Il soviet bolognese silenzia Adinolfi – Lo scorso 20 aprile il Presidente del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, ha annunciato con un tweet la rinuncia a presentare a Bologna il suo libro intitolato “Contro l’aborto”.
Motivo? Come già è avvenuto troppe volte in passato, in occasione di eventi culturali o politici sgraditi al popolo rosso – tornano alla memoria le presentazioni dei libri di Gianpaolo Pansa sui crimini della “Resistenza” -, minacce, diktat, intimidazioni di vario genere e ingiurie hanno preceduto l’arrivo dell’ex parlamentare PD, il quale, per evitare disordini e violenze oramai consueti, si è visto costretto ad annullare l’appuntamento.
I gendarmi del soviet
Tra gli eroici ed indomiti gendarmi del pensiero unico, che sempre meno ammette idee non conformi, figurano gli anarchici, Coalizione Civica, il movimento femminista “Non una di meno” (sigla evidentemente non riferita alle nasciture) oltre a immancabili esponenti del PD locale, dalla Presidente del Quartiere Santo Stefano, Rosa Amorevole, al sindaco Lepore.
Quest’ultimo ha tuonato: ”In questo momento in Europa e anche nel nostro Paese ci sono movimenti e pezzi anche di Parlamento, a destra, che mettono in discussione i diritti delle donne, tra cui anche l’aborto. Il modello è sempre Orban, la Polonia e quella parte di Europa che vuole mettere in discussione i diritti delle donne”.
Ora, a parte che fa sorridere questo compulsivo riempirsi la bocca con parole abusate quali “diritti” – il diritto alla vita non Le interessa, sig. Sindaco? e il diritto delle donne a portare avanti la gravidanza eventualmente con una successiva adozione, come nel caso di Enea, fa così paura? – non vogliamo, in questa sede, entrare nel dibattito sull’aborto.
Troppo spazio richiederebbe e ben chiara è la nostra posizione.
Articolo 21 della Costituzione
Vogliamo rilevare piuttosto come, una volta di più, un altro diritto sia stato violato. A Bologna come in mille altre città d’Italia. Ed è il diritto di opinione, considerato ormai un inutile orpello.
La Costituzione più citata e meno letta del mondo, all’art.21 recita:” Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…” Leggendo l’articolo per intero non si trova traccia di esclusione dal diritto se si parla di aborto o altro argomento che infastidisca i sacerdoti del dogma rosso.
La reazione di Adinolfi all’ostracismo felsineo è stata, però, un clamoroso errore di mira, allorquando non ha saputo fare di meglio che definire “fascisti” Lepore e compagni.
Il fascismo non c’entra
No, caro Adinolfi. Quello che ti ha impedito di parlare non è stato il fascismo, ma il suo contrario, e bisogna avere finalmente il coraggio di dirlo.
È l’antifascismo – in parte anche militante – che ti ha costretto a rinunciare alla presentazione del tuo libro. È la solita, consueta prassi staliniana che non concede spazio a chi diversamente osa pensare, ma piuttosto lo identifica come nemico da ridurre al silenzio.
Tutto questo è talmente radicato nella società italiana che nessuno si stupisce, tanto meno si indigna o protesta.
Tra poco sarà il 25 aprile e assisteremo ai soliti fiumi di retorica con cui ci racconteranno che, se oggi possiamo esprimere liberamente le nostre idee, per quanto bislacche possano essere, lo dobbiamo all’eroico sacrificio dei partigiani.
Noi vediamo una Storia e una realtà molto diverse.
Raffaele Amato