Il mio PRESENTE, da Carlo Falvella ad Acca Larentia – Sono passati più di trent’anni dalla prima volta che partecipai ad un “Presente”, avevo poco più di 15 anni anni ed era il Presente per ricordare Carlo Falvella a Salerno.
Vivevo in un piccolo paese del Vallo di Diano a più di 100 Km da Salerno ed era quasi impossibile raggiungere Salerno a causa della scarsa presenza di mezzi pubblici che collegavano il mio paese con Salerno. Ma era troppa la volontà di partecipare a quell’evento di cui avevo solo sentito parlare.
Gli abitanti del mio paese non erano molto vicini alle mie idee politiche quindi non potevo nemmeno sperare che qualcuno partisse da lì per andare a Salerno e darmi un passaggio. Ma ormai avevo deciso, dovevo esserci!
Mi misi d’accordo con un mio compagno di classe che condivideva le mie idee e organizzammo “il grande piano” per poter finalmente vedere il presente dedicato “a Carlo”.
Io dissi ai miei, che chiaramente non erano d’accordo che a quell’età partissi solo per Salerno senza essere accompagnato da un adulto, che avrei dormito a casa del mio compagno di classe e lui fece altrettanto, non esistevano ancora i cellulari, quindi, non avrebbero potuto contattarmi per verificare dove mi trovavo quella sera.
Andammo fino a Sapri con l’autostop, non c’erano pullman per Sapri oltre quello della mattina alle 6:30, prendemmo il treno per Salerno e iniziò il nostro viaggio. Nonostante avessimo i biglietti sfuggimmo al controllore per tutto il viaggio per paura che potesse avvisare la Polfer nel vedere due ragazzini che viaggiavano da soli.
Fu un viaggio angosciante, ma alla fine, alcune ore essendo un locale, arrivammo a Salerno. Uscimmo dalla Stazione e ci dirigemmo verso Via Velia dove si teneva il “Presente”.
Il primo Presente
Arrivammo lì e c’era tanta gente inquadrata non sapendo cosa fare ci mettemmo di fianco a loro ma presto un tizio con la barba ci indicò, in malo modo, che dovevamo metterci dietro inquadrati. Facemmo come ci disse con molto imbarazzo pensando di aver fatto una figuraccia. Non sapevamo cosa fare, come si svolgeva la commemorazione, ci dicemmo, a bassa voce, di imitare cosa facevano gli altri. Ero teso come una corda di violino, non avevo mai visto tanti ragazzi ed adulti con il mio stesso ideale, ero abituato ad essere “politicamente solo”, ed ero al mio primo PRESENTE!
Due persone si posizionarono di fronte ai militanti inquadrati ed ci ordinò di metterci sugli attenti, disse alcune parole che ricordo appena perché ero più concentrato a guardare come si comportavano gli altri quando, improvvisamente, gridò il nome di Carlo Falvella, fu un solo urlo, io rimasi muto partendo con il braccio con una frazione di secondo dopo gli altri, sentivo il cuore che batteva all’impazzata; di nuovo gridò a il nome di Carlo ma stavolta anche io gridai: “PRESENTE!”.
Fu una sensazione che non posso spiegare, mi venivano i lacrimoni agli occhi, le gambe tremavano, il cuore batteva forte; al terzo grido pensai che le forze mi stessero abbandonando, reggevo a fatica l’emozione, penso che se avessero urlato un’altra volta il nome di Carlo e il seguente PRESENTE, sarei scoppiato a piangere.
Emozione
Dopo pochissimi secondi, che a me sembravano interminabili, ci ordinarono di metterci in posizione di riposo e poi di sciogliere le righe. Io rimasi immobile per alcuni minuti, ero frastornato, emozionato, felice, orgoglioso, in sostanza ero in totale confusione. Nei minuti successivi il mio cervello cercò di elaborare tutto quello che era accaduto e capii che il Presente era più che una commemorazione.
Il senso era quello di ricordare il sacrificio di chi cadde per un’idea in un’epoca in cui era pericoloso dichiarare la propria appartenenza politica, ma anche quello di darci forza, darci coraggio, farci vivere un momento sacro di unione con altri militanti. Avevamo la responsabilità di continuare a lottare anche per loro, quel presente era come un “lo giuro!”, io giuro di continuare nel vostro ricordo a combattere per portare avanti le vostre e le mie idee e tramandarle a mia volta ai miei figli e a tutti i figli di Roma.
Per tornare a casa dovemmo aspettare il pullman della mattina dopo che ci avrebbe riportato nel Vallo di Diano, aspettammo l’alba, il pullman sarebbe partito alle 5:00 su una panchina del lungomare perché non sapevamo dove andare, quella notte parlammo poco tanto eravamo provati ed emozionati.
Oggi come ieri
Nei giorni a seguire sentivo rimbombare il “Presente” nella mia testa e fu allora che capii come sarebbe stata la mia vita. Ancora oggi quando ripenso a quel giorno mi emoziono e, anche dopo centinaia di presenti, ogni volta torno ad essere quel ragazzino di 15 anni che si emoziona e che rischia di abbandonarsi al pianto. Ed è quello che è accaduto anche questo 7 gennaio, forse ancora più forte di sempre perché ero circondato dai miei amici, dai miei compagni di lotta, Giustino, Massimo, Antonio, Lorenzo, Luca i ragazzi della Lombardia con in prima fila Alfredo; i Ragazzi della Toscana coordinati da Emiliano ed Augusto, ma ero anche vicino a chi era la prima volta che partecipava come Federica ed Elisa e per me è sempre una gioia sentire qualcuno dire: “E’ la mia prima volta e sono felice di essere qui”.
Quest’anno più di altri anni ho sentito la responsabilità della promessa che feci tanti anni fa, il mio giuramento che, ringraziando Dio, ancora mantengo. Ancora oggi mi tremano le gambe, ancora oggi mi sento orgoglioso di essere in quella piazza, ancora oggi mi sento in dovere, ma anche nella necessità, di onorare quei Martiri.
Ancora oggi dal loro ricordo traggo la mia forza per continuare, per resistere. Ma ora devo smettere di pensare e controllare le mie emozioni, stanno per chiamare l’attenti…inizia il PRESENTE per Franco, Francesco e Stefano e quest’anno lo griderò più forte, finché ho voce in gola, affinché anche loro lassù sentano bene le nostre voci, il nostro urlo, la nostra promessa: “Nel Vostro ricordo la lotta continua!”.