In silenzio, l’Italia esce dalla BRI. La Cina prende nota – Siamo lieti di poter annunciare ai nostri lettori la nuova collaborazione con Redazione Zenit, centro studi di geopolitica ed editore di periodici di approfondimento.
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L’Italia ha lasciato ufficialmente la Belt and Road Initiative.
Tramite una nota diplomatica, Roma ha comunicato a Pechino la scelta di non rinnovare l’accordo firmato dal primo Governo Conte nel 2019.
Il nostro Paese era l’unico del G7 ad aver aderito al progetto della nuova Via della Seta cinese.
La disdetta formale è avvenuta tenendo un basso profilo, quasi in segreto.
Nessuno dei due Governi ha infatti diffuso comunicati. La Cina ovviamente non ha alcun interesse nel pubblicizzare il ripensamento italiano sul suo ambizioso progetto infrastrutturale globale, mentre il Governo Meloni, probabilmente consapevole che questa decisione non sia coerente con i nostri interessi nazionali e si tratti piuttosto di una dimostrazione simbolica di fedeltà – o sottomissione – agli Stati Uniti sullo sfondo della nuova grande sfida tra Washington e il Dragone, non ha voluto sollecitare la reazione dell’opinione pubblica.
In questi anni l’Italia non ha saputo sfruttare i vantaggi che sarebbero potuti derivare dall’adesione alla Belt and Road Initiative, consentendo alla Cina di esserne l’unico vero beneficiario.
La nostra bilancia commerciale nei confronti di Pechino ha infatti accumulato sempre più deficit, ma questa sproporzione è da imputare soprattutto alla nostra cronica incapacità strategica.
Il nostro Ministro degli Esteri – Tajani – l’unico finora ad aver rilasciato una dichiarazione in merito, ha ribadito che il progetto della nuova Via della Seta non è la nostra priorità. Pur non volendo interrompere i rapporti commerciali con la Cina, la definisce però – ripetendo una formula già usata nello Strategic Concept della NATO – un nostro competitor a livello globale.
Redazione Zenit
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