Ilaria Salis, il soccorso rosso e la giustizia ungherese – Voglio pensare da persona normale, senza farmi influenzare da inclinazioni politiche.
Parlo della barricadera Ilaria Salis che nel febbraio del 2023 è partita alla volta di Budapest sicuramente con altri detonati come lei per mettere in atto azione violente contro dei neonazisti (a detta loro) che commemoravano il giorno dell’onore ungherese.
Il giorno dell’Onore ungherese
Tale ricorrenza si celebra per ricordare la battaglia che si svolse nel gennaio 45 tra le croci frecciate (milizia fascista ungherese) a fianco di ciò che rimaneva della Wehrmacht contro l’armata rossa staliniana che li travolse.
Il filmato che è la chiave di volta di tutta la vicenda vede un gruppo di Antifa aggredire alle spalle un ragazzo e picchialo ripetutamente con oggetti contundenti (in nove contro uno).
La dinamica di azione degli antifascisti è sempre la stessa: colpire alle spalle ed essere in preponderante superiorità numerica in modo da annichilire la vittima prescelta da veri e propri professionisti del disordine.
In Germania gli antifascisti sono riuniti sotto l’egida della Hammerbande, da cui provenivano quasi sicuramente elementi del commando punitivo che ha posto in essere l’agguato.
Chi è la Salis
Dando poi uno sguardo a chi sia Ilaria Salis si scopre che ha 39 anni (quindi non una pischella) lavora come maestra (non oso pensare cosa insegni ai bambini) e proviene da una famiglia normale con il padre ingegnere.
Nel suo tempo libero è attiva presso il centro sociale (e te pareva) FOA Boccaccio di Monza, già sgomberato in più occasioni.
E ora viene il bello della questione: tu parti per Budapest dove sai con premeditazione che farai parte di gruppi che aggrediranno fisicamente degli avversari politici senza porti minimamente il problema delle conseguenze alle quali potresti andare incontro.
L’Ungheria non è l’Italia
Pensa un po’ che strano in Ungheria per fatti del genere ti buttano in galera e ti processano: pazzesco.
Troppo abituati in Italia ad aggredire, insultare, picchiare senza che poi le conseguenze siano così gravi.
Lei e i suoi sodali sono scesi di colpo sul pianeta terra dove hanno capito che forse non tutto ti è permesso.
Può essere anche che in mezzo alle canne che si saranno sparati da sdraiati abbiano scambiato la bandiera tricolore ungherese per quella italiana.
Ma pensate un po’ che paese strano è l’Ungheria: aggredisci qualcuno e ti mettono dentro (da non credere).
La campagna mediatica e il soccorso rosso
Ora è partito il TAM TAM mediatico per questa povera vittima del feroce Orban.
Ma forse ai suoi sostenitori sfugge una cosa: la magistratura anche in Ungheria è indipendente e applica le leggi vigenti mentre qui a seconda dell’indagato si interpretano.
Mai più la maestra barricadera avrebbe pensato di trascorrere un anno in carcere e rischiarne altri 11 a maggio quando ci sarà l’udienza.
Vogliono giocare a fare i partigiani? Ti hanno servito.
Troppo duro e squallido il carcere? Probabilmente sì ma di fare casino è stata una sua scelta probabilmente poco ponderata.
A mio avviso si riuscirà a portarla in Italia e qui verrà santificata come la nuova Giovanna d’Arco.
I talk show in mano ai progressisti faranno a gara per contendersela: Fazio, Formigli, Gruber, Gramellini e tutto lo star system di sinistra pontificherà in merito su che barbari esistano in Ungheria che imprigionano chi cerca di uccidere un fascista (qui pare non sia reato).
Anche qui ora le procure stanno rinviando a giudizio vari elementi dei centri sociali acclarati nelle sentenze come professionisti dello scontro violento indicandone anche una finalità di natura eversiva.
Forse qualcosa sta cambiando e spero non sempre in peggio.
Maurice Garin
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