“In difesa dell’umano. Abecedario minimo”. Intervista all’autore
Enrico Pagano, nato a Palermo, classe 1962, laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano, giurista d’impresa, ha pubblicato per i tipi del Cerchio “L’Olocausto bianco”, Il Cerchio 2015, “Aborto. Ragioni vere e false”, Il Cerchio 2018. La sua ultima fatica editoriale, pubblicata da Il Cerchio nel novembre 2023, è intitolata “In difesa dell’umano. Abecedario minimo”.
Lo abbiamo intervistato
D- Come mai questo titolo?
R- Perché occorre tornare all‘abc del linguaggio, ai fondamentali, ovvero all’utilizzo dei vocaboli che sono stati sottratti, eliminati e vietati dai Gendarmi delle Parole. Vocaboli indispensabili per poter parlare compiutamente ed efficacemente della verità e della realtà delle cose. Parole che sono inibite per tarpare il libero pensiero, per evitare il libero confronto e per impedire di provare le sensazioni e i sentimenti, naturali e spontanei, che da sempre suscitano in tutti noi (pensiamo, ad esempio, ai termini essere umano -> rifiuto speciale, mamma -> genitore 1 e omicidio -> IVG).
D- Perché nel testo si parla soprattutto di aborto?
R- Perché la continua, progressiva e inarrestabile aggressione all’umano ha molteplici forme e modalità. Tra le più insidiose: la legalizzazione delle droghe, l’indottrinamento Gender, l’eutanasia, l’unione di due persone dello stesso sesso equiparata al matrimonio, la pedofilia, la fecondazione artificiale. Ma il primo autentico vulnus – macigno sulle coscienze, individuale e collettiva – resta l’eliminazione sistematica, autorizzata e finanziata dallo Stato – di milioni di nostri simili inermi e innocenti: in sintesi, l’abolizione dell’umano.
D- Come è strutturato il libro?
R- Il libro si avvale della prestigiosa prefazione del presidente del movimento per la Vita e della autorevole e partecipata postfazione dell’editore. Si tratta di un’antologia ragionata del pensiero, nazionale e internazionale, in Difesa dell’Umano (281 gli autori degli ancor più numerosi termini bioetici trattati).
D- Quale obiettivo si prefigge l’opera?
R- L’obiettivo, importante e ambizioso, è quello di consentire di affilare le ”armi” dialettiche, nello scontro – impari – con la cultura dominante del pensiero unico politicamente corretto. Uno strumento agile per prepararsi al meglio, a quella guerra delle parole che, finora, i ProVita hanno straperso, mutuando inconsapevolmente il proprio vocabolario, dalla terminologia mortifera e fuorviante della 194, legge “integralmente iniqua” e responsabile dell’eliminazione di più di 6 milioni di italiani.
Raffaele Amato
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: