Il Nobel Parisi e il “pedonicidio” – Secondo un notissimo esperto del mondo femminile, le due categorie più in difficoltà col “gentil sesso” sono gli ingegneri e i fisici.
I primi, non ci saprebbero fare con le ragazze in quanto, non esistendo uno “esploso” del corpo e in particolare dell’organo riproduttivo femminile, si troverebbero a mal partito nella “gestione” degli stessi.
I secondi, invece, non essendo stata ancora formulata un’apposita “teoria generale” sull’altra “metà del cielo”, tentano l’approccio o conducono la relazione con la partner in base alla “teoria generale del caos”, rassegnandosi a non capirci assolutamente nulla, di quello strano “oggetto celeste” che è la donna.
Il Nobel Giorgio Parisi
Dunque, non sorprende il fatto che Giorgio Parisi, geniale scienziato quando s’alterna tra studi e laboratori alla ricerca dei segreti della Quantistica, si manifesti come un qualsiasi coglione da bar, riunendo niente meno che nella stessa frase il femminicidio e il problema della mortalità stradale.
E nemmeno sorprende come il premio Nobel – che di tanto si tratta, parlando di Parisi -, volendo accorrere in soccorso del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, inventi il termine “pedonicidio” per classificare le vittime della strada, ma, appunto, come sottocategoria del “femminicidio”.
Sì, “pedon-femminicidio” poiché, secondo il celebre fisico, il più delle volte sarebbero gli uomini al volante a investire le donne a passeggio per la strada.
Non sorprende questa smania di coniare parole perché, in fondo, è tipica dell’uomo – e della donna – di sinistra, anche se ateo, anzi, specialmente se materialista, la tentazione della “imitatio christi”: “Ecco, faccio nuove tutte le cose”.
Così, rinominando la realtà quotidiana, anche e sopra a tutto nei suoi aspetti più banali, i “pensanulla” della Sinistra credono di elevarsi a creatori di non si sa bene quale mondo migliore.
In realtà, quello di quel versetto è il Gesù dell’Apocalisse e, non avendo mai, questi improbabili esegeti delle “Sacre scritture”, fatto intravedere a nessuno anche solo uno straccio di paradiso, c’è sol sospetto che questo modo di ragionare sia solo l’accesso per l’inferno.
Deriva ideologica sinistra
Quel che si è inverata, invece, è l’accusa che, dietro all’imposizione delle “smart city” delle “zone 30”, ci fosse solo l’ennesima deriva ideologica di un mondo che, sputtanatisi definitivamente Marx, Engels e i loro allievi russi di maggior talento e non potendo più liberare l’uomo dalle catene sociali, si risolvono a strappare l’essere umano da se stesso, imprigionandolo in nuove sovrastrutture – amano chiamarle così, se la memoria non inganna – solide come un castello di carte su un tavolino all’aperto a Trieste mentre tira la Bora.
Il tutto si potrebbe liquidare con un commento perentorio, rilevando semplicemente che anche un grande luminare può sparare un’immensa cazzata, ma il problema è che una parte del main-stream utilizzerà questi concetti per imporre veramente altri limiti alla libertà di movimento delle persone fuori e dentro alle città.
Anzi, già vediamo il prossimo “tecnico” ammonire il popolo a reti unificate: “se guidi e sei un uomo muori e fai morire!”
E ci saranno pure dei cretini che ci crederanno e si metteranno a gridare ai balconi, rivolti alle mogli, alle fidanzate e alle amiche: “Ce la faremo, guida tu!”.
Con buona pace di tutti e di tutto e, specialmente, delle carrozzerie…
Massimiliani Mazzanti
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