Lo scorso 25 febbraio la Regione Emilia-Romagna ha annunciato in pompa magna la nascita del primo progetto a livello regionale dedicato al turismo LGTBQ+, realizzato in collaborazione con Sonders and Beach Group, operatore specializzato nel mercato LGBTQ+ con sede a San Francisco e Milano. Alessio Virgili, amministratore delegato di Sonders and Beach Group ha dichiarato: “Siamo onorati di vedere l’Emilia-Romagna attivarsi in questo progetto di promozione. Queervadis, primo e unico protocollo dedicato all’accoglienza del turista LGBTQ+…”.
Queervadis
Ancora spiazzati dalla notizia, ci siamo procurati il protocollo per cercare di capire in cosa consista questo progetto annunciato con parole tanto roboanti. Il documento, di 14 pagine, inizia con considerazioni sul ricco mercato del turismo LGBTetc. – ci scuserà il lettore, se non aderiamo all’imposizione del loro linguaggio e ci concediamo un po’ di ironia – e quindi illustra gli scopi del protocollo: regolamentare le relazioni della struttura ricettiva sia con gli ospiti LGBTetc. sia con i dipendenti LGBTetc.
Le imprese del turismo che rispetteranno questo disciplinare potranno ottenere una certificazione e, quindi, presentarsi sul mercato come attività che tengono in particolare conto le esigenze di quel mondo. Nel documento sono poi citati una serie di requisiti circa la non discriminazione nella selezione del personale, nei percorsi di carriera, etc., monitorando eventuali situazioni critiche e puntando molto sulla formazione del personale.
Diritti “peculiari”
Il punto 8.1, tra le altre cose, parla di formazione sulle caratteristiche e sulle peculiarità che distinguono la comunità e i diritti LGBTetc. Ma come? Gli LGBTetc. avrebbero diritti peculiari? Quindi non sarebbero più uguali agli altri ma potrebbero vantare diritti diversi, probabilmente maggiori, insomma, dei privilegi? Proseguiamo, trovando immancabili riferimenti all’attenzione da riservare al linguaggio – siamo in pieno romanzo orwelliano- e l’obbligo di adesione ad associazioni no-profit del mondo gaio.
Quindi incontriamo un’altra perla: l’azienda certificata dovrà garantire permessi di lavoro per partecipare ai Prides o altre attività legate alla comunità LGBTetc. quali il volontariato.
Quindi permessi per andare ai Gay Pride assolutamente si, mentre per andare, per esempio, al raduno degli Alpini piuttosto che alla sagra del tartufo, invece no. E non è forse discriminazione anche questa?
Seguono poi altri punti circa la selezione dei fornitori e delle destinazioni dei viaggi. Insomma, di sostanza questo sbandierato progetto pare averne poca e trapela, piuttosto, l’aspirazione di una certa minoranza a imporre la propria visione della società, supportata da un’area politica che ha colmato il vuoto lasciato dal marxismo con l’ideologia gender.
Accoglienza disabili?
Invece sul turismo veramente inclusivo ci sarebbe davvero molto da fare. Per esempio per l’accoglienza ai disabili, dove, al di là dell’uso di un linguaggio più o meno corretto – di cui ai disabili imposta ben poco, purché non ci siano insulti, ovviamente – c’è ancora tantissimo da lavorare per l’eliminazione delle barriere architettoniche, la fruibilità delle strutture turistiche, dei servizi e degli spazi pubblici.
Basta fare un giro per i centri storici, quali ad esempio quello dell’inclusivissima – a parere della giunta Lepore e precedenti – Bologna, per rendersi conto che quasi la totalità degli esercizi commerciali non è accessibile per le persone in carrozzina. Forse in qualche magazzino sono rimasti ancora gli adesivi con l’immagine di un cagnolino e la scritta “io non posso entrare”. Si potrebbe modificarli mettendo l’immagine di un disabile lasciando la stessa scritta, e diffonderli nei negozi felsinei, almeno si eviterebbe tanta ipocrisia dell’inclusione.
Salam aleikum
Perché le amministrazioni di Bologna e dell’Emilia-Romagna in genere amano moltissimo definirsi “inclusive”. E per dimostrare di esserlo davvero, lo scorso 1° marzo il sindaco Lepore ha fatto gli auguri ai musulmani per l’inizio del Ramadan, sfoggiando un’invidiabile pronuncia araba: “Salam aleikum… A tutti voi voglio augurare Ramadan Mubarak”.
Nemmeno una parola, invece, per la comunità cattolica bolognese, che, solo 4 giorni dopo, ha iniziato la Santa Quaresima. Perché l’inclusione in salsa piddina è riservata solo ad alcune minoranze, mica a tutte. Men che meno alle maggioranze che, anzi, devono sentirsi in colpa per essere tali. Eccezion fatta per la maggioranza politica, ovviamente.
E allora braccia aperte agli islamici e agli LGBTetc., a chi si copre il volto con il niqāb e a chi si scopre il culo nei gay pride. I cattolici e minoranze come quella dei disabili non fanno abbastanza figo per la sinistra al caviale… È il caso di dire:”Salam Lepore!”
Raffaele Amato
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