Guerra: Per una tregua di Natale – Dunque, la proposta di Gianni Alemanno per una tregua di Natale e l’impegno concreto a trovare una soluzione diplomatica al conflitto tra Russia e Ucraina, non è così fuori dal mondo, se il 13 dicembre Emmanuel Macron e Joe Biden s’incontreranno proprio per aprire un dialogo diretto con Vladimir Putin.
Ragionevolezza perduta
Semmai, è solo fuori dall’Italia che, nelle stesse ore in cui la ragionevolezza sembra tornare a fare capolino a Parigi e a Washington, decide un sesto invio di armi a Kiev, per confermarsi nel ruolo di “primo della classe” in una materia inutile e pericolosa.
E che a Roma non ci sia più consapevolezza di tanto di quel che sarebbe necessario fare in questo momento, per rasserenare la situazione internazionale, lo dimostrano i così detti “opinion leader” della stampa nostrana, tutti intenti ad annotare, oggi, come Mosca, però, a discapito dei messaggi irenici, stia intensificando gli sforzi bellici a tutela delle regioni annesse.
Infatti, è lezioncina da primo anno della scuola militare – non da oggi, ma da quando Carl von Clausewitz ne scrisse nel suo celeberrimo manuale – quella che impone, quando si pensa che sia venuto il momento di offrire un armistizio o una pace al nemico, di mostrare i muscoli e la propria forza ancor più di quanto non si sia fatto prima.
Altrimenti, l’avversario avrebbe tutte le ragioni per insistere, piuttosto che risolversi a più miti consigli.
Mobilitazione popolare
Ecco, allora, che la mobilitazione popolare – che avrà un suo momento importante domenica a Milano, con partenza da piazzale Cadorna alle 16 – diventa fondamentale, per richiamare il governo al suo impegno maggiore: quello di esercitare il potere secondo la volontà del popolo italiano.
Popolo italiano che è largamente contrario alla partecipazione italiana al conflitto e alla politica delle sanzioni contro la Russia. Lo si è detto e lo si è scritto in tutte le forme possibili: l’Italia questa guerra non se la può permettere per un’infinità di motivi e, per altro, non può e non deve compromettere in modo irreversibile i rapporti con la Russia, tenuti vivi anche quando l’esecutivo si riuniva a Palazzo Venezia e chi lo guidava non s’accontentava della qualifica di “premier” e aveva nel Comunismo – all’epoca implacabilmente potente nella nazione euroasiatica – il suo nemico mortale.
Europa e Nato
L’iniziativa di Macron, con buona pace di tutti, dimostra una volta di più che si può stare in Europa e nella Nato anche in modo diverso da come Mario Draghi ha costretto l’Italia a stare: perché mai Giorgia Meloni dovrebbe insistere con un atteggiamento contrario, in primo luogo, ai nostri stessi e diretti interessi?
Si colga l’occasione, allora, per mettersi – stavolta sì! – in prima fila: per indurre Kiev a prendere atto della realtà e costringere Putin a limitare le sue pretese.
Solo così l’arcobaleno della pace – quello vero, non quello dipinto sulle bandierine dei sinistrati – tornerà a colorare il cielo d’Europa.