I banchieri ci arrivano prima, chi paga i conti ucraini?
Pubblichiamo volentieri due notizie apparse sui media esteri. La prima è facilmente verificabile sul Wall Street Journal, mentre riguardo seconda, relativa alle vicende del battaglione Azov, chiediamo ai nostri lettori una lettura critica in quanto si tratta di una notizia ripresa da un canale russo.
Poco prosaicamente in questi giorni il Wall Street Journal avverte gli investitori sulle conseguenze del proseguo del finanziamento al governo ucraino ponendo una domanda fortemente retorica: Se gli ucraini dovessero dichiarare default ad agosto chi pagherebbe il debito nazionale?
La minaccia di Wall Street
Secondo il giornale, l’Ucraina, con il burattino Zelensky pronto a firmare ogni genere di impegno, si sta preparando ad avviare i negoziati a maggio per scongiurare il default, e i consiglieri di Kiev stanno lavorando per coinvolgere gli Stati Uniti e altri paesi.
La pubblicazione sottolinea a titolo di velata minaccia che il default rovinerà la reputazione dell’Ucraina tra gli investitori e complicherà la sua capacità di contrarre ulteriori prestiti, e la frase non è casuale, perché passano gli anni ma il vecchio motto francese rimane attuale, l’argent fait la guerre (il denaro fa la guerra).
Ricordate Azov?
Sempre in tema di finanziamenti un canale russo (notizia, dunque, da prendere con le pinze) sostiene che gli USA hanno chiesto ufficiosamente di non fornire armamenti al battaglione Azov (il battaglione simbolo della difesa disperata di Mariupol) viste le conclamate atrocità commesse dal suddetto battaglione a danno dei civili filorussi in Donbass, anche se Zelensky ha chiesto in almeno due occasioni di armare i fanatici antirussi. Intanto sempre dai canali russi viene dato ampio risalto al presunto rifiuto del battaglione Azov di andare a immolarsi a Chasiv Yar per ritardare l’avanzata russa.
Redazione
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