Il filo rosso che collega Ustica, l’Italicus e Bologna – Le parole di Giuliano Amato sulla strage di Ustica parlano di una verità che è sulla bocca di tutti da decenni, ovvero la verità che fu un missile a colpire l’aereo uccidendo 81 persone.
La pista francese
Si ascolti, dopo Amato, la dichiarazione del nipote di Domenico Gatti, pilota di quell’aereo Itavia morto nella strage: “La pista francese era poi emersa anche da subito nell’ambiente degli inquirenti, dei familiari. Diciamo che quello che è sempre stato ufficioso sta diventando sempre più ufficiale”.
Perché quindi non rivelare subito la verità su Ustica? Perché insistere sulla tesi della bomba?
La strada verso Bologna
Possibile che la strage di bologna fosse stata concepita per distogliere gli sguardi da Ustica?
Per ogni crimine è importante cercare i moventi e per la strage di Bologna è bene guardare a quello derivante da Ustica.
Iniziamo col considerare le date:
27 Giugno 1980 Strage di Ustica
18 Luglio 1980 Ritrovamento del MIG libico sulla Sila
2 Agosto 1980 Strage di Bologna
Come si può notare, avviene tutto nel giro di un mese. Ma non basta, sono i dettagli di quanto successe a far inorridire. Vediamoli e si deve partire da qualche anno prima, dal 1974.
Bomba sul treno Italicus
Il 4 Agosto 1974 viene fatto esplodere il treno Italicus con una bomba che causa la morte di 12 persone.
Da subito appare strano il movente di questa strage. Le istituzioni erano ormai saldamente in mano alla DC di Andreotti e al PCI di Berlinguer, con il progressivo passaggio del PCI sotto l’ombrello della Nato.
Quindi non c’era più la minima preoccupazione di un golpe in funzione anticomunista.
Se mai ce ne fosse stata mai una.
Nonostante ciò, la strage fu attribuita lo stesso ai fascisti con l’ipotesi di voler suscitare un golpe, ormai talmente inverosimile da indurre Pasolini a dichiarare che quella “non era più una strage a favore dei fascisti ma contro i fascisti”.
Iniziarono a sorgere molti interrogativi sulla possibilità delle tesi di una Strage di Stato, compiuta da elementi della camorra ingaggiati dai servizi segreti.
I dubbi non diminuirono di certo dopo che Vincenzo Casillo, elemento di spicco della camorra, fu ucciso con l’esplosione di una bomba nella sua auto.
Casillo venne trovato con addosso un tesserino dei servizi segreti e l’attentato avvenne a pochi passi dalla sede del Sismi di Roma (1983).
In pratica, Casillo, se pur latitante, con quel tesserino poteva circolare indisturbato e nessuno lo poteva fermare. Tranne una bomba nella sua auto.
Ustica subito attribuita a una bomba fascista
Per capire bene le ragioni dei depistaggi su Ustica e su Bologna, si deve ricordare che, da subito, l’esplosione sull’aereo fu attribuita a una bomba fascista, in particolare circolò subito il nome di Marco Affatigato come probabile autore, un nome stranamente accostato anche alla strage dell’Italicus, come se ci fosse una continuità d’azione.
Peccato che Affatigato si trovava all’estero con un alibi di ferro.
Iniziano a circolare le voci sul missile
Gli sforzi per accreditare la bomba sull’aereo furono enormi, ma davvero in tanti avevano visto altro. Si deve considerare che quanto successe nei cieli di Ustica quella notte, fu visto da molte postazioni radar, troppe per tenere nascosti i fatti.
Oltre ai radar che controllavano il traffico aereo in Italia, anche gli addetti ai satelliti della Nato avevano visto tutto o forse, addirittura, avevano gestito l’intera operazione.
Come far tacere tutti quanti?
Le morti misteriose tra i membri dell’aeronautica italiana
Dell’Aeronautica fanno parte 6 militari, collegati alla strage di Ustica morti in circostanze poco chiare tra il 1980 e il 1995. (alcuni parlano di 12 militari morti misteriosamente)
Il generale Roberto Boemio ucciso il 12 gennaio 1993 a Bruxelles in una rapina in cui non venne rubato nulla, avrebbe dovuto testimoniare poche settimane dopo.
Il tenente colonnello Sandro Marcucci, anch’egli coinvolto come testimone della strage, morto il 1° febbraio 1991 in quello che a lungo è stato considerato un incidente aereo, su cui invece dal 2013 la procura di Massa ha ricominciato ad indagare.
Due piloti, i colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli morti nell’incidente di Ramstein che la sera della strage di Ustica erano entrambi in volo e inviarono un segnale di “emergenza generale” dal loro F-104.
Il suicidio del maresciallo Alberto Dettori, il 31 marzo 1987, trovato impiccato a Grosseto in una “posizione innaturale”(cit. polizia scientifica). Da tempo si sentiva spiato e andava cercando in casa microspie e trasmittenti. La sera della strage di Ustica era in servizio presso il radar di Poggio Ballone.
Il suicidio del maresciallo Franco Parisi, il 21 dicembre 1995. Anch’egli ritrovato impiccato pochi giorni prima di essere sentito dalle autorità giudiziarie sul ritrovamento di un mig libico in Sila.
Come nasce il missile di ustica
A questo punto, è bene chiedersi perché in tanti, ben informati, a partire da Cossiga, hanno parlato di un missile a Ustica.
Tutto parte dai mig 23 libici forniti dall’allora Unione Sovietica e che avevano necessità di parti di ricambio per volare. Si ricordi che siamo nel 1980 e il muro di Berlino cadrà solo nel 1989.
Per di più, la Francia iniziò in quegli anni la sua guerra serrata contro Gheddafi in Libia, guerra che si concluderà con l’omicidio del colonnello. In tutto e per tutto appoggiati dalla Nato.
Si creò così un blocco militare verso la Libia alla quale l’Italia partecipava mal volentieri, non foss’altro perché l’Eni pompava petrolio a tutto andare proprio dalla Libia.
Questa situazione innervosiva i francesi. L’Africa doveva essere solo roba loro.
Per ovviare al blocco militare, i MIG libici si mettevano nella scia degli aerei commerciali italiani che sorvolavano il Mediterraneo, poiché questa pratica li proteggeva dal pericolo dei missili francesi.
Infatti, tali missili seguono la scia di calore degli aerei e lanciarli contro i mig diventava pericoloso per la scia di calore prodotta anche dagli aerei commerciali.
Così i MIG arrivavano in Cecoslovacchia e prendevano i pezzi di ricambio.
I francesi erano irritatissimi con gli italiani perché non intervenivano per ostacolare le partenze dei MIG libici.
I francesi sospettavano addirittura di un coordinamento tra la partenza dei MIG dalla Libia e la partenza degli aerei di linea dagli aeroporti italiani.
Cossiga riferì di una frase minacciosa: “Se non interverrete voi, lo faremo noi”.
Il MIG libico caduto in calabria
Viene messa anche in giro la voce che Gheddafi deve fare dei controlli medici a Mosca e che ci andrebbe come passeggero di uno di quei MIG. Sarà vero o è solo un pretesto per rendere più indispensabile lanciare dei missili?
Come sopra descritto, il 18 Luglio viene ritrovato un MIG libico caduto sui monti della Sila. Viene fatta trapelare la voce che fosse caduto per aver esaurito il carburante (da ridere) e che la morte del pilota dovesse risalire a pochi giorni prima.
Peccato che i medici dell’autopsia si lasciano scappare il commento che il cadavere era in uno stato di decomposizione “avanzatissimo” e che quindi la morte del pilota fosse compatibile con la notte di Ustica. E anche la traiettoria del suo mig lo era.
Partono due missili
Perché non dire che qualcuno fece partire due missili verso il mig che si era messo sulla scia dell’aereo dell’Itavia?
Perché non dire che un missile colpì il mig libico abbattendolo mentre l’altro missile colpì l’aereo dell’Itavia, causando 81 morti?
Perché cercare di postdatare l’abbattimento del mig?
Avevano combinato un doppio disastro e ora si doveva distogliere l’attenzione?
Il disastro era forse doppio. Primo perché i francesi e la Nato avevano lanciato dei missili senza preoccuparsi della vita dei passeggeri italiani e secondo perché l’insistenza successiva verso una bomba fascista sull’aereo dell’Itavia, risultando falsa, poteva porre seri dubbi sulle bombe precedentemente attribuite ai fascisti. Un macello mediatico oltre che di persone.
Troppe erano ormai le voci sulle stragi strane dall’Italicus, al rapido 904 e ai Georgofili di Firenze. Troppi i dubbi di una manovalanza mafiosa e camorrista al servizio dello Stato.
Ormai si doveva schermare l’attenzione da Ustica e dal mig libico, non solo per proteggere gli amici francesi e della Nato, ma anche per il grande pericolo dell’insorgere di dubbi sulle stragi precedenti, se la tesi della bomba sull’aereo fosse risultata fasulla.
Poteva innescarsi una reazione a catena sulla credibilità delle istituzioni. Quella di Ustica “doveva” essere a tutti i costi una bomba.
Dopo la strage di Bologna, si rafforza la bomba per Ustica
L’ipotesi più facile è pensare che la bomba di Bologna, immediatamente dopo Ustica, servisse ad avvalorare l’ipotesi di una bomba sull’aereo.
Con la bomba di Bologna nessuno mette più in dubbio, almeno mediaticamente, l’ipotesi di una bomba anche sull’aereo, per anni. Il tutto grazie alla favola di una bella doppia bomba fascista, una sull’aereo e una alla stazione.
Poi, l’effetto bomba su Ustica svanisce
Fatalmente, le menzogne sul mig libico, le morti misteriose dei militari addetti ai radar, la mancanza di un movente fascista per Ustica, indirizzano le ipotesi verso il missile e oggi Amato chiede le scuse ufficiali dei francesi: “Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa ora parli”. Parli chi è ormai vecchio come Amato e si lavi, se pur tardivamente.
Quando svanirà anche l’effetto bomba fascista a Bologna?
Sarebbero in tanti a doversi scusare anche per Bologna, visto che Ustica è il movente unico per quella strage di appena un mese dopo. Lavatevi la coscienza anche per questo crimine.
Le scuse agli 85 morti nella stazione di Bologna sono imprescindibili e doverose, ma ci sono altri due omicidi per i quali ancora nessuno si scusa.
Infatti, le prime indagini sulla strage di Bologna individuarono subito cinque colpevoli fascisti per la bomba, ma le accuse contro di loro erano talmente strampalate e mal costruite da dover impedire che parlassero per difendersi. E infatti per due di loro arrivò puntuale l’omicidio che li silenziò, erano Carmine Palladino e Pierluigi Pagliai. Alla fine, furono tutti assolti, le accuse risultarono infondate e ridicole.
Carlo Maria Persano