Il nuovo Piano pandemico nazionale, di male in peggio
Nella bozza elaborata dall’attuale governo presieduto da Giorgia Meloni, Il nuovo Piano pandemico nazionale, è del tutto identico, se non peggiore, di quello che funestato il Paese nell’ormai famigerato biennio del Covid.
Come spesso – o come sempre -, la denuncia lanciata da “La Verità”, testata per altro vicinissima alle posizioni del premier, ha imposto la solita retromarcia da parte di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, i quali ora si sbracciano e strillano che quello depositato è solo un “pezzo di carta” da rivedere, riscrivere e definire anche in relazione alle scelte delle singole regioni.
La realtà
La realtà, checché ne dicano Galeazzo Bignami e Ylenia Lucaselli, è ben altra: se il giornale di Maurizio Belpietro non avesse sollevato il problema, quel testo avrebbe fatto il suo corso nel silenzio generale.
D’altro canto, non era stata la Meloni a giurare che nessun provvedimento punitivo avrebbe colpito i medici che, durante la “pandemia”, scelsero di continuare a curare i loro pazienti? A tutt’oggi, quei medici sono convocati dai rispettivi ordini regionali e nazionali per essere “processati”, rischiando la radiazione e l’impossibilità di lavorare in futuro.
Si tratta di un dramma sociale che non sembra suscitare alcun allarme a Palazzo Chigi.
Per non parlare, poi, della commissione parlamentare sulla gestione della “pandemia” che, tra un’approvazione e l’altra in Parlamento, però, deve ancora iniziare a esaminare qualcosa che sia qualcosa.
Insetti nella minestra
Idem dicasi per gli insetti nella minestra: dopo aver sentito tuonare il ministro Francesco Lollobrogida che mai e poi mai locuste e vermi sarebbero finiti nel ragù o in qualche altra salsa o pietanza italiana, ecco che la “Gazzetta ufficiale” del 29 dicembre 2023 scorso illustra agli italiani ben 4 decreti del precedente 6 aprile – quindi, sempre imperante il “cognato” – che disciplinano l’uso di questi simpatici animaletti nella nostra industria alimentare.
Insomma, a parole il cambiamento è la filosofia pratica del nuovo esecutivo, ma, in realtà, si tratta piuttosto di esercizi di buona letteratura, ovviamente ispirati a “il Gattopardo”, in cui tutto alla fine resta com’è sempre stato.
Tanto, a tenere alto il gradimento del governo presso l’elettorato sempre più esiguo, ci pensano i controllori del sistema mediatico; un’opposizione sempre lesta a gridare allo scandalo e a chiamare a raccolta il popolo su temi talmente grotteschi, come il “saluto romano”, da far cadere i “sacrosanti” anche ai suoi sostenitori; la possibilità – come già sta accadendo in Germania – di “criminalizzare” e fare fuori i movimenti di opinione contrari.
È meglio che il popolo inizi a svegliarsi e a organizzarsi in nuove forme di rappresentanza, prima che qualcuno lo releghi nuovamente sui balconi di casa a gridare “ce la faremo” e a impegnarsi solo nella realizzazione di nuove ricette culinarie, magari a base di mosche, tafani e scarafaggi.