La deriva commerciale della Notte della Taranta – La venticinquesima edizione della Notte della Taranta, svoltasi alla fine di agosto 2022 a Melpignano, davanti allo storico convento degli agostiniani, nonostante il successo mediatico – anche la RAI l’ha mandata in onda – non è piaciuta del tutto al pubblico salentino che si è sentito in buona misura tradito.
Un successo internazionale
È vero che buona parte della folla era costituita da turisti venuti da ogni parte d’Italia, ma quello che è un evento tradizionale e identitario, radicato nella cultura e nell’anima della “terza Puglia” è risultato contaminato e inquinato dalla presenza di diversi per così dire corpi estranei al punto che in tanti ne hanno visto quasi una copia del Festival di Sanremo.
Persa l’anima dell’evento
Sul palco, al fianco dei tradizionali organizzatori, erano presenti personaggi che con il mondo della pizzica e della taranta non hanno niente a che spartire. Il nominato maestro concertatore Dardust, pseudonimo di Dario Faini, marchigiano, o anche Madame, pseudonimo di Francesca Calearo, vicentina, o Samuele Bersani, riminese, sono persone del tutto estranee alla Grecia salentina e molti si sono chiesti a che titolo fosse stato invitato l’artista Stromae, pseudonimo di Paul Van Haver, rapper afrobelga, con i ritmi binari delle danze popolari pugliesi.
La RAI dietro le quinte
Emblematica del clima avvelenato è stata anche la cacciata dal “backstage” di Antonio Castrignanò, uno dei padri della manifestazione dalla quale si era comunque allontanato già qualche anno fa in segno di protesta verso la deriva commerciale voluta da diversi sponsor tra cui la RAI.
Il fatto che sia stato gettato alle ortiche il progetto di valorizzazione culturale del territorio pugliese ha messo sotto accusa un po’ tutti a partire dai vertici della Regione Puglia che si sono resi complici di queste manipolazioni insieme al Comitato organizzatore e a quello scientifico della Fondazione della Notte della Taranta.
Una contaminazione politica
A dire il vero la cosiddetta contaminazione, partita già qualche anno fa con l’affidamento della direzione artistica al musicista di Serajevo Goran Bregovic che, in un tentativo maldestro di manipolazione politica, arrivò a cantare Bella Ciao davanti ad un pubblico abbastanza sgomento, non è avvenuta per caso.
In un’epoca di globalizzazione e di multiculturalismo molto spesso imposti dall’alto, una manifestazione fortemente radicata nella cultura popolare, non può che risultare scomoda, soprattutto se ad essa si accompagnasse, come fatalmente stava per accadere e in fondo prima o poi accadrà, un risveglio nazional identitario nella decina di gruppi musicali sorti nel Salento, da Taranto in giù, negli ultimi venticinque anni.
Nicola Cospito