Il governo più corto della storia inglese – Neanche 45 giorni è durato il nuovo governo conservatore di Liz Truss, il più corto della storia del Regno Unito. Alla nascita era stato salutato come il governo più “inclusivo” della storia inglese. Nessun maschio bianco in posti di rilievo, solo donne e uomini dalle più disparate origini etniche, sempre e comunque extra-europee.
La manovra fatale
L’inclusività del governo è stata garanzia di successo? Ovviamente no. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La Truss, nonostante la grande vittoria elettorale dei conservatori, spinti dalla popolarità della Brexit nei collegi operai, tradizionalmente ex laburisti, dell’Inghilterra del nord, ha proposto una assurda manovra economica, fatta di tagli per i più alti percettori di reddito e i banchieri della City – peraltro di vedute politiche saldamente liberal – da finanziarsi essenzialmente con debito pubblico. Non stupisce – la Brexit centra poco o niente – che non abbiano gradito i neo elettori conservatori del 2019, come anche gli stessi mercati. Di altro cosa ha offerto la Truss?
La fanatica guerrafondaia
Bellicistico oltranzismo contro la Russia, che già manifestava come Ministro degli Esteri del precedente governo Johnson, e sudditanza ai diktat liberal del pensiero unico globalista, come visto in sede di formazione del suo governo. In questi giorni, Nigel Farage correttamente si chiede a cosa servono i conservatori se sono così indistinguibili dalle forze globaliste.
Un messaggio per Giorgia Meloni
Venendo a casa nostra, vedendo gli inizi di Giorgia Meloni, avvenuti sotto l’insegna della rosa dei venti della NATO, politiche incerte per la gravità dei problemi a cui andiamo incontro, accomodamenti continui con il pensiero unico dominante, un richiamo al conservatorismo che fa eco al mondo del conservatorismo britannico – senza Brexit, unico spunto interessante di quel mondo – viene da pensare: Giorgia Meloni, in fondo, non rischi un po’ di essere una Truss in salsa romana?