La Cina secondo Henry Kissinger – Ursula Von der Leyen è andata a Kiev per rassicurare Zelensky e parlare di allargamento dell’Unione Europea all’Ucraina.
Questa mossa, apparentemente inaspettata da parte dell’UE rientra all’interno del nuovo progetto occidentale che mira a far finire il conflitto con la Russia. La zona critica è il Medio Oriente, dunque Biden non può permettersi due fronti di guerra.
Secondo l’emittente USA, NBC, che dice di avere come fonte funzionari dell’amministrazione americana, gli stati Uniti e la UE hanno iniziato a discutere con l’Ucraina di possibili negoziati di pace con la Russia e di ciò a cui Kiev dovrebbe rinunciare per raggiungere un compromesso.
Rotta verso l’armistizio
Nel frattempo, il Presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, che già una settimana fa si era espresso, in favore dei negoziati di pace tra Ucraina e Russia, nell’ottica di un compromesso che lasci ai russi le regioni annesse, ha inaugurato la nuova centrale nucleare costruita dall’azienda di Stato russa Rosatom.
Sabato 4 novembre, in Russia si è celebrata la Giornata dell’Unità Nazionale, in cui il Presidente della duma Viaceslav Volodin ha osservato sul suo canale Telegram che oggi questa ricorrenza suona in modo speciale: insieme supereremo sicuramente tutte le difficoltà, perché l’unità del popolo fa la forza.
Curiosamente, anche l’Italia celebra contemporaneamente la festa dell’Unità Nazionale, sebbene lo spirito realmente patriottico sembrerebbe molto lontano da quello russo.
Intreccio Biden-Cina
È noto che la Cina non è mai particolarmente appariscente nei suoi interventi pubblici; dunque, è il Congresso USA a rendere pubblico un assegno da 40.000 dollari intestato all’attuale Presidente Joe Biden, che farebbe parte di un fiume di denaro partito dalla Repubblica popolare e finito sui conti del fratello James e del figlio Hunter.
La Casa Bianca ha sempre negato coinvolgimenti. In uno sguardo d’insieme, possiamo dire che oggi vediamo all’orizzonte un’escalation nucleare, un paventato shock energetico, il crollo delle temperature, mentre il rapporto tra Roma, Parigi e Berlino è altalenante e, spesso, precario.
L’anomalia cinese
Tornando alla Cina, che è la Nazione più forte e importante, nello scacchiere geopolitico attuale, è particolarmente interessante leggere Henry Kissinger, il centenario (1923) e lucidissimo consigliere stratega statunitense più ascoltato dall’establishment degli Stati Uniti, il quale ha potuto mantenere contatti e discussioni con ben quattro generazioni di leader cinesi.
Riflettendo sull’unicità di questa grande civiltà, Kissinger ricorda le parole di un sacerdote missionario del XIX secolo, padre Regis-Evariste Huc, che scrisse della sua peculiarità era quella di esistere da un’era estremamente remota e di aver mantenuto sostanzialmente intatti il suo status, la sua identità, la sua tradizione.
Tutti gli altri popoli della Terra hanno, invece, un inizio ben precisato dai documenti storici, una prima parte embrionale, varie fasi di sviluppo e mutamenti, in un ciclico progredire.
Nel racconto di Kissinger
Un esempio emblematico, che Kissinger ci ricorda, è che quando nel II millennio a.C., durante la dinastia Shang, furono inventati i caratteri di scrittura cinese, ancora oggi utilizzati da oltre un miliardo di persone.
L’anziano analista geopolitico statunitense ricorda la lunga storia della Cina, i rapporti con Mao, i tentativi di conciliazione e cooperazione, le crisi nel confronto con un sistema comunista, la guerra in Vietnam, in Corea, le diffidenze reciproche, le ostilità, l’operato di intelligence e, sebbene non lo dica, la sua capacità diplomatica assolutamente pragmatica nel portare a casa ciò che era nell’interesse del suo Paese e degli Alleati, concedendo, almeno apparentemente, alla potenza cinese una sorta di autonomia dal classico imperialismo a stelle e strisce, imposto nel resto del mondo.
Pace perpetua?
Kissinger, a pagina 531 del suo libro “Cina” (Ed. Mondadori, 2018) si chiede se sia possibile creare una partnership per realizzare un ordine mondiale fondato sulla cooperazione tra le due superpotenze. “Possono la Cina e gli Stati Uniti maturare una vera fiducia strategica?” Henry Kissinger, da abile diplomatico, sostiene di auspicare di edificarla già in un colloquio con il Presidente cinese Zhou Enlai (1898-1976), ma ha altrettanta esperienza nel definire la pace perpetua in collaborazione armoniosa come un percorso estremamente difficile, non solo per motivi finanziari e di potere, ma di visioni del mondo, perché assolutamente opposte e, forse, per questo, inconciliabili.
Matteo Castagna