Il fatto non sussiste? Berlusconi si! – C’è poco da fare. Hanno di che affannarsi i portatori d’acqua del partito dei giudici tentando di dimostrare che Berlusconi è stato assolto per un cavillo o per un fatto squisitamente giuridico-processuale; come se le questioni giuridico-processuali fossero banali cavilli da causidici azzeccagarbugli e non costituissero, invece, l’essenza del processo, almeno di quello che si dovrebbe celebrare in uno stato di diritto.
Se una persona ha accettato soldi per rendere una deposizione compiacente, essa, per la contradizion che nol consente, non può assumere la veste di testimone che, per definizione, è soggetto estraneo, indifferente, terzo, rispetto alla vicenda processuale.
La giustizia è quella delle leggi, non quella dei forcaioli
Berlusconi, dunque, non ha proprio corrotto nessuno per la semplice ragione che le graziose destinatarie delle sue graziose regalie – sempre che queste fossero un mezzo per orientare le deposizioni delle olgettine – non potevano rivestire una qualifica tale da rendere di penale rilievo qualsiasi interferenza sulla loro volontà.
Ogni tentativo di superare queste barriere logiche si risolve in un inutile macinar d’acqua e si conclude nell’inevitabile pretesa di vedere la magistratura trasformata in un tribunale della morale e i giudici censori dei costumi.
Fatica sprecata cercare di spiegarlo agli zeloti di Repubblica e del Fatto Quotidiano.
Le sette vite di Berlusconi
Resta il fatto che, ancora una volta, emerge la capacità – indubitabile e quasi miracolosa – di Berlusconi di resistere agli assalti.
Nessun altro politico sarebbe stato in grado di affrontare, col suo piglio e la sua forza d’animo, le offensive che i suoi avversari gli hanno scatenato contro da trent’anni a questa parte, quasi sempre usando la leva della magistratura – o addirittura strumentalizzando suoi alleati storici (di Fini nessuno si ricorda?) – per annientarlo politicamente.
Con lo stesso metodo dei sapeurs, la cui tecnica consisteva nell’attaccare i presidi nemici scavando delle gallerie sotterranee per far crollare le fortificazioni. Questo hanno fatto e stanno facendo certi p.m., covando fascicoli che vedono Berlusconi possibile uomo di mafia o, addirittura, ispiratore di stragi e attentati, pronti a usarli come bombe a tempo da far scoppiare al momento opportuno.
A Silvio quel che è di Silvio
Non mi si fraintenda. Al netto delle porcherie di certe inchieste di stampo stalinista, è del tutto plausibile – diciamo pure provato – che Berlusconi abbia manovrato uomini, istituzioni, pubblici ufficiali per tutelare i propri interessi. È indubbio che le sue televisioni abbiano incanaglito la coscienza di questo paese (sempre che questa involuzione non fosse già scritta nelle cose) e do per scontato che egli abbia trescato con elementi di dubbia reputazione.
Ciò non toglie che, negli ultimi trent’anni di politica nazionale, nessuno ha mostrato la sua personalità, nessuno ha potuto eguagliare le sue doti di leader, nessuno ha goduto di un pari respiro internazionale, nessuno ha concepito un progetto di paese che, per quanto discutibile fosse quello ideato dal fondatore di Forza Italia – filo UE, filo Nato, incarnato in un’ideologia liberale, per quanto anomala, come del resto è un liberale anomalo lui – un progetto almeno lo era.
Magistratura da riformare
E, soprattutto, va a merito suo l’aver capito che la prima cosa da riformare è la giustizia, le sue regole, i suoi limiti.
Il che, di fronte alle alzate di scudi del partito dei giudici – PD e M5s – e le resistenze dei tiepidi – Fdi – non ci pare cosa di poco conto; perché, se ancora la Meloni e i suoi non l’hanno capito, c’è da scommettere che bombe ad orologeria confezionate da certa magistratura sono belle che pronte ad essere innescate anche contro di loro. Basta aspettare.