Il filo rosso che collega il Belgio al Forteto – Nessuno sa quanto siano profondi gli abissi del male se non coloro che si occupano di pedofilia, il male per antonomasia, quasi inimmaginabile, da sempre esistito e oggi reso accettabile ed edulcorato dalle associazioni LGBTQ.
Coloro che intitolavano le loro sedi al pedofilo Mieli cominciano a svelare un piano che era occulto, ma non imprevedibile. L’Europa è il maggior serbatoio mondiale di materiale pedopornografico e le Fiandre sono il Paese dove la pedofilia è una piaga estesissima.
Gli omosessualisti, come quasi tutti, tacciono, ma più o meno segretamente e, almeno da un punto di vista “culturale”, collaborano e lo fanno da decenni.
Il Belgio centro dei traffici
Il Belgio, Paese né bello né brutto, né antico né moderno, non emerge dai suoi abissi: orrori contro l’umanità e anonimato culturale: da Leopoldo II, il tagliatore di mani, alla pedofilia; tra i pochissimi belgi da conoscere, Jacques Brel è da pochissimi conosciuto; di grande fama “gode” solo il mostro Dutroux.
Esiste, in quel Paese, una rete di aiuto per i pedofili che temono di non sapersi controllare, ma certo non sono loro il pericolo più grave. Maledetta è quella parte delle élite – e, nello specifico, quella fetta dell’aristocrazia e della politica belghe – che attraverso la pedofila accede al satanismo.
Odore di zolfo?
Ne parlano, seppure oscurati dai media, coloro che sono stati bambini “spendibili” cioè sacrificabili e miracolosamente sopravvissuti.
Descrivono un mondo di orrori del quale Marc Dutroux fu solo la punta dell’iceberg; i testimoni, quali la famosa Regine Louf, vengono zittiti con l’accusa di essere mentalmente instabili, dunque totalmente inattendibili, mentre in Germania ancora si danno consapevolmente bambini in affido o in adozione ai pedofili.
Nel Nord Europa stuprare un bambino di 3 anni per 10 anni, significa, al massimo, essere condannati a 13 anni.
Il più delle volte le condanne non arrivano: il giudice, se non è pedofilo anche lui, è minacciato e i processi si trasformano in balene spiaggiate dalla lunga agonia.
Il Forteto, lo scandalo taciuto
Da noi il Forteto, la città degli abusi, non sarà certo conquistato da un magistrato coraggioso come Ornella Galeotti, perché Ornella è sola. Lì i coinvolgimenti sono talmente tanti, talmente alti, talmente gravi che nessuno vuol rischiare, occupandosene seriamente, di rimetterci la pelle.
Il Belgio ce lo abbiamo in casa, è sinistro e sinistroide, figlio dei padrini politici del movimento LGBTQ.
Il Forteto è ormai quasi normalizzato, ma noi siamo ben altro che il Belgio, per storia e per cultura.
La nostra responsabilità è maggiore, enormemente maggiore. Lo è anche la nostra vergogna.
Irma Trombetta