La cartina di Macron e la guerra che incombe

La cartina di Macron e la guerra che incombe – L’esercizio della memoria dev’essere funzionale al vivere degli individui e alle loro relazioni interpersonali che strutturano la società entro la quale vivono.

Una funzione fondamentale della memoria funzionale è ricordare quanto è accaduto nel passato, sia recente che remoto, e mettere in essere l’esercizio di confronto tra quel passato e il tempo presente, ma senza scivolare nella banalità di elevare la Storia a maestra di vita.

Questo uso della memoria, mediante un’analisi dettagliata, ci consente di leggere l’attualità e interpretarne i singoli fatti, quegli accadimenti che determinano le relazioni e le società umane.

Uno tra tutti i conflitti.

Macron con l’elmetto in testa

Durante la conferenza interministeriale franco-tedesca andata in scena il 28 maggio, il presidente Emmanuel Macron ha mostrato alle telecamere un foglio di carta stampato che raffigurava le basi missilistiche dislocate in territorio russo da dove partirebbero gli attacchi contro l’Ucraina.

Un’immagine probatoria utilizzata per avvalorare l’argomentazione che vorrebbe assecondare il desiderio delle forze militari di Kiev di impiegare le armi fornite dall’Occidente per attaccare punti strategico-militari russi, escludendo invece gli obbiettivi civili e quelli militari “irrilevanti” sul piano del conflitto.

Ricordate l’antrace?

Osservando il gesto di Emmanuel Macron, quel foglio di carta rievoca un precedente storico non lontano.

Ed è qui che entra in gioco la memoria funzionale, capace di ricavare e scrutare un’analogia nella gestualità teatrale del Segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell, quando durante la seduta del Consiglio di sicurezza dell’ONU mostrò una fialetta della grandezza di un mignolo che avrebbe contenuto antrace.

Correva l’anno 2003 e il segretario Colin Powell mise in scena una performance costruita a tavolino con il fine di provare l’acquisto di polvere di uranio da parte di Saddam Hussein e giustificare l’intervento militare degli Stati Uniti in Iraq. L’ex generale americano riuscì nell’intento.

Attenzione ai Dottor Stranamore

L’arte istrionica è parte integrante della politica e il presidente Macron, attenendosi alla prassi della politica tout court, oltre a una buona eloquenza esprime anche lui la sua dote teatrale in un contesto scenografico ben costruito, presagendo una volontà desiderante di avvicinarsi sempre di più alla linea rossa che separa la NATO dalla Russia, lasciando supporre che il tentativo di evitare lo scontro aperto non rientra nei suoi piani politici.

Il tentativo scellerato di Colin Powell con la sua fialetta – rivelatasi una bugia – fu l’ultimo passo che scatenò un conflitto le cui conseguenze destabilizzanti segnano ancora oggi il Medio Oriente.

Così come quella fialetta affatto insignificante, ecco che il pezzo di carta sventolato da Macron potrebbe aprire uno scenario devastante, perché si oltrepasserebbe quello che tempo fa era un divieto: non impiegare armi occidentali per colpire il territorio russo. Se questa linea rossa venisse varcata, quale sarebbe la successiva linea da non oltrepassare per impedire il conflitto?

La guerra che incombe

Lungi dal negare quanto sostenuto dal presidente Macron – in questo contesto non si nega la veridicità delle sue parole in merito alle basi missilistiche russe da dove sono sferrati gli attacchi sul territorio ucraino – la differenza sostanziale tra le due messe in scena, oltre a collocarsi su due piani storico-temporali differenti, risiede nel rischio che corriamo noi europei giorno dopo giorno, affermazioni dopo affermazioni ad opera di autorità politiche, non esclusivamente europee, di varcare quella linea di demarcazione che ancora permette di non sfociare in un conflitto aperto con la Federazione russa.

Qualora si andasse oltre, la speranza è che ci siano ulteriori linee rosse che consentirebbero di avere ancora qualche margine per evitare il divampare di un incendio che diverrebbe indomabile e il continente europeo trasformato in un’immensa ecatombe.

Riccardo Giovannetti