Il nuovo indice dei libri proibiti parte 2 – Le intenzioni dei campi contrapposti della battaglia culturale, autori delle liste di proscrizione della cultura sono diverse, benché qualche divieto sia sorprendentemente comune.
Non nascondiamo la nostra preferenza per chi reagisce all’onda woke, ma non approveremo mai censure generalizzate ed elenchi di libri proibiti.
Un conto è vietare contenuti inappropriati per i minori, non soltanto nell’ambito della sessualità, un altro è rottamare un immenso patrimonio culturale in nome di alcune mode del presente o della reazione ad esse.
La coerenza che paga
Un esemplare caso americano è quello di Gender Queer, a memoria, un fumetto o libro grafico per bambini di Maia Kobabe, in cui una quindicenne sogna di avere il cancro e di perdere il seno, ha incubi legati alle mestruazioni, scrive nel diario che non vuole essere una ragazza, ma non vuole nemmeno essere un ragazzo, per cui finisce per dichiararsi asessuale.
Contenuti di quel tipo non vanno proibiti (la libertà vale anche quando ci indigna) ma non devono essere messi a disposizione di bambini e minori, o addirittura imposti nelle scuole, come accade con troppe follie pericolose e con testi contenenti riferimenti, descrizioni e fotografie di atti o condotte sessuali ad uso dell’infanzia.
È una protezione normale, necessaria, assai diversa dalle risibili giustificazioni con cui, dall’altro lato della barricata culturale, sono modificati, rimossi o sottoposti ad avvisi preventivi (trigger warnings) testi e contenuti audiovisivi, messe in guardia editoriali con il fine di “proteggere” da idee considerate arretrate o inappropriate da chi esercita potere, in realtà tese a screditare tutto ciò che non è conforme al pensiero dominante.
L’esempio sovietico
La Fattoria degli Animali di George Orwell fu bandita dai regimi comunisti a causa della potente metafora che rappresentava. Anche Il Piccolo Principe di Saint Exupéry fu messo in discussione per la sua fantasia illimitata.
Ragionevole è il divieto di libri e supporti educativi scolastici “risvegliati” con atti sessuali espliciti e la diffusione di comportamenti, condotte, stili di vita contrari alla legge naturale, che addirittura seminano il dubbio sull’identità personale e sessuale dei destinatari.
L’esempio dell’Iowa
Nello Stato americano dell’Iowa una legge limita la diffusione nelle scuole pubbliche, sino alle medie, di libri con immagini e teorie che l’ideologia di genere cerca ostinatamente di includere nei programmi. La governatrice Kim Reynolds ha bloccato la sessualizzazione precoce degli scolari che stava facendosi strada nello Stato.
Il suo ragionamento è condivisibile: “I nostri figli e i nostri insegnanti meritano di meglio. Meritano gli strumenti per aiutare i ragazzi ad avere successo, non una dannata distrazione in un libro disgustoso e pornografico che non dovrebbe mai e poi mai essere in una classe.
Ora, se sei un genitore e pensi che sia importante che tuo figlio abbia accesso a ciò, vai a comprare il libro. Non li proibiamo.
Vai a comprare il libro, siediti, parla con tuo figlio, ma non diamo questo agli insegnanti o alle scuole”.
La legge dell’Iowa è ben più equilibrata dei tragicomici divieti della Florida: limita la diffusione di libri che descrivono o illustrano atti sessualmente espliciti nelle biblioteche delle scuole pubbliche e di altri contenuti scritti e audiovisivi che l’esperienza e il senso comune reputano inadatti a bambini e minori.
Abbassare il livello della scuola pubblica
Sembra incredibile, ma i libri scolastici con descrizioni e illustrazioni oscene continuano a essere distribuiti in altri Stati Usa e sempre più anche in Europa.
Anzi, incredibile non è: l’obiettivo del potere è abbassare il livello della scuola pubblica, osteggiando tutto ciò che può innalzare lo sguardo ed elevare il pensiero, alimentare conflitti artificiali tra generazioni, etnie, “orientamenti sessuali”, accrescere l’odio di sé, il disprezzo per le radici, il relativismo e l’indifferentismo morale, fare sì che il conformismo sia considerato sin dall’infanzia un’alta virtù civile.
In questo senso, la censura unita alla manipolazione educativa resta un potente strumento di intimidazione. Il problema negli Usa è ben grave, e il clima di delazione, assenza di libertà e intimidazione irrespirabile: la American Library Association (ALA) ha ricevuto segnalazioni e richieste di divieto per ben duemilacinquecento titoli nel solo 2022.
I roghi virtuali
Tra le opere contestate, insieme con classici contestati per motivi razziali e ideologici, ci sono libri come Il buio oltre la siepe di Harper Lee, Uomini e topi di John Steinbeck. L’obiettivo delle accuse, provenienti prevalentemente da gruppi organizzati che si rivolgono direttamente ai consigli di amministrazione delle biblioteche, è il completo ritiro di un ampio elenco di titoli, autori, temi.
Un rogo virtuale, una censura richiesta a gran voce da influenti settori sociali della nazione il cui simbolo è la Statua della Libertà, tesi soprattutto a sostituire i testi con quelli dell’indottrinamento woke.
La cultura della cancellazione è innanzitutto cultura della sostituzione: culturale, civile, ideale, morale, etnica.
La Gran Bretagna segue a ruota: prestigiose università hanno iniziato a rimuovere i libri “impegnativi” o “divisivi” di autori classici per “proteggere” gli studenti.
Gli insegnanti, da educatori si trasformano in occhiuti censori, compilatori di liste di proscrizione di idee e elenchi di contenuti da proibire, redattori di glossari di termini da vietare e significati da riconfigurare. Sono segnalati come preoccupanti libri di ogni genere, da Shakespeare a Charles Dickens, Jane Austen e a molti altri classici. Dieci atenei del gruppo Russell, che comprende la maggior parte delle grandi istituzioni educative del Regno Unito, come Oxford e Cambridge, il King’s College e la London School of Economics, hanno iniziato a rimuovere quei testi dai programmi di studio.
L’indice dell’ignoranza
Il pretesto è il solito: proteggere gli studenti, la classe dirigente di domani, cui viene impedito di possedere una visione ampia, complessa e veritiera della realtà. Il romanzo di Colson Whitehead, benché afroamericano, vincitore del Premio Pulitzer 2017, The Underground Railroad (La ferrovia sotterranea) è stato permanentemente rimosso dall’elenco di letture presso l’Università dell’Essex a causa di preoccupazioni circa la rappresentazione della schiavitù.
Anche il celebre dramma dello svedese August Strindberg La signorina Giulia, un classico del teatro, è stato ritirato dall’Università del Sussex perché includeva una riflessione sul suicidio.
Educati nella bambagia, condannati alla fragilità esistenziale.
Nell’ateneo scozzese di Aberdeen agli studenti viene chiesto di non prendere parte alle discussioni su Geoffrey Chaucer, gigante della letteratura inglese medievale, autore dei Racconti di Canterbury, poiché il corso “potrebbe essere emotivamente impegnativo”.
Impressionante regressione culturale, giacché senza sfide emotive non sarebbe stato possibile lo sviluppo di idee nuove, l’ingegno di Oscar Wilde o l’estro scientifico di Einstein, entrambi laureati a Oxford.
Che ne sarebbe stato della moderna filosofia politica e dello stesso liberalismo con Thomas Hobbes o John Locke privati delle “sfide”? Un Adam Smith protetto per evitargli traumi, avrebbe immaginato l’Indagine sulla ricchezza delle nazioni?
Quale Terra Desolata avrebbe composto Thomas S. Eliot, forse la terra “utile”?
Se i professori sono i primi censori
Una buona istruzione deve essere sostenuta dal libero contrasto di espressioni e di idee. Forse presto metteranno un recinto protettivo attorno all’albero di Newton a Cambridge per impedire a qualche studente di scoprire leggi universali a causa del rischio dell’impatto della mela caduta che ispirò al grande fisico la scoperta delle leggi sulla gravitazione.
Autori come, Charlotte Bronte, Graham Greene, Proust, Cormac Mc Carthy, perfino la giallista Agatha Christie sono segnalati come preoccupanti o pericolosi.
E sono proprio gli insegnanti a farsi carico dell’impoverimento culturale. Un’ inchiesta del Times ha rilevato che gli stessi professori sono impegnati a non rispondere alle richieste di chiarimenti sui cambiamenti nelle liste di lettura. Servilismo nemico della libertà.
La china che stiamo discendendo, ai due lati dell’oceano, è pericolosissima. La posta in gioco è duplice: innanzitutto la libertà, che si nutre di conflitti tra idee, progetti, visioni del mondo, poi l’intelligenza, la cultura e la formazione (anche caratteriale) delle nuove generazioni.
Per un verso indottrinate spudoratamente, per l’altro impedite a conoscere, valutare, accogliere o respingere la cultura propria e altrui in nome della protezione da idee “dannose” e di nuovi, insidiosi pregiudizi, tra cui quello che il nuovo sia sempre superiore al vecchio, che dunque può essere rimosso, vietato e irriso in nome del presente.
Diventa privo di senso perfino l’appello alle “magnifiche sorti e progressive”, impossibili in una civilizzazione al capolinea che nega il futuro uccidendo il passato.
Analfabetismo di ritorno
Nessun indice dei libri proibiti ha mai aiutato il miglioramento della condizione umana.
Nessuna censura, conservatrice o progressista, agisce in nome della libertà, della cultura, della civiltà. Da circa vent’anni i figli stanno crescendo meno intelligenti dei padri.
Calano memoria e capacità di apprendimento. Una delle principali cause è l’impoverimento del linguaggio, figlio dell’ignoranza perseguita. Molti studi dimostrano la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale, l’impoverimento della lingua e la capacità di comprendere, elaborare e formulare pensieri complessi. La graduale scomparsa dei tempi e dei modi (congiuntivo imperfetto, forme composte del futuro) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento, incapace di proiezioni nel tempo e di ragionare per astrazione.
Meno parole e meno verbi coniugati, meno capacità di ricordare e memorizzare, letture sempre più banali o inesistenti (la civiltà dell’immagine) implicano minore capacità di esprimere idee ed emozioni, oltreché meno possibilità di esprimere un pensiero autonomo.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. Tutti i regimi totalitari hanno ostacolato la libertà con la proibizione di libri e idee.
Se non esistono pensieri, non ci possono essere pensieri critici. Attraverso divieti e proibizioni, producendo nuovi indici di libri, idee, valori proibiti, ci rendono identici, omologati, ignoranti, ubbidienti, schiavi.
La bufera è di origine statunitense e di tendenza liberal, ma fu proprio un americano, Henry David Thoreau, a teorizzare che la disobbedienza è il vero fondamento della libertà. “Gli obbedienti sono nati per essere schiavi”.
Roberto Pecchioli
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