Il fallimento della SVB come paradigma del capitalismo pagliaccio – La Silicon Valley Bank era una banca con molte relazioni commerciali con le imprese del settore dell’intelligenza artificiale e forse questa particolare condizione genera qualche scalpore in questi giorni.
Sta di fatto che in pochi giorni fallisce una seconda banca Usa, la Signature Bank, e altre 24 banche regionali (quindi più piccole di Svb) come la Western Alliance Bancorp, la PacWest Bancorp e la Comerica Inc. si scoprono in cattive acque.
Il valore delle loro azioni crolla, ad esempio, il valore delle azioni della First Republic Bank diminuisce del 78% in un colpo solo.
Perché fallisce una banca
Le notizie provenienti dai media americani parlano di fallimento dovuto a grandi investitori, venture capitalists, che hanno ritirato improvvisamente 42 miliardi di dollari dalla banca, con la conseguenza che l’ente di controllo, ovvero il California Department of Financial Protection and Innovation, ha provveduto alla chiusura degli sportelli della SVB.
Il tutto, lasciando imbottigliati nel fallimento della banca i piccoli correntisti.
Ma nessuno dei media ha fino ad oggi spiegato perché i venture capitalists avevano ritirato improvvisamente i loro soldi dalla SVB.
Forse per il buco di 2 miliardi di cui si sente parlare che stava comunque facendo fallire la SVB?
L’esempio italiano
In Italia non siamo più abituati al fallimento di una banca perché quando fanno un buco interviene il governo per ripianare le perdite, ad esempio, Mps ha avuto un buco di 22 miliardi di euro sempre ricoperto coi soldi degli italiani.
Insolvenze e metodo MPS
Il motivo essenziale di un fallimento è che la banca sbaglia a prestare i soldi e alcuni debitori non restituiscono i crediti ricevuti.
Vediamo meglio, una banca riceve i soldi dai correntisti che li depositano, li presta a dei clienti che dovrebbero restituirli con degli interessi. Quando non restituiscono quei prestiti, gli stessi diventano una perdita e, se il patrimonio della banca è inferiore al valore di quelle perdite, quella banca fallisce.
A meno che qualcuno non intervenga immettendo nei nuovi soldi nella banca, come fanno i governi italiani quando immettono soldi in Mps.
Piccolo inciso, su Mps nessuno – neanche di questo governo – va mai a vedere chi erano i clienti ai quali Mps aveva prestato i soldi, per capire se fossero amici di sinistra ai quali una banca di sinistra dava soldi in piena letizia, tanto poi gli altri italiani ripianavano le perdite.
La corsa agli sportelli chiusi
Quando i correntisti Usa hanno visto la chiusura degli sportelli di SVB, sono corsi a tentare di ritirare i loro soldi dalle altre banche regionali, pensando: lasciano ritirare i soldi dei grandi possessori di denaro e bloccano gli sportelli quando arriva il nostro turno.
Così Biden è stato scosso dal suo stato di torpore è ha varato un provvedimento, totalmente inusuale per il mercato Usa, perché tutti i correntisti in California potessero rientrare in possesso dei loro soldi. Di fronte alle persone inferocite anche il capitalismo pagliaccio dei liberal rivede le sue regole ipocrite.
Col fallimento di SVB si rischia di nuovo un crollo delle economie mondiali?
Tutti stanno facendo un parallelo con quanto successe nel 2008 con il fallimento della banca Lehman Brothers e con l’innesco di una crisi mondiale.
Di uguale c’è la solita leggerezza nel comportamento delle banche Usa le quali, in nome del mercato come legge bastante a sé stessa, prestano denaro senza avere un’adeguata copertura patrimoniale in caso di perdite sui crediti.
Il buco non coperto dal capitale di SVB ne è la riprova.
Di diverso c’è che oggi ancora manca una bolla speculativa del tipo della crisi del mercato immobiliare americano del 2008 la quale trascinò al fallimento 465 banche in Usa.
Si può evitare tutto questo?
Come abbiamo visto, nel capitalismo pagliaccio liberal i grandi investitori hanno ritirato per tempo i loro 42 miliardi dalla SVB; quindi, loro di sono evitati ogni pericolo e lo stesso successe nel 2008.
Per il resto dei cittadini l’unica salvezza sarebbe un’equivalente della Legge bancaria fascista del 1925, la quale impediva la commistione tra industria e finanza nella proprietà di una banca e obbligava le banche a un rapporto prudente tra capitale proprio e possibilità di prestare il denaro dei correntisti.
Vediamo meglio, la proibizione per un industriale di possedere una banca derivava dal fatto che questi potrebbe raccogliere denaro dai cittadini e prestarlo alla sua azienda, senza controllo sui rischi del prestito.
Per la patrimonializzazione minima, si può considerare l’impossibilità di prestare più di 14 volte il capitale proprio degli azionisti della banca.
Mentre oggi in Usa prestano fino a 50/60 volte quel capitale.
Da notare che anche gli Usa, dopo la crisi del 1929 adottarono la legge bancaria fascista denominandola Glass-Steagall act., firmato da Roosevelt nel giugno 1933.
Ma poi praticamente abolito da Clinton per favorire i suoi amici banchieri americani.
Ancora due gemme del capitalismo pagliaccio
Come detto nei quattro anni successivi al 2008, fallirono 465 banche in Usa ma non furono fatte fallire le 4 banche più grosse, dichiarate di nascosto too big to fail, ovvero troppo grandi per lasciarle fallire.
E ricevendo quindi centinaia di miliardi di dollari per tenerle in piedi. E i pagliacci liberal del mercato che si auto regola, dove erano finiti?
Oggi abbiamo un’altra perla fresca, ovvero gli analisti finanziari che si lamentano perché SVB non ha potuto piazzare sul mercato una sua emissione di obbligazioni per salvarsi, a causa della concorrenza delle obbligazioni emesse dal Tesoro americano a dei tassi, come sappiamo, molto alti.
Quindi, benché nelle regole mondiali l’emissione di obbligazioni sia consentita a una società solo quando ha i bilanci in perfetto ordine, in questo caso veniva caldeggiata l’emissione a una società in fallimento per poi lamentare la frustrazione che nessuno se le sarebbe comprate per la concorrenza dei bond del Tesoro.
Come tutto nel mondo liberal, le regole le devono rispettare i piccoli mentre per i padroni del mondo non ci sono regole.
Carlo Maria Persano