Il futuro dell’identità umana – San Tommaso d’Aquino affermava che i filosofi si valutano in rapporto alla verità o falsità delle loro argomentazioni; dal confronto tra le tesi della filosofia tomista e di quella rahneriana emerge con evidenza che mentre il tomismo è una filosofia realista, il cui oggetto di indagine è l’analisi della realtà come è in se stessa, quella di Rahner è una filosofia antirealista, di origine cartesiana, che ha posto al centro della riflessione l’io umano e il suo pensiero.
Nell’età moderna, la concezione realista di S. Tommaso appare essere talmente vera, da esser utile a chiunque ad osservare ciò che lo circonda, traendone un pensiero critico. In un certo senso siamo tutti filosofi, se ci atteniamo a questo principio. Il filosofo che si fa chiamare tale, nel III° millennio sembra, invece, solo un furbacchione, che cerca un modo “stimabile” per non lavorare.
La realtà odierna ci fa osservare che, mentre nel passato le strategie, le lobby di potere, gli interessi economici più importanti erano mantenuti in una certa riservatezza, oggi, nell’era digitale e dei social, tutto è di pubblico dominio.
Viviamo nell’era dell’Intelligenza Artificiale.
E così, in libreria troviamo liberamente un testo molto interessante che a “L’era dell’ Intelligenza Artificiale“, sottotitola “il futuro dell’identità umana”.
Anche la casa editrice è prestigiosa: Mondadori, 2023.
“Tre fra i pensatori più autorevoli e lucidi di oggi riflettono sull’intelligenza artificiale e su come stia trasformando il nostro modo di sperimentare la realtà, la politica e la società”.
I tre sono: Henry Kissinger, ex Segretario di Stato americano e consigliere geopolitico dei grandi della Terra; Eric Schmidt, ex amministratore delegato di Google e l’informatico e decano del MIT Daniel Huttenlocher. Essi ci spiegano cosa rappresenta l’IA: “un terreno di gioco fondamentale che determinerà gli assetti geopolitici futuri”.
Non certo una cosa da poco. Curioso che a spiegarci un qualcosa che stravolgerà le nostre vite siano tre distinti signori che immagino seduti in un caffé, a discutere sulle sorti dell’umanità. Per loro, l’Intelligenza Artificiale è un grande fattore di progresso, che viene assimilato a tutti gli altri mezzi tecnologici che nel corso dei secoli hanno caratterizzato la nostra storia.
Essa è un’impresa grandiosa con enormi potenziali vantaggi. “Noi la stiamo sviluppando, ma la useremo per rendere la nostra vita migliore o peggiore?
Reca con sé la promessa di medicine più efficaci, di un’assistenza sanitaria più efficiente e più equa, di pratiche ambientali più sostenibili e di altri progressi.
Allo stesso tempo, però, può distorcere o come minimo aggravare, la complessità del consumo dell’informazione e dell’identificazione della verità, spingendo alcune persone a lasciar atrofizzare la propria capacità di ragionamento e giudizio indipendente” (pag.196 ibidem).
Una “Commissione”
I tre pensatori sognano una commissione composta da figure di massimo livello del governo, dell’imprenditoria e del mondo accademico statunitensi, che abbia almeno due funzioni:
- Sul piano nazionale: massima attenzione alla competitività dell’ IA.
- Sul piano globale: studio delle implicazioni connesse all’intelligenza artificiale e promozione della consapevolezza verso questa nuova tecnologia.
“L’intelligenza umana e artificiale si stanno incontrando, proprio mentre vengono applicate a obiettivi di scala nazionale continentale e persino globale”.
Servirà, secondo i tre big della strategia mondiale, sviluppare un’etica che ci permetta di orientarci attraverso di essa, col contributo di scienziati, strateghi, statisti, filosofi, religiosi e amministratori delegati.
“È’ ormai giunto il momento di definire tanto la nostra collaborazione con l’IA quanto la realtà che verrà così a formarsi”.
Stiamo parlando quindi di una nuova etica, di cui ancora non conosciamo i contenuti che vada a interagire con l’Intelligenza Artificiale.
Si opera al contrario, dando per buona l’IA e solo dopo creare un’etica tramite una commissione di ignoti.
Solo per questo, potremmo dire che l’IA priva di regole definite è immorale e non andrebbe utilizzata, perché troppo pericolosa.
La teologia morale ci insegna che il problema fondamentale dell’etica filosofica è la ricerca della norma suprema dell’agire umano; e la sua soluzione dipende necessariamente dalle linee generali dei singoli sistemi filosofici.
Il danno del “liberalismo”
Molto difficile, se non impossibile, al mondo d’oggi, avere una “norma suprema dell’agire umano” perché secoli di liberalismo hanno imposto all’Occidente e, poi, al resto del mondo, il relativismo e il soggettivismo come paradigmi della giustizia sociale.
Sperando di essere smentito, credo si voglia sostituire l’uomo con le macchine in molti settori, creando disoccupazione e povertà.
L’unico criterio intrinseco a cui lo sviluppo tecnico-economico risponde è quello dell’efficienza, della massimizzazione dell’utile, sull’altare del quale ogni altro principio o valore deve venir sacrificato in quanto fonte di inerzia, perdite, in una parola: di inefficienza.
Perciò non può esistere alcuna etica in questo processo di sostituzione.
Il futuro pare, dunque, pressoché scritto: le élite sono pronte a sacrificare l’uomo sull’altare della tecnocrazia, mentre l’uomo viene distratto dai tantissimi mezzi di intrattenimento.
La consapevolezza di cui ragiona Kissinger è profondamente diversa da quella nostra. Quando l’umanità anestetizzata e distratta dal Sistema, si accorgerà della realtà, ovvero del predominio delle macchine, sarà troppo tardi, salvo che qualcosa o qualcuno intervengano per fermare l’abisso dell’autodistruzione.
di Matteo Castagna