi insediati in aree estremamente povere o periferiche. Qui sorge un legame con la transizione climatica green, tra le cui tesi spicca il rifiuto della zootecnia in quanto produce un eccesso di anidride carbonica e alimenta il consumo di acqua e di energia non rinnovabile. La crisi provocata delle aziende agricole è sul piano sociale un rischio fortissimo per la sovranità e la sicurezza alimentare, il diritto dei popoli a scegliere il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo. Tra i problemi vi è la posizione di monopolio delle multinazionali delle sementi e dei diserbanti chimici, proprietarie dei brevetti degli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) che dominano l’agricoltura. Un mondo senza agricoltura ed allevamento capovolge diecimila anni di storia umana e ridefinisce antropologicamente la nostra specie. Per l’uomo l’alimentazione non rappresenta soltanto l’esigenza di sfamarsi: è un potente elemento di convivenza, comunità, convivialità, cultura, osservato sin dai tempi del greco Plutarco. La transizione alimentare cambia non solo ciò che si mangia, ma anche il come: bandisce la convivialità, lo stare insieme che riunisce la famiglia e la comunità in un rito dalle innumerevoli sfaccettature. Oggi il Dominio costringe l’atomo umano a pranzi frettolosi, solitari. Tutta la civiltà del mangiare, espressa da ogni popolazione, viene sussunta nella formula della “pausa pranzo”, il frettoloso intervallo tra tempi di lavoro dell’homo faber et consumens . L’artificiale predomina sul naturale, con rischi sulla salute ancora sconosciuti.
§5 La transizione ambientale e climatica
Ecco il terzo pilastro del sistema. La sua narrativa- presentata come scientificamente indiscutibile- è in fondo semplice: è in atto un cambiamento climatico su scala planetaria che aumenta le temperature, la cui origine è antropica. Ossia è l’uomo, con la sua azione, a modificare il suo ambiente sino a distruggerlo. Il nemico principale è individuato nell’anidride carbonica (CO2) la cui concentrazione è in aumento. Eppure, qualcuno contesta l’assioma: gli attuali livelli di CO2 sarebbero inferiori ad altre epoche. La concentrazione media di CO2 nei precedenti 600 milioni di anni, affermano, era largamente superiore a quella attuale, in concomitanza con un’attività solare bassa, il che spiegherebbe i cambiamenti climatici che da sempre interessano il nostro pianeta indipendentemente dalle attività umane. 13 Uguali, enormi dispareri sugli obiettivi di riduzione dell’energia di origine fossile, l’altro mantra ecoclimatico. L’obiettivo per il 2050 è il cosiddetto Net Zero, ovvero emissioni zero di gas serra contro il riscaldamento climatico. Irraggiungibile: nel 2000 l’energia prodotta da prodotti fossili era il 76,8 del totale. Nel 2023 il 76,5 per cento. (fonte Energy Institute. Statistical Revue of World Energy 2024)
Dalla supposta catastrofe climatica ci si salva modificando in maniera totale la nostra vita. La specie umana è la nemica dell’ambiente; il pianeta sta morendo di riscaldamento e inquinamento. Le due questioni, assai distinte, vengono spesso affrontate come un unico problema. Il pericolo è immediato: non si può attendere un attimo. I militanti ostentano aspetto corrucciato, toni apocalittici, moralismo esacerbato. Non pochi seguaci sono animati da un fondamentalismo iracondo, impaurito, che sta facendo male a un’intera generazione. Alcuni movimenti hanno denominazioni ansiogene, da fine del mondo: Ultima Generazione, Extinction Rebellion. L’invito- l’obbligazione imperiosa- è a comportamenti ecologicamente virtuosi (meno sprechi, minori consumi, riconversione industriali, fine della dipendenza dell’intero sistema economico e produttivo dai combustibili fossili, adesione alle campagne anti nataliste). La falla del sistema è doppia: il cambio climatico sussiste da milioni di anni; dunque, non può essere attribuito all’azione umana (benché assai rilevante) degli ultimi decenni. Quanto alla CO2, la sua eccessiva concentrazione ha effetti deleteri, ma l’anidride carbonica è uno degli elementi che rendono possibile la vita sulla Terra. Ciò che maggiormente sorprende della transizione green è che sia promossa dalla stessa classe dominante che ha prodotto il sistema tecno industriale ed energetico sotto accusa. Resipiscenza? Senso di responsabilità? Piuttosto la volontà di convertire i modelli produttivi ed energetici ponendo i costi a carico di tutti. Il meccanismo è geniale: il Dominio modifica le sue priorità con costi – umani, economici, esistenziali- giganteschi. Dobbiamo essere noi – i popoli della terra- a chiedere, invocare, imporre la transizione, felici di pagarne il prezzo. Il peso dei terrori climatici è sorprendente. La scrittrice tedesca Verena Brunschweiger, sostiene che “i bambini sono la cosa peggiore che si possa fare all’ambiente. Sono i più grandi killer climatici, quindi una vita senza figli è l’unica via razionale, etica e moralmente giustificabile per uscire dalla miseria climatica verso cui il mondo si sta dirigendo. Per ogni bambino che non mettiamo alla luce, risparmiamo 58,6 tonnellate di CO2 all’anno”. 14 Contemporaneamente, viene propagato un odio di sé del genere umano favorevole alla diminuzione della popolazione voluta dal Dominio, che di noi ha sempre meno bisogno (automazione, robotica, tecnologie informatiche, Intelligenza Artificiale). Il biologo Paul R. Ehrlich profetizzò nel 1968 che nel successivo decennio centinaia di milioni di persone sarebbero morte di fame a causa dell’inquinamento e della sovrappopolazione: “C’è troppa gente sul pianeta e chiunque abbia più di due figli dovrebbe essere visto come un pericolo”. 15 Sono sorte associazioni che promuovono l’estinzione umana in favore della conservazione della vita sulla Terra. Esiste finanche un Movimento Volontario per l’Estinzione Umana, il cui motto è : salva il pianeta: suicidati. Gli assi della proposta sono: non avere figli, suicidarsi, abortire, praticare il cannibalismo per non nuocere ad altre specie animali e, in materia sessuale, compiere solo atti sodomitici per non procreare. Pochi fanatici, certo, ma in linea con le quattro transizioni.
§6 La transizione digitale
La digitalizzazione, nel campo dell’informatica e dell’elettronica, è il processo di trasformazione di un’immagine, di un suono, di un documento in un formato interpretabile da un computer, un codice binario in cui tutto è rappresentato da combinazioni di zero o uno, quindi da stati del tipo acceso/spento. Il suono di un brano musicale su un disco di vinile è riprodotto in forma analogica (continuo). Lo stesso brano riprodotto tramite un computer ne rappresenta il formato digitale (discreto, cioè costituito da elementi isolati) Questa è la definizione di un concetto che sta trasformando non soltanto la tecnologia, ma il nostro essere nel mondo. La transizione digitale trasforma tutto, anche noi. Le macchina, nella nuova configurazione, acquisisce possibilità incalcolabili, applicabili in ogni ambito. Il sistema digitale ha colonizzato lo spazio pubblico, imponendo le proprie regole, lasciandoci privi di reali libertà. Tutte le nostre attività ne vengono assorbite. Non soltanto comunicazione e intrattenimento, ma lavoro, religione, istruzione, servizi pubblici, finanza, acquisti, vendite, politica, sessualità. La distinzione pubblico -privato si è dissolta. Il digitale vive di dati, estratti da tutto ciò che facciamo, vediamo, dalle relazioni che intratteniamo, dalle preferenze e dalle idiosincrasie. Big Data 16memorizza tutto mentre i sistemi di censura e i revisori dei contenuti controllano e spesso sopprimono le opinioni dissenzienti. Il sistema digitale è la dittatura perfetta. Dati e informazioni costituiscono un’infrastruttura strategica del XXI secolo. La rivoluzione digitale ha cambiato irrevocabilmente le nostre vite. Abitiamo la rete, convinti che sia solo un mezzo di comunicazione. Più potente e pervasivo di ogni altro, ma un mezzo. Siamo oltre: la tecnologia colonizza, penetra, detta tempi, ritmi: è tutto fuorché neutra, come i suoi padroni. La megamacchina cambia tutto: non spendiamo più il nostro denaro, ma addebitiamo somme su conti controllati da remoto; veniamo obbligati a possedere delle card con chip (presto entreranno nel corpo) il cui contenuto è la storia dettagliata della nostra vita. Non abbiamo più una sfera privata, intima, uno spazio inviolabile: tutto è a disposizione di chi accumula, processa, mette a confronto, elabora dati.
La tecnologia ha dei padroni: potere industriale, tecnico, politico, finanziario, militare. Internet nacque da ricerche dell’esercito americano volte a collegare i computer militari alla catena di comando. La collaborazione con geniali ingegneri informatici ha condotto al suo sviluppo planetario e prodotto l’immensa potenza tecnoscientifica di giganti come Apple, Microsoft, Google, Amazon, Facebook, Tesla. Si tratta di un colossale apparato di potere, più forte degli Stati. Le tecno corporazioni sono diventate entità complesse in grado di interloquire con gli Stati da posizioni di forza, con uno sterminato numero di utenti dipendenti dai servizi offerti per ogni azione della vita quotidiana, in un rapporto di assoluta dipendenza. Le tecnologie digitali hanno semplificato moltissime azioni che necessitavano di ragionamenti, diminuendo le nostre capacità logiche. Pensiamo all’uso dei navigatori che ci esime dal senso dell’orientamento (c’è Google Maps), alle rubriche digitali e ai motori di ricerca che limitano le nostre capacità mnemoniche, alle mille funzioni delle calcolatrici che rendono pressoché inutile esercitare il pensiero astratto alla base della matematica. È in pericolo la parte cognitiva del nostro cervello; declina la nostra capacità di giudizio, individuale e collettiva. Ogni risposta è a disposizione, predisposta da algoritmi, sequenze matematiche sempre più precise, potenti e onnicomprensive, che dettano il ritmo- non è un gioco di parole- a centinaia di milioni di vite. Non c’è una data precisa in cui la tecnologia digitale ha preso possesso delle nostre vite. Alcuni la fissano al 1 gennaio 2003, tra la fondazione di Google e Facebook e il lancio dell’iPhone. In questo primo tratto del XXI secolo siamo stati letteralmente attraversati da una transizione insieme antropologica (l’Homo digitalis è una specie nuova), politica ( i padroni delle tecnologie digitali impongono idee e visioni del mondo) economica ( la vittoria schiacciante del modello di consumo) e civile ( il progetto di controllo sociale, intellettuale h.24 delle tecno corporazioni). Basta avere uno smartphone in tasca, anche spento, perché la nostra posizione, il nostro itinerario sia noto a chi ci guadagnerà sopra. Riceviamo senza farci gran caso pubblicità personalizzate, ci giungono suggerimenti per i nostri prossimi comportamenti. La mega macchina sa. Dove siamo, perché (abbiamo fatto le nostre ricerche preventive attraverso di lei…) anticipa, prevede, accompagna le nostre mosse. È il Grande Fratello realizzato con il nostro contributo. Moltissimi ne sono soddisfatti. Regaliamo noi stessi alle tecno corporazioni. L’uomo medio scambia volentieri la libertà- fatta di autonomia, autocoscienza, responsabilità, scelta consapevole- con la comodità . L’universo digitale ci blocca in un’infanzia perenne: il bambino è più plasmabile, cede facilmente alla seduzione, necessita di guida, protezione, di soluzioni facili, comode. Proprio quello che serve alla megamacchina per rinchiuderci nella prigione digitale. L’immaturità determinata dall’uso massivo delle tecnologie dominanti è una malattia del nostro tempo.
Secondo il filosofo Byung Chul Han “il sistema sociale espone oggi tutti i suoi processi a un obbligo di trasparenza al fine di standardizzarli e di accelerarli. “. 17 La natura umana ha bisogno di sfere in cui possa sostare in sé, senza lo sguardo dell’Altro. L’ eccesso di illuminazione provoca un effetto che la psicologia chiama burnout, un incendio spirituale, una sindrome di esaurimento emotivo, depersonalizzazione, derealizzazione. I pericoli della megamacchina sono molteplici: pensiamo a strumenti come il green pass, alla carta d’identità digitale, ai cosiddetti ID wallet, il portafogli digitale individuale in cui sono immagazzinate tutte le informazioni che ci riguardano, che sono la nostra vita. Non più nostra, a disposizione dei dominanti. La macchina fa tutto, sostituendosi al cervello, sovrapponendo il suo giudizio- superiore, algoritmico- al nostro. Le sue risposte confezionate sono ammantate di indiscutibilità e di onnipotenza. È il soluzionismo: a tutto esiste una risposta offerta dalla tecnica, insieme modello di governo e programma esistenziale. Unico difetto: è concepito ed utilizzato contro la persona umana e le libertà. Anziché governare le cause dei problemi, operazione che richiede coraggio, immaginazione, flessibilità mentale, si limita a controllare gli effetti per offrire la soluzione a uso della massa. Una dolce droga per schiavi soddisfatti. La tecnologia non ha altro scopo che funzionare. I fini sono di chi la alimenta, controlla, impone. Sorveglianza, dominio sulla società, controllo: la Matrix 18 perfetta. Come l’impianto di chip nel corpo umano. Il minuscolo apparecchio è governato da remoto. A regime, l’obiettivo è il controllo del telefono e del computer e, attraverso di essi, di altri dispositivi. Addirittura, prima o poi, con il pensiero: telepatia artificiale. Fornirà alcuni benefici, ma intanto un apparecchio artificiale– chi lo possiede, detiene e utilizza – prenderà il controllo sull’ essere umano. La sorveglianza, che avanza e preoccupa per la sua pervasività, si trasforma in normalità. Qual è la libertà, il libero arbitrio di un essere dentro il quale un apparato interagisce con altri apparecchi artificiali (anch’essi posseduti, vigilati e diretti dai padroni della tecnologia, a ogni effetto padroni del mondo) ricevendo indicazioni, disposizioni, ordini ? Qual è il rapporto tra il ricevente –cervello e coscienza- e il sistema direttivo che fornisce gli input? Avremo ancora una sfera personale, un foro interiore? L’ibridazione con la macchina avrà dei limiti, la filosofia, il libero pensiero, la stessa scienza, la politica, la sfera pubblica, le religioni e le tradizioni spirituali potranno ancora dire la loro? Oppure la tecnostruttura ha già deciso per tutti e diventa tecnodominio, potere sulla vita? Chi controllerà i controllori, se possiedono mezzi di una potenza così grande? Non siamo sulla strada di creare due specie distinte, l’umanità comune colonizzata dall’artificiale, e “loro”, i tecnologi, i tecnocrati, padroni di mezzi che eccedono l’uomo e lo rendono un essere manipolato, eterodiretto, ossia, se le parole hanno un senso, uno schiavo?
Segue……
Roberto Pecchioli
NOTE AL CAPITOLO I
1. https://www.filosofico.net/diegofusaro/la-profezia-pasolini-la-nuova-inquisizione-dei-chierici-sinistra/
2.Coscienza infelice è un’espressione usata da G.W.F. Hegel nella Fenomenologia dello spirito per descrivere la lacerazione del rapporto dell’uomo con l’immutabile e il trascendente.
3.Hybris in greco classico significa tracotanza, arroganza. La superbia umana che non conosce limite, il peccato più grande per i Greci.
4.Gaia ( da ghé, il greco terra) è il nome del nostro pianeta visto come un organismo vivente. Il termine fu coniato da James Lovelock (1919-2022) nel saggio L’ipotesi Gaia(1990).
5.La frase There is no alternative fu pronunciata negli anni 80 del Novecento dalla primo ministro inglese Margaret Thatcher a supporto dell’economia liberista.
6. Per il filosofo Nietzsche (1844-1900) la trasvalutazione di tutti i valori ( Umwertung aller Werte) è un concetto filosofico che invoca il capovolgimento dei valori generati dalla “morale degli schiavi” di matrice giudaico-cristiana.
7. https://www.msn.com/it-it/salute/other/l-intelligenza-artificiale-sostituir%C3%A0-gli-esseri-umani-in-tanti-ruoli-dice-bill-gates/
8. La citazione è tratta da Nuova Atlantide, l’opera più importante del filosofo e scienziato inglese Francis Bacon (1561-1626), considerato il fondatore del pensiero scientifico.
9. L’ultima domanda è un racconto fantascientifico di Isaac Asimov del 1956. La citazione è tratta da Il meglio di Asimov, volume II. Arnoldo Mondadori Editore, 1975.
10. Bibbia, Genesi (1,27).
11, Arnold Toynbee ( 1889-1975) storico inglese. Civiltà nella storia (1949); Il mondo e l’Occidente (1953).
12. Schwa, una specie di e rovesciata , è un segno usato in linguistica per indicare un suono vocalico intermedio. Viene utilizzato in ambito culturale ultra progressista nelle finali di parola per non indicare il genere maschile o femminile di una persona, un nome, una professione.
13. https://skepticalscience.com/translation.php?a=66&l=17
14. V.Braunschweiger, Kinderfrei statt kinderlos, citato da J.M. Làinz in https://gaceta.es/opinion/salva-el-planeta-suicidate-20250217-0500/
15. Paul R. Ehrlich, The population bomb. Op.cit.
16.Big data è il nome collettivo attribuito alle aziende e al sistema legato alla raccolta di dati informatici per scopi commerciali, conoscitivi e politici.
17.Byung Chul Han (1959- ) Filosofo coreano di lingua tedesca.
18. Matrix è il titolo di un film di fantascienza dei fratelli Paul e Larry Wachowski, che narra di un mondo virtuale creato al computer per tenere sotto controllo il mondo reale.