Intervista esclusiva a Toni Brandi, presidente di ProVita Onlus – Siamo contenti di poter offrire ai nostri lettori una lunga intervista al presidente della Onlus ProVita&Famiglia, Tony Brandi, che ringraziamo di cuore per la collaborazione.
La Onlus ProVita nasce nel 2012. quali sono stati i successi dell’associazione e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Pro Vita nasce nell’estate del 2012 dopo che Chiara Corbella Petrillo salì in cielo il 13 giugno.
La nostra Onlus opera in favore dei bambini, delle madri, dei padri, difende il diritto universale alla vita per tutti, sin dal concepimento alla morte naturale, promuove la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e sostiene la libertà e priorità educativa dei genitori.
Siamo attivi in tutta Italia con oltre 100 circoli territoriali e siamo impegnati per costruire una società fondata sui valori della vita e della famiglia contro la “Cultura della morte”. In pratica operiamo “nel nome di chi non può parlare”, in difesa dei più deboli dei disabili e delle famiglie in difficoltà. Nella difesa della dignità della vita umana e dell’insostituibile ruolo della famiglia, ci ispiriamo a principi cristiani, non abbiamo carattere partitico. Seguiamo la ragione, la legge morale e la legge naturale accessibile ad ogni persona, sui risultati della migliore ricerca scientifica.
Pro Vita si unisce a Generazione Famiglia al Congresso mondiale delle famiglie a Verona del marzo 2019 e cambia nome in Pro Vita e Famiglia Onlus.
Pro Vita & Famiglia agisce per il bene comune, tramite campagne di sensibilizzazione, eventi formativi, assistenza a persone e famiglie bisognose, mezzi di informazione, interventi presso le istituzioni e iniziative legali. In poche parole: la nostra missione è trasformare la cultura della vita e della famiglia in azione! Il nostro umile grande successo è la veloce crescita in una onlus strutturata con 12 colleghi, centinaia di referenti e centinaia di migliaia di sostenitori sul territorio.
Il motore di ProVita è stato sicuramente la figura di Chiara Corbella che speriamo presto sia beata, vuoi parlarci della tua esperienza a riguardo?
Mia moglie Luciana ed io abbiamo fatto la conoscenza della famiglia Corbella alla fine degli anni ’70.
Conosciamo quindi sia Chiara che la sorella Elisa dalla loro tenera età. Abbiamo fatto numerose vacanze insieme: in Inghilterra, Svizzera, in Marocco ed altri luoghi. Una famiglia bella e Chiara in particolare sempre allegra e gioiosa.
Ad Assisi il 21 settembre 2008 si sposa con Enrico Petrillo. Tornati dal viaggio di nozze, Chiara scopre di essere incinta. Le ecografie mostrano però una grave malformazione. Alla bambina, cui verrà dato il nome di Maria Grazia Letizia, viene diagnosticata un’anencefalia.
Chiara ed Enrico scelgono di portare avanti la gravidanza e la piccola, che nasce il 10 giugno 2009, muore dopo poco più di mezz’ora. Il funerale, qualche giorno dopo, viene vissuto con la stessa pace che ha accompagnato i mesi di attesa per la nascita e che contagia anche molti dei presenti, ai quali viene data la grazia di sperimentare un pezzo di vita eterna. Qualche mese dopo Chiara è nuovamente incinta. A questo bambino, cui verrà dato il nome di Davide Giovanni, viene però diagnosticata una grave malformazione viscerale alle pelvi con assenza degli arti inferiori. Anche lui morirà poco dopo essere nato, il 24 giugno 2010.
E anche il suo funerale sarà vissuto come una festa. Il terzo figlio di Chiara ed Enrico, Francesco, è completamente sano.
La gravidanza arriva poco dopo la nascita al Cielo di Davide Giovanni. Una settimana dopo aver scoperto di essere incinta, Chiara si accorge però di una lesione alla lingua. Col fondato sospetto che si tratti di un tumore, il 16 marzo 2011 Chiara affronta durante la gravidanza la prima delle due fasi di un intervento per asportare la massa sulla lingua.
Per la seconda fase, occorrerà aspettare che Francesco sia nato. Accertato che si tratta di un carcinoma alla lingua, Chiara sceglie di rimandare le cure per non far male al bambino che porta in grembo. Anzi, sceglie da che medici farsi seguire in base al tempo che le concedono prima di indurre il parto. Aspetta fin quando le è possibile aspettare, e anche oltre.
Ricordo ancora il 13.6.2012 quando il babbo Roberto mi chiamò per informarmi della salita in cielo di Chiara, piansi per tutta la conversazione e dobbiamo a Chiara la nascita e lo sviluppo di Pro Vita perché certamente lei prega per noi in cielo.
Come giudichi l’operato del governo Meloni riguardo alle politiche di sostegno della famiglia e della lotta al gender?
Molto male, prima delle elezioni ed anche nei loro programmi elettorali avevano promesso guerra al gender e soprattutto all’indottrinamento gender nelle scuole. In realtà non hanno fatto nulla soprattutto contro la “Carriera Alias”.
Con la carriera alias, che insieme a progetti gender, entra nelle scuole dei nostri figli, il movimento LGBTQIA++ (Lesbiche-Gay-Bisesuali-Transessuali-Queer-intersessuali ed asessuali ed altre decine di generi) sta facendo pressione sulle scuole italiane affinché adottino la “carriera alias”: uno strumento con cui trattare alunni e studenti in base alla loro presunta identità di genere che dicono di autopercepire, e non al sesso biologico maschile o femminile, cioè nei registri, elenchi e documenti scolastici si sostituisce il nome anagrafico con quello scelto per la nuova identità di genere.
Bagni, docce e spogliatoi saranno quindi utilizzati in base al genere percepito e non al sesso biologico.
Un esempio?
Si, facciamo un esempio: Giulio, 15 anni, si “sente” femmina e vuole essere chiamato “Giulia” dalla scuola, dagli insegnanti e dai compagni, spesso anche senza informare i genitori.
La scuola può attivare la “carriera alias” per chiamare Giulio “Giulia”, cambiando il suo nome sui documenti scolastici e facendogli usare bagni e spogliatoi per ragazze pur essendo un uomo.
E attenzione perché non viene richiesta alcuna certificazione, in merito. Questa “carriera alias” mira alla transizione sociale, alla somministrazione degli ormoni del sesso opposto ed alla transizione chirurgica.
Siamo quindi alla pazzia che causa problemi fisici-psicologici gravissimi ai nostri figli.
Vi invito a cercare su internet i detransitioner, o i desister. Ci sono storie terribili di ragazzi che oggi si trovano senza i propri genitali, senza la possibilità di avere rapporti sessuali, o di allattare, o di fare figli.
Ma tutto questo non sembra interessare il Governo Meloni. Forse, forse meglio il nemico che conosci che l’amico che ti tradisce.
Redazione