In morte di Silvio Berlusconi – Se ne ascolteranno e se ne leggeranno di tutti i colori, sulla figura e sulla storia di Silvio Berlusconi. Qualcuno festeggerà addirittura e sarà certamente meno squallido di coloro i quali, dopo aver tentato di minarne il cammino e la persona per quasi trent’anni, oggi esprimeranno il loro cordoglio alla famiglia e al suo partito con la stessa falsità di una moneta da 3 euro.
L’ultimo di un mondo scomparso
Nel bene o nel male, chi oggi lascia questa valle di lacrime è stato l’ultimo gigante della politica italiana, l’unico che ha costretto un Paese intero a dividersi in berlusconiani e antiberlusconiani e in modo assolutamente trasversale. Non c’è stata Destra e non c’è stata Sinistra nell’amore e nell’odio, nell’ammirazione e nella ripulsa per questo imprenditore.
Certo, nel suo campo è stato padre e padrone e, quindi, non sono mancati figli riottosi, ribelli, addirittura disconoscenti; ma anche nel campo avverso, dove avrebbe dovuto
incontrare solo ostilità, ci sono stati tanti, ma tanti affascinati dal Cavaliere.
Fermò i comunisti
Tra le tante cose fatte, tra le molte non fatte e le diverse che avrebbe fatto meglio a non fare, nessuno potrà dimenticare e negare – e per opposti motivi – il miracolo del ‘94, quando impedì non tanto ad Achille Occhetto, quanto a un Pci appena appena riverniciato di conquistare il potere in un’Italia resa preda facile da una mai ancor ben studiata iniziativa della fazione militante della magistratura.
Quella parte di magistratura che non aveva inventato Tangentopoli, la corruzione e il malaffare di un sistema politico marcio fino al midollo e che meritava di crollare come è crollato; ma quella parte di magistratura che, a fronte della insurrezione antipartitica quasi spontanea e naturale che aveva affossato il regime della Prima repubblica, tentò una riedizione del 7 novembre
‘17, nel tentativo di assicurare all’allora Pds i resti dell’Italia politica e istituzionale.
Di fronte al tentativo di “colpo di mano” della Sinistra giudiziaria, Berlusconi fece la sua prima, grande e forse unica rivoluzione perfettamente riuscita: spezzò l’arco costituzionale
antifascista, creando una maggioranza che riunì le frange moderate disperse dell’elettorato italiano e le unì alla forza all’epoca più sguaiatamente antisistema e all’unica forza sana del Paese: il Movimento sociale italiano.
L’anima del centrodestra nostrano
Qualcuno ricorderà, in queste ore, che l’esperimento durò poco, dimostrando, però, in questo modo, solo quanto il comunismo gli abbia intriso e obnubilato il cervello: 29 anni dopo, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sono ancora assieme e ancora al governo. Il ‘94 fu improvviso e quindi un po’ prematuro, per altro di poco, ma ha inaugurato tre decenni di vita politica italiana. Forse, nel campo della Destra e del Centrodestra, solo chi non è mai stato berlusconiano sfegatato – area da cui sono nati, per di più, anche alcuni dei peggiori antiberlusconiani – può ora apprezzare nella giusta misura il contributo del leader appena scomparso e, senza scordarne i limiti, riconoscergli il giusto merito.
Amante delle battute e delle barzellette, sicuramente Berlusconi per primo apprezzerebbe un commiato ironico e, quindi, non si può non
rilevare come, in un mondo di nani che si fanno belli arrampicandosi sopra e nascondendosi dietro ai giganti, Berlusconi abbia segnato l’ennesimo record della sua lunga vita di successi imprenditoriali, sportivi e politici: è stato l’unico caso in cui un “nano si è caricato e ha fatto camminare sulle sue spalle una gigante”, l’Italia, facendola vacillare, a volte, ma senza mai rischiare di farla precipitare rovinosamente.
Massimiliano Mazzanti