Identità: tra torri difensive vere e blocchi navali immaginari

Identità: tra torri difensive vere e blocchi navali immaginariIdentità: tra torri difensive vere e blocchi navali immaginari – Fatto singolare, assistiamo oggi allo sfaldamento dell’identità etnica italiana in presenza di uno Stato unitario.

Identità vistasi preservare meglio nei secoli durante i quali la nostra Nazione si frammentava in tanti principati, regni, ducati e repubblichette.

Sentirsi italiani

Nei nostri avi il senso identitario era di gran lunga superiore al nostro.

In primis, perché subirono sulle loro carni i riverberi delle incursioni allogene, prima arabo-saracene, e poi turche-ottomane.

Saccheggi, distruzioni e deportazione di schiavi (donne e bambini) svilupparono in quelle popolazioni una profonda percezione del pericolo e allo stesso tempo, rafforzarono in esse il senso di appartenenza.

La comune radice cristiana

Il vero paradigma identitario non era biologico, ma spirituale. Contava essere anzitutto Cristiani, ma è evidente che definirsi tali equivaleva in quell’epoca ad essere Europei

Ad Otranto nel 1480 i cittadini non tradirono Cristo pagando il loro indissolubile amore con la decapitazione.

In un ‘epoca in cui fede e dottrina erano sapientemente trasmesse da una Chiesa virile (come invocava Santa Caterina da Siena) e militante: anni luce distante dall’ubriacatura ecumenica attuale postconciliare.

Torri di guardia

Gli stati italiani ed europei – sotto l’incalzare dei seguaci di Maometto – organizzarono la difesa del territorio. Cinsero il perimetro costiero di migliaia di torri di avvistamento, collegate tra esse e con altri avamposti mediante un sistema a specchi: onde segnalare subito il pericolo sia alle città rivierasche che all’entroterra.

Islamici che furono poi affrontati anche in campo aperto con la Crociata di Lepanto (1571) e fermati a Vienna da un poderoso esercito cristiano ben infervorato dai richiami del beato Marco D’Aviano (1683).

Cosa resta della nostra storia?

Oggi in un’Europa secolarizzata e svuotata di ogni contenuto spirituale, l’identità è ridotta a mera astrazione illuministica.

Meno che mai ci si può richiamare ad un’identità biologica e naturale, laddove su essa annida la tagliola dell’antirazzismo.

E se con i sovranisti sembravano essersi riaperti i giochi, le piroette trasformistiche meloniane e salviniane hanno provveduto rapidamente a chiuderli.

Le dimensioni dell’invasione

90.000 ingressi clandestini sono il frutto dell’operato di tale governo di pseudodestra targato 2023.

E siamo solo ad agosto! L’invasione attuale, sappiamo, è una patologia lenta e silenziosa. Non meno mortale di quella palese e violenta prodotta dai loro avi corsari e predoni.

“Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria”

Resta ai veri identitari, con le proprie residue forze interiori e fisiche, con l’aiuto di Dio, dell’unico Dio Cristiano e Rivelato, ad impedire che le parole “profetiche” dell’algerino Boumedienne, scandite all’assemblea ONU, divengano proiezione diretta di un futuro paesaggio degradato.

Mario Pucciarelli