OLTRE I MITI DA FOULARD ROSSO: LA VERA STORIA DELLA COMUNE DI PARIGI
Nella nostra epoca, caratterizzata dal Predominio culturale delle Sinistre Rosse e Anticattoliche (e che dominano quindi anche la narrazione storiografica) sono stati eretti dei simboli, dei veri e propri altari laici che troneggiano nella storia e che è quasi impossibile criticare, pena la scomunica dalla Chiesa Liberal-laicista: la Rivoluzione Francese, il Risorgimento, la Riforma Luterana…e la Comune di Parigi.
L’eroica rivolta dei poveri e degli ignoranti, il popolo tutto che si solleva contro le bieche élites dei Borghesi e dei Preti, le bandiere rosse che garriscono fiere sulle barricate e il massacro Reazionario dei rivoluzionari di buona volontà, che avevano la sola colpa di volere un Futuro migliore.
Questa è la mitologia “da foulard rosso”.
La storia (come sempre accade) è un po’ più complicata.
Perciò, da Cattolico Tradizionale e da convinto Anti-Socialista, vi racconterò l’altra faccia del Mito della Comune (provando comunque a restare il più oggettivo possibile).
LA FRANCIA DEVASTATA DALLA GUERRA E DALL’INSTABILITÀ POLITICA
Facciamo un rapido quadro della situazione francese in cui sorse quella breve ma feroce esperienza politica.
Nel 1870, dopo la tremenda disfatta di Sedan nella Guerra Franco-Prussiana, l’Imperatore Napoleone III si era visto costretto ad abdicare dissolvendo così il Secondo Impero Francese e permettendo così la proclamazione della Terza Repubblica.
Il 28 Gennaio del 1871 la Francia disputa un primo armistizio con la Prussia, ormai prossima a trasformare in realtà il sogno della Nazione Tedesca Unita.
Con la caduta del detestato regime Bonapartista, la proclamazione della Repubblica e la fine della disastrosa guerra contro i Prussiani che sembra avviarsi alla conclusione, la Francia sembra avviarsi verso la quiete dopo la tempesta.
E invece, sotto la cenere e le macerie, cova un nuovo e imprevedibile incendio che avvolgerà (letteralmente) la Ville Lumière.
LA FRANCIA RURALE CONTRO LA CAPITALE
Mentre infatti il resto della nazione accoglie, chi più chi meno, la transizione repubblicana, nelle periferie povere e nei quartieri operai della capitale stanno ribollendo senza sosta i sentimenti più estremi ed eversivi propri del Socialismo più Rosso, di matrice Giacobina e Anticlericale.
L’8 Febbraio 1871 , con il paese ancora straziato dalla guerra e in parte occupato dalle truppe prussiane, la Terza Repubblica va alle urne per le elezioni legislative.
I risultati sono sorprendenti: a stravincere con un netto 64,6% è il Fronte Conservatore, con al suo interno lo zoccolo duro dei Monarchici Legittimisti più ferventi che ottengono addirittura un 28,5%.
Questi risultati sono il grido altissimo della Francia rurale, dei villaggi, delle chiese di campagna e dei contadini.
Quella Francia rurale profondamente orgogliosa dell’unione delle sue piccole comunità di villaggio e dell’etica del lavoro duro, così diversa dalla Parigi mondana ed edonista.
Quella Francia ancora profondamente leale agli ideali Monarchici più ferventi e alla più ardente fede Cattolica, così distante dalla Parigi “Giacobina, Perversa e Atea”, come viene definita dai curati di provincia.
Quella Francia rurale che è ormai stufa di venir derubata dal governo di Parigi dei suoi figli migliori e di essere costretta a veder morire i suoi campi.
I rossi parigini
Il Fronte Conservatore, e in particolare i Legittimisti, si schierano convintamente su posizioni pacifiste, volte a terminare le ostilità con la neonata Germania.
Tuttavia, nonostante questo sia il sentire maggioritario del popolo francese, Parigi comunica di pensarla diversamente: ben 36 dei 43 deputati eletti nella capitale fanno parte della Sinistra Repubblicana più Estremista.
E i Rossi parigini, animati da un feroce nazionalismo giacobino, sono ardentemente a favore del proseguimento della guerra, convinti che il nuovo governo “boia” di questa repubblica borghese, voglia consegnare la Francia e il suo popolo alla sconfitta e al disonore.
Insomma…l’Estrema Destra è rispettosa e pacifista, l’Estrema Sinistra si dimostra intollerante e violenta.
“Nihil novum sub sole”. Già nel 1871.
L’orgoglio della Parigi Rossa, che già dal Settembre 1870 sta subendo il durissimo assedio Tedesco, riceve altri due colpi tremendi.
Il primo è il già citato Armistizio del 28 Gennaio che vede la Francia cedere alla Germania sia l’Alsazia che la Lorena.
E il secondo è la notizia dello spostamento del Governo Repubblicano da Parigi a Versailles, la “città del re”.
Per i parigini più Giacobini e Anti-Monarchici, questi fatti non sono che le definitive prove della malafede del governo “borghese e clericale” del presidente Thiers.
LA RIVOLTA DEL 18 MARZO
Gli afflati rivoluzionari della Capitale Rossa hanno trovato il loro braccio armato nella Guardia Nazionale, la milizia popolare armata per mantenere l’ordine nel paese.
O per gettarlo nel caos.
Con la guerra e l’ormai lunghissimo assedio, sempre più operai hanno perso il lavoro, trovando così un riparo economico di emergenza arruolandosi nella Guardia, che in pochi mesi è stata letteralmente colonizzata dai socialisti.
Il Governo Thiers, reputando il Corpo parigino un “pericolo rosso” nella notte tra il 17 e il 18 Febbraio manda le truppe a Montmartre per requisire i cannoni in dotazione alla Guardia.
La notizia arriva a Parigi e presto si diffonde tra il popolo a macchia d’olio.
La mattina del 18 una grande folla di cittadini e di militi della Guardia, si riversa nel quartiere opponendosi alle truppe governative.
Il capo dei soldati di Versailles, lo spietato generale Lecomte, ordina ai suoi di far fuoco sui civili, incurante della presenza di donne e bambini.
Tuttavia la truppa non solo non esegue l’ordine, ma fraternizza con i rivoltosi.
In breve tempo il Lecomte è disarcionato e viene fucilato sul posto dai suoi stessi uomini.
Verrà riconosciuto e fucilato anche il generale Clement Thomas (quel giorno in abiti borghesi), altra personalità molto detestata dal popolo e dalla Guardia Nazionale.
La Guardia, in poco tempo, occupa il centro cittadino, erige barricate e ricaccia i pochi regolari rimasti leali a Versailles fino al Campo di Marte.
A Parigi è scoppiata la Rivoluzione Rossa.
FORZATURE DEMOCRATICHE E LA MASSONERIA AL POTERE
I Comunardi occupano la maggior parte degli uffici del potere e le caserme.
Per provare a legittimare con la Democrazia la loro presa del potere, essi indicono le Elezioni Municipali, che si tengono il 25 Febbraio.
Elezioni che vengono offuscate da un’astinenza del 52% causata in parte dal fatto che moltissimi cittadini hanno lasciato la città a causa dell’assedio e i parte dal timore che molti elettori Anti-Comunardi hanno di eventuali violenze rosse alle urne.
Votano solo 230.000 dei 475.000 aventi diritto.
Pur non ottenendo un successo totale, la Comune ottiene una chiara vittoria: 190.000 voti a favore contro “solo” 40.000 contrari.
Sugli 85 deputati comunali eletti in città, ben 70 sono Comunardi e ben presto i 15 di opposizione si dimettono o per dissenso o per paura di violenze politiche.
Voglio sottolineare inoltre che, di quei 70 deputati rossi, presunti alfieri di una rivoluzione “operaia” solo 6 erano operai.
Gli altri erano 33 piccoli borghesi e ben 24 professionisti liberali o intellettuali (giornalisti, medici, avvocati,…)
La composizione politica è un coacervo di vetero-giacobini, radicali, socialisti e anarchici di fede Blanquista o Proudhoniana.
Per quanto riguarda la composizione religiosa tra Atei militanti, Anticlericali arrabbiati, Cristiani Liberali, risalta particolarmenre il 25% circa di Massoni.
Insomma…grazie alla Comune e alla sua lotta per la “libertà di culto” il Municipio di Parigi passato dal Crocifisso all’Occhio che Tutto vede.
E nella prossima parte vedremo che tipo di cura avrà la Parigi Rossa della Libertà, della Pace e della Democrazia.
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