La crisi del sindacato italiano – Qualche decennio addietro, quando si parlava di sindacato, seppur con differenti visioni e opinioni, si potevano considerare personaggi come Giuseppe Di Vittorio o Giovanni Allegato: uomini coraggiosi, schierati dalla parte dei lavoratori, disposti anche a sacrifici personali, quali la galera o la morte.
Cosa resta delle battaglie sindacali
Oggi, anni e anni dopo, proprio il sindacato confederale è diventato, negli anni, la prima linea nemica dei lavoratori. Si potrebbe parlare di vere e proprie guardie bianche tra i lavoratori, con il compito di tenerli a bada e sotto controllo, ricattarli, addirittura svenderli in cambio di prebende.
Dalla parte della finanza
Molte sono state le conferme in questo senso, d’altra parte la distruzione dello stato sociale è passata sempre per l’avallo di questi menzogneri rappresentanti dei lavoratori, che da difensori dei diritti sono diventati strumento di delegittimazione di anni e anni di lotte sindacali, tradendo la missione intrapresa.
In questi giorni, mentre una conciliante Meloni parla di cammini condivisi con le parti sociali, riguardo le prossime manovre del governo in tema di tasse e lavoro, è trapelato che la CGIL già stia organizzando preventivamente le proteste contro l’Esecutivo.
La difesa delle prebende
D’altra parte, la CGIL non deve difendere più nulla se non il proprio potere, sempre più forte grazie ai governi che si sono succeduti negli anni, specie quelli di centrosinistra o cosiddetti “tecnici”.
Sovente, infatti, i dirigenti aziendali sono al contempo dirigenti sindacali e, spesso, nelle medesime aziende a lavorare sono mogli, figli e parenti dei vari sindacalisti. Inoltre, il sindacato, oggi, spesso gestisce a livello finanziario il TFR scippato ai lavoratori, tanto che i sindacalisti sono riusciti a trasformarsi in apprendisti banchieri, una soluzione ghiotta e fruttifera per i traditori dei lavoratori.
Una proposta di riforma
Tuttavia, in questa squallida e consolidata vicenda all’italiana, stupisce la risposta politica di FdI e del centrodestra, che molto timidamente si interrogano sulla legittimità degli attacchi ricevuti, mentre un governo di veri patrioti si sarebbe dovuto porre ben altri quesiti, accettando finanche la sfida di uno scontro sociale, purché contro queste associazioni paladine dello sfruttamento e dell’oppressione.
Un’ottima proposta sarebbe quella di abolire una delle due camere per sostituirla con una camera delle rappresentanze sociali e produttive, così da avere degni difensori di tutti i lavoratori per ogni settore produttivo del Paese. Purtroppo, però, questo non è argomento per la ultra liberista Meloni, troppo impegnata a fare buon viso a cattivo gioco, pur di mantenere il potere nel suo partito personale, piuttosto che fare concretamente l’interesse dei cittadini italiani, i cui bisogni sono sempre più distanti dalla classe politica di governo.