La gaffe della Von der Leyen sulle perdite ucraine – La baronessa Von der Leyen è incorsa, di recente, in un brutto pasticcio ma seppur occultato dalla omertosa compiacenza e dal silenzio dei nostri media, il danno di per sé rimane. In un discorso circa il futuro utilizzo dei 320 miliardi di dollari di risorse finanziarie congelate alla Federazione Russa – che non sono soldi degli spregevoli oligarchi, come scritto da svariate testate nostrane, quelli contano per circa 19 miliardi sul totale ovvero poco più del 5%, ma riserve della Banca Centrale Russa, ovvero soldi pubblici russi del popolo russo – si è lasciata andare un commento circa le perdite dell’esercito ucraino.
La maldestra dichiarazione
Il capo della Commissione Europea ha parlato di “oltre 100.000 soldati ucraini uccisi”, suscitando subito le ire di Kiev che, dal canto suo, dichiara perdite tra i 10.000 e i 13.000 uomini.
Tweet cancellato, dichiarazione e video rimossi prontamente dal sito della Commissione Europea, comunicato di scuse e precisazioni secondo il quale il numero fornito in realtà sarebbe riferito complessivamente a “morti e feriti” e proveniente da “fonti esterne” e comunque “volto principalmente ad indicare la brutalità russa”, della serie se riguarda i russi le possiamo sparare grosse, che volete che sia?
La pezza delle “fonti esterne” sembra un indiretto richiamo ad una dichiarazione rilasciata circa un mese fa del generale Milley, capo di stato maggiore dell’esercito americano, il quale a sua volta aveva dichiarato che complessivamente le perdite tra morti, feriti, dispersi e prigionieri ammonterebbero a “circa 100.000 per entrambi i lati”.
Una dichiarazione quindi sicuramente più bilanciata di quella della Von der Leyen e più favorevole a Kiev ma, ovviamente, non necessariamente veritiera.
D’altra parte, quella della Von der Leyen sembra a tutti gli effetti una gaffe in piena regola, come gli affrettati e grossolani tentativi di porvi rimedio.
Abituata, evidentemente, a trattare i numeri di Europea Stability Mechanism, NextGenerationEU, Transmission Protection Instrumentum e altri strumenti figli del bizantinismo finanziario tipico della UE – i cui dettagli restano noti alla cerchia di optimates dell’eurozona, per lo più cortigiani di Bruxelles – la baronessa sembra aver sciorinato il numero di 100.000 caduti, probabilmente reale, che sarebbe dovuto restare secretato per il pubblico, senza preoccuparsi troppo dell’impatto che una tale notizia potesse avere sul morale degli ucraini, in particolare delle truppe combattenti.
Il tributo di sangue dell’Ucraina
A tale numero si devono aggiungere i feriti, i dispersi, i prigionieri, le perdite di Kiev potrebbero facilmente aggirarsi tra le 200/250mila – considerando al ribasso il classici rapporto 3-4 feriti per ogni morto – più fonti, infatti, attestano un’alta mortalità dei feriti ucraini a causa della scarsa assistenza medica prestata al fronte – ovvero quasi un quarto degli uomini che l’Ucraina ha a disposizione tra soldati regolari, riservisti richiamati, uomini della guardia nazionale e della difesa territoriale.
Un numero enorme che può facilmente far sorgere il dubbio su quanto ancora le forze armate ucraine possano sopportare lo scontro con l’esercito russo.
I numeri della Von der Leyen, se da una parte screditano le comunicazioni ufficiali di Kiev, dall’altra rinfrancano quelle di Mosca.
A settembre, infatti, il Ministro della Difesa russo, Shoigu, aveva parlato di circa 61.000 morti ucraini e 49.000 feriti, 110.000 perdite in tutto.
Considerando che i combattimenti tra ottobre e novembre sono stati particolarmente intensi, con grande spesa dell’esercito ucraino lanciato alla controffensiva su più fronti, sembra quindi lecito pensare che i 110.000 morti annunciati da Shoigu fossero reali.
D’altra parte, recenti analisi sui necrologi apparsi nei vari oblast dell’Ucraina sembrano suggerire la cifra di 102mila caduti, numeri coerenti con quanto espresso della Von der Leyen.
È doveroso per equità fare una considerazione anche sulle perdite russe.
Gli ucraini, da parte loro, dicono di aver genericamente “eliminato” circa 90.000 mila russi, senza specificare se il termine “eliminato” stia ad indicare solo i morti o morti e feriti.
L’americano Milley ha ritoccato al rialzo questa cifra arrivando a 100.000 specificando che si tratta di perdite globali.
Le perdite russe
Un’analisi sui necrologi russi condotta dalla BBC è arrivata a contare circa 9.500 caduti delle forze armate russe, a questi si dovrebbe però applicare un rateo di feriti più convenzionale rispetto agli ucraini, ovvero un possibile rateo di 4 feriti per ogni caduto. Si arriva così a circa 50.000 perdite.
A queste vanno poi aggiunte le perdite dell’esercito congiunto della Novorussya ovvero le milizie di Donetsk e Lughansk.
Donetsk, in particolare, è sempre stata molto trasparente al riguardo e ha dichiarato recentemente di lamentare 4.900 caduti e 19.000 feriti, numeri spaventosi se si considera che la forza militare della Città-Stato di Donetsk non può superare i 100.000 uomini. Lughansk non ha mai dichiarato le proprie perdite, ma stimando che le sue forze sono circa la metà di quelle di Donetsk, si possono considerare circa 2.500 morti e 10.000 feriti.
Tra forze armate russe e separatisti del Donbass si arriverebbe così ad un totale di 17-18mila morti e 65-70mila feriti.
Numeri spaventosi che però possono essere assorbiti dalla Russia, che dispone di un esercito regolare di 1.1 milioni di uomini al netto dei riservisti mobilitati che per lo più sono ancora in addestramento. Quanti ucraini vogliono ancora sacrificare la NATO, Biden, la Von der Leyen, prima che comunque si arrivi all’inevitabile?