La bastonata della procura di Padova alla lobby LGBT – Un’aberrazione, etica prima ancora che giuridica, che trova spesso una sponda fondamentale nella giurisprudenza dei Tribunali, sempre più ideologizzati a sinistra: in Italia le adozioni da parte di coppie omosessuali sono vietate, eppure, malgrado la legge sia chiara nell’impedirlo, nei comuni di tutta Italia si registrano atti di nascita di bambini che portano anche il nome della compagna della madre biologica.
La misura della Procura di Padova
A Padova, però, l’orgoglio lesbo/gay ha subito una sonora sconfitta: la Procura ha impugnato 33 atti di nascita di altrettanti bambini, chiedendo al Tribunale la cancellazione dell’avvenuta iscrizione (illegittima) del partner omosessuale della madre biologica dei bambini stessi.
Un atto ovvio e scontato, date le vigenti disposizioni di legge, che sta diventando raro, quanto difficile sia affermare l’ovvio e far rispettare le leggi in un Occidente alla deriva del politicamente corretto.
Fermare la lobby LGBT
Piovono ovviamente ricorsi contro i provvedimenti del Tribunale che cancella il nome del “genitore 2” dall’atto di nascita; c’è da immaginarsi che i Tribunali possano disapplicare le leggi, arrogandosi un potere che invero spetta ad altri organi dello Stato, segno ulteriore che la battaglia contro il gender è contro lo strapotere omosessualista deve essere combattuta sul piano culturale e non già su quello giuridico, oramai preda dell’ideologia più deteriore possibile.
Giustino D’Uva