In Europa si può: l’esempio ungherese – Esiste una via per stare in Europa con la “schiena dritta” e continuare a difendere gli interessi dei propri cittadini? Pare proprio di sì, guardando all’Ungheria di Orban e, al di là di ogni considerazione ideologica, prendendo alcuni dati, presi da un servizio di “Panorama”.
La situazione ungherese
Il paese è in pieno sviluppo oggi e ha rifiutato le sanzioni euro-atlantiche e non invia armi all’Ucraina, continuando ad acquistare il gas, in rubli, dalla Russia.
Accetta risorse dalla Cina e si pone come hub dei prodotti cinesi verso l’Europa, facendo arrivare sul suo territorio fabbriche per produrre batterie e altri componenti per le auto elettriche – che poi la Cina venderà in Europa, raggranellando risorse che permetteranno la costruzione di una ferrovia che servirà alla stessa Cina per trasportare le sue merci fino al Pireo che – non va dimenticato – dopo che l’Europa ha distrutto la Grecia, è di sua proprietà -.
Ora è anche partner della Turchia di Erdogan, tanto che è entrata nel Consiglio dei paesi turcofoni e mantiene rapporti con Putin e XI e, per non mancare in nulla, anche con il premier israeliano Netanyahu.
L’Ungheria, per altro, ospita più di 3.000 aziende italiane e in quelle fabbriche la paga oraria supera i 9,50 euro. Il Pil magiaro quest’anno cresce dell’8,7 %, il debito pubblico è sotto il 77% del Pil, l’inflazione al 9%, ma anche la Flat tax è al 9%.
Un paese sovrano
Si può dire che sia evidente che in Ungheria, che è in Europa, Maastricht è una parola sconosciuta, non solo, ma anche in tema di indipendenza dal pensiero unico Atlantico/Occidentale “non la manda a dire”. Infatti, per esempio, ha inserito nella costituzione che i bambini devono essere educati nell’ambito di una famiglia tradizionale: altro che LGBT!
Da ultimo, nei giorni scorsi, nella riunione dei ministri delle finanze dei 27 paesi Ecofin, ove si sono approvati aiuti per 18 miliardi all’Ucraina per il 2023, l’Ungheria ha posto il veto bloccandoli fino a nuove trattative, ma si potrebbe scommettere che Orban nelle nuove trattative sbloccherà il suo voto in cambio dello sblocco da parte dell’Europa dei 7,5 miliardi destinati all’Ungheria, sospesi “per punizione”.
Il consenso popolare
Si capisce perché Orban sia stato rieletto per la terza volta e si capisce anche e soprattutto come, non i pugni sul tavolo, ma una posizione di coraggiosa autonomia permetta di stare nelle regole, ma usandole per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Una domanda sorge spontanea: quante volte l’Italia ha utilizzato il suo diritto di veto in Europa?
Giovanni Preziosa