Governo Meloni: ministeri chiave ai tecnici – Venerdì 21 ottobre Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo a Giorgia Meloni ed è così nato il primo esecutivo italiano della storia guidato da una donna.
Calati i clamori sulle occhiate tra Salvini e Berlusconi, passata la tarantella dei veti incrociati e delle dichiarazioni del Cavaliere su Putin, il nuovo governo ha sfilato al Quirinale e si è presentato compatto per le foto di rito ed il giuramento già il giorno successivo, 22 ottobre.
L’ombra di Draghi
Peccato, però, che sia non dissimile dall’ultimo, indecente, guidato da un uomo, ovvero il banchiere Mario Draghi. Una lista dei ministri per tutti i gusti, non c’è che dire, salvo che per chi sperava nell’approccio sovranista e identitario. Salvini strappa il ministero delle infrastrutture e Tajani finisce agli esteri, passando per Crosetto, Giorgetti, Musumeci, Nordio, Fitto e Santanchè.
I ministri chiave tuttavia sono saldamente nelle mani di tecnici di ispirazione draghiana e fidati prosecutori delle politiche UE.
I tecnici
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali sarà Marina Calderone, non nuova alla politica e già prediletta di Di Maio. Sei anni nel CDA di Leonardo e pronta a mettere mano al controverso Reddito di Cittadinanza.
Al ministero degli interni Matteo Piantedosi, il controverso prefetto romano, che ha gestito l’ordine pubblico ad uso e consumo della repressione più gretta durante le proteste No GreenPass.
Gilberto Fratin, già sottosegretario di Draghi e fedelissimo di Berlusconi, ma anche Paolo Zangrillo e, dulcis in fundo, c’è Orazio Schillaci, che in piena pandemia è stato nominato membro del comitato tecnico scientifico e consulente del governo.
Cambiano i nomi (in parte), ma non cambia la sostanza. L’agenda Draghi è aperta sul tavolo del nuovo premier Giorgia Meloni e solo sulla strada tracciata dal banchiere all’Italia è concesso di proseguire.
Giustino D’Uva