La biologia ha la meglio sul genere, ma non per lo sport italiano – L’Associazione Italiana Cultura e Sport ha da anni un Dipartimento LGBT e una Commissione di parità, due entità che si mobilitano per promuovere politiche arcobaleno all’interno della struttura.
Una struttura che è tra le prime nella promozione sportiva del Paese e con un milione di soci è riconosciuta anche dal Ministero dell’Interno, dal Coni ed è convenzionata anche con il Ministero di Giustizia.
Tra le iniziative in salsa arcobaleno che l’associazione ha promosso dal suo sito c’è il nulla osta al tesseramento Alias.
Un passo, si legge sul sito dell’AiCS, voluto fortemente dal presidente Bruno Molea.
La nota del presidente recita: “Da oggi chi vive l’incongruenza di genere avrà in AiCS un luogo sicuro nel quale esprimersi come meglio crede. È una scelta che rivoluziona non solo materialmente il nostro programma di tesseramento e gestione dei soci, ma che ci aiuta nel percorso di promozione dello sport e della cultura davvero per tutte e tutti, senza proclami a metà.
Sappiamo bene che esiste un problema grave di esclusione per queste persone, fonte di grande difficoltà nelle relazioni interpersonali: il contrario di quello che lo sport e la socialità si prefiggono di ottenere. Da qui la volontà di cambiare. Il percorso è appena iniziato, ma punta a una reale parità tra le persone e una profonda inclusione, rispondendo alla chiamata delle nuove linee guida del CIO in materia, che raccomandano dal 2021 di garantire a tutte le persone l’accesso alla pratica sportiva”.
Sono già stati avviati corsi di formazione per i dirigenti territoriali di AiCS che maneggiano il gestionale di tesseramento.
La retromarcia del Word Athletics
Tutto questo avviene, paradossalmente, in uno scenario in cui la Federazione mondiale di atletica per la partecipazione a gare femminili ha posto un veto a chi è nato maschio.
Un divieto fondato sul fatto che la biologia ha la meglio sul genere e l’equità per le donne viene prima di ogni inclusione.
Una decisione presa lo scorso marzo al termine del consiglio mondiale di World Athletics, federazione internazionale di atletica leggera.
Le atlete trans che hanno passato la pubertà sviluppando un corpo maschile non potranno più gareggiare con le donne. È questa la decisione netta di World Athletics.
Una decisione presa nel migliore interesse dello sport e che ricorda quella recentemente assunta dalla Fina, federazione internazionale sport acquatici, a cui Coe fa riferimento.
I trans che vogliono vincere facile
L’atleta trans Lia Thomas, nato Will, aveva aperto il dibattito nel nuoto, dal momento che il corpo maschile aveva portato il trans a stravincere tutte le gare stile libero femminili sulle distanze di 200, 500 e 1650 yard battendo i record della categoria.
Ma non è finita qui, alle avversarie che si erano indignate contro quella palese ingiustizia, i dirigenti avevano consigliato un supporto psicologico per accettare l’inclusione. Un’ingiustizia confermata da Linda Blade.
Infatti, l’ex-campionessa di atletica ed educatrice sportiva canadese ha quantificato l’enorme vantaggio fisico maschile dal 10% al 160% a seconda dello sport. Il corpo di un uomo è infatti dal 20 al 40% più pesante, del 3060% più potente, ha un 33% in più di potenza esplosiva, è più veloce del 10-15% nella corsa, i calci e i pugni sono del 20% e del 160% più forti, la forza di mischia nel rugby aumenta del 40-60%, l’assorbimento massimo di ossigeno è del 20-40% maggiore.
Anche negli sport da combattimento
Valutazioni scientifiche confermate anche da fatti in cui è stata messa fortemente a rischio la sicurezza stessa delle donne.
Basti pensare a Fallon Fox, combattente trans di MMA, salito alla ribalta nel 2013-14.
Fox in un combattimento aveva spaccato la testa all’avversaria Erika Newsome, mentre l’atleta Tamikka Brents si era ritrovata con una commozione cerebrale e 7 ossa craniche rotte, sempre per mano dell’atleta trans Fallon Fox, addirittura celebrata come “L’Atleta più coraggiosa della storia”.
Ben altra storia si è verificata nel novembre scorso, quando Katia Bissonnette, una volta scoperto di dover sfidare una trans, ha deciso di non salire sul ring: Gli uomini colpiscono il 163% più forte.
Ebbene sì, in un mondo che tanto decanta la difesa delle donne, queste ultime si ritrovano massacrate per mano di un uomo che, però, si sente donna e quindi donna, a detta della scienza arcobaleno e, nel migliore dei casi, perdono il titolo.
Vicende che confermano come oggi si stia vivendo la forma di misoginia più subdola che sia mai esistita: la cancellazione della donna in nome delle istanze delle lobby LGBT.
Nemes Sicari