Nel 2024 il caporedattore di Libero Alberto Busacca ha sentito la necessità di scrivere un documentato e, a tratti ironico, libro, intitolato “Fasciofobia, bugie e follie dei nuovi antifascisti” ed. Signs Books, che sta avendo un buon successo tra i lettori.
Evidentemente il tema interessa, perché, come ha scritto Sara Lucaroni, c’è: “Sempre lui – perché Mussolini non muore mai?” (Libreria Pienogiorno, 2022) Il grande regista Dino Risi sembrò rispondere a questa domanda quando disse: “siamo diventati tutti antifascisti quando abbiamo cominciato a perdere la guerra”.
Dall’inconscio degli italiani
Già, perché a tale interrogativo, a 80 anni dalla sua morte, si comprende che il Duce aveva già dato la spiegazione: “Io non ho creato il fascismo. L’ho tratto dall’inconscio degli italiani”.
Daniele Capezzone, in “E basta con ‘sto fascismo. Cari compagni, ci avete rotto…” scrive a pag. 13: “E basta, cara sinistra, con l’abitudine furbetta, con l’operazione subliminale di chiamare “fascismo” (e la destra ci casca, eccome se ci casca!) tutto ciò che oggi vi è sgradevole, tutto quello che non vi piace, tutto quello che volete bollare”.
Il fantasma di Mussolini viene usato dalla sinistra solo per provare a conservare posizioni di potere in campo politico, ma soprattutto nel mondo della comunicazione e della cultura.
ANPI
E poi, continua a comparire l’ANPI, che l’anno scorso ha compiuto ottant’anni. Nacque a Roma il 6/06/1944 per accogliere i combattenti della Resistenza e i loro familiari.
Sicché Claudio Giunta, nel suo “Ma se io volessi diventare un fascista intelligente?” scrive a pag. 88-89: “non ho mai capito come ci si possa iscrivere all’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ANPI) … perché credo che per appartenere a un’associazione che s’intitola ai partigiani occorra averne il diritto, e per averne il diritto occorra esserlo stati”.
Curioso che l’attuale Presidente dell’ANPI sia Gianfranco Pagliarulo, nato nel 1949, a guerra e Resistenza finite.
Un’altra particolarità, tutta italiana, che non commento perché il lettore possa trarre da solo le sue conclusioni è che Palmiro Togliatti disse che “Stalin non commise solo errori, ma fece anche delle cose buone”, come riportò sulla prima pagina del Corriere della Sera del 1/11/2021 il quotato Ernesto Galli della Loggia, in un articolo che titolava “la paura dell’eterno fascismo”, mentre chi si azzarda a dire lo stesso, riferito a Mussolini, viene, come minimo, mediaticamente linciato.
L’odio ideologico
L’odio ideologico di certa sinistra, ma anche di certa destra liberale o orfana di Pannella alza sempre più l’asticella dello scontro, più passa il tempo dalla fine del fascismo. Paradosso distopico tutto italiano.
Infatti, ai paladini dell’antifascismo non importa che la sinistra italiana sia sempre più in caduta libera perché da decenni parla quasi esclusivamente di omosessuali, migranti e fascismo, tramite un’agenda asservita al grande Capitale, che se ne frega dei lavoratori e dei pensionati. I soloni del politicamente corretto, che non piacciono neppure a Cruciani, perseverano con queste solfe, perché hanno perso ogni spinta propulsiva sul piano ideale e si sono accomodati nei salotti, ove fa chic adulare un travestito, ospitare tre immigrati clandestini, ripuliti e vestiti in giacca e cravatta davanti agli ospiti d’onore, ossia i banchieri e gli uomini d’affari che, tra l’altro, finanziano, progetti woke e i “taxi del mare”, ma non riportano operai, anziani e ceto medio a votare Pd.
Con queste premesse, che sono fatti, non opinioni personali, è giusto inquadrare un fascismo storico e uno immaginario.
Fascismo storico
È fresco di stampa il libro “Un Re e il suo burattino – Vittorio Emanuele III e Mussolini” di Angelo Paratico, ed. Gingko di Verona, stampato nel novembre 2024.Da pag. 53 a pag. 56 diviene esilarante quello che è ampiamente documentato, ma assente dalla storiografia ufficiale, in tutto il testo.
“Il fascismo storico, che nella sua essenza è mussolinismo (Giordano Bruno Guerri, Benito, Rizzoli, 2024) morì la mattina del 28 aprile 1945 sul lago di Como e nulla potrà farlo rinascere, anche perché non esiste più quella monarchia che lo sostenne e lo difese. Insieme si ressero e insieme caddero”.
L’analisi dell’amico Angelo Paratico, giornalista, storico ed editore, ritiene che il globalismo agonizzante abbia necessità di uno “spaventapasseri” che i compagni piantano a terra chiamandolo “fascismo”, affinché ci faccia accettare quelle assurdità che, altrimenti, rifiuteremmo in massa.
Allucinazione collettiva
Antifascismo, ideologia green e woke, diritti senza doveri o desideri spacciati per diritti, sono una “percezione senza oggetto”. “L’assurdità di questa situazione – continua Angelo – sta proprio nel fatto che non è mai esistito il fascismo da loro immaginato, dunque, va da sé che non possa esistere anche quell’antifascismo.
Sembra di essere davanti ad una “allucinazione collettiva” che pare riassumere la polemica del nominalismo fatta dai filosofi medievali, come Abelardo e Roscellino di Compiègne, a fine XII secolo. I concetti non esistenti, basati sulle sole parole, oggi diremmo della neolingua, fossero dei “flatus vocis”, cioè oggetti senza alcun contatto con la realtà, perfettamente alienanti e per alienati, nel contesto di quella che Kerry Bolton chiamava “la sinistra psicopatica”.
Possiamo dire, con Angelo Paratico, che “questo fascismo e questo antifascismo sono dei flatus vocis”.
Il filosofo veronese Giuseppe Rensi, contemporaneo di Mussolini, scrisse un emblematico articolo il 14/04/1922 sul Resto del Carlino. S’intitolava: “risposta ad una inchiesta sul fascismo”. Metteva in discussione l’ipocrisia socialista nell’accusare le “violenze fasciste” mentre le squadre di sorveglianza impedivano a forza il lavoro nei porti, mentre persino in uno sperduto paesello dell’alto Veneto la predicazione d’odio e di rivoluzione socialista hanno portato alla preparazione armata, con bombe e mitragliatrici, di quei poveri montanari.
Giovanni Perez
Si chiede l’amico e storico sempre veronese Prof. Giovanni Perez nella sua Antologia “G, Rensi, Socialismo Democrazia Fascismo (Ed. Settimo Sigillo, 1991, pag. 95): “che si sarebbe detto se all’emendamento che proponeva l’aggiunta dell’aggettivo “fasciste” alla parola “violenze”, qualcuno avesse proposto questa ulteriore aggiunta: “violenze fasciste, di oggi, e socialiste di ieri e di domani?”
Gli storici da social, i blateroni da osteria, qualche docente frustrato e i media di sinistra non sono mai riusciti a spiegare perché durante la repubblica di Salò gli Alleati non bombardarono mai Gargnano e Salò. Carlo Mazzantini, visitando il quartier generale di Mussolini, ove scrisse che egli “non contava nulla”, “lo hanno messo lì a Gargnano un po’ prigione e un po’ casa di riposo per anziani” (L’ultimo repubblichino, Marsilio, 2005, pag. 77) notò un’aria surreale. Forse non lo consideravano un nemico? E perché lo trattarono così bene?
di Matteo Castagna
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